il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2022
Claudio Lotito si ricandida per il Parlamento
OGGIX
Lui non ha mai mollato l’osso neppure per un minuto perché al laticlavio da senatore ci tiene come non mai. E ora si scalda per scendere in campo ché la panchina non è il suo forte: Claudio Lotito aspetta solo di sapere con quale maglia, alla fine è un particolare irrilevante. Lo vogliono leghisti e meloniani, figurarsi Forza Italia che l’ha già candidato nel 2018 in quel di Salerno. Dove, quand’era ancora patron della Salernitana che poi era riuscito a portare in Serie A, aveva fatto “una campagna elettorale splendida”. Poi però le urne avevano premiato l’altro azzurro Vincenzo Carbone, lasciando Lotito attonito e soprattutto senza il tanto agognato seggio a Palazzo Madama che da allora reclama. E che non intende farsi sfuggire alle prossime politiche del 25 settembre. “Ha un profilo che lo rende il candidato ideale della coalizione di centrodestra per un collegio uninominale. Di proposte ne ha avute tante e lui è più che disponibile. Certo non a fare il parlamentare semplice: come minimo, una volta eletto pretenderà la presidenza di una commissione.
“L’uomo è così, non è un gregario” dice chi ci parla. E non si fa fatica a crederlo e non solo perché nel mondo del calcio, da patron della Lazio si fa sentire, eccome. Ma anche al Senato ormai ne conoscono la natura, ancorché per quanto abbia strepitato a furia di ricorsi e carte bollate, lo scranno in questa legislatura ormai agli sgoccioli gli è rimasto precluso. Per quanto persino nella conferenza dei capigruppo del 19 luglio, il giorno prima che precipitassero i destini del governo Draghi, la senatrice forzista Maria Alessandra Gallone fosse tornata a chiedere l’approdo in Aula della pratica che lo riguarda alla luce della diffida che Lotito – tramite l’avvocato Romano Vaccarella – aveva fatto recapitare alla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati. Per chiedere ancora una volta che l’emiciclo votasse per confermare quanto già deciso in Giunta per le elezioni nel 2020, quando era stata invalidata l’elezione di Vincenzo Carbone dopo il ricorso proprio di Lotito che per questo aveva mobilitato le migliori menti del diritto, dall’amministrativista Federico Tedeschini all’ex ministro Giovanni Maria Flick, passando per l’altro presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli fino al costituzionalista Massimo Luciani, che è pure consulente del Guardasigilli, Marta Cartabia, e scusate se è poco. Pareri che però s’erano dovuti scontrare con la tattica politica.
Carbone, per salvare il seggio, si era trasferito armi e bagagli tra le file renziane, ossia nell’allora maggioranza giallorossa che non ne aveva voluto sapere di calendarizzare la sua decadenza da senatore. E quindi niente: la questione poi era passata in cavalleria, complice la pandemia, la crisi del governo Conte II, poi Draghi, la guerra in Ucraina e le cavallette (in Sardegna) avevano fatto il resto. Lasciando Lotito a bocca asciutta, ma indomito. L’ingiustizia subìta non resterà impunita a lungo: per lui si profila un seggio sicuro, giusta la stima da curva dell’intero centrodestra. Che sarebbe ben felice di candidarlo o almeno così gli dicon tutti, da Berlusconi in giù. Ma dove? Ché “in fondo campano non è. E oramai ha ceduto la Salernitana” fanno notare i maggiorenti azzurri: a sud del Garigliano solo posti in piedi nei collegi buoni, sicuri, blindati. Forse qualcosina è ancora libero in quelli ritenuti contendibili, ma non è detto. Intanto il suo arcinemico Carbone l’altro giorno ha abbandonato Renzi per riaccasarsi con Forza Italia che lo ha accolto a braccia aperte. Nella speranza che porti in dono un tesoretto di voti – e chissà – pure quelli in libera uscita dei Cesaros, suoi amici di lunga data.