la Repubblica, 7 agosto 2022
Storia del film Domenica d’agosto
di Alberto AnileSergio Amidei s’era inventato una storia, anzi una mezza dozzina di storie: brevi episodi estivi ambientati fra Roma e Ostia, che si consumano una domenica 7 agosto («S. Gaetano, il sole si leva alle 5.15, tramonta alle 19.42»). Per la prima volta questi episodi non erano staccati ma intrecciati fra loro; al cinema non l’aveva tentato nessuno e infatti i produttori a cui portava la sceneggiatura si lamentavano di non capirci niente. Amidei, testardo, decise di prodursi il film da solo, con la neonata Colonna Film. Andò in cerca di un regista, possibilmente a digiuno di regole e regolette. Trovò Luciano Emmer in uno studio, dove montava un documentario su Venezia. «Hai mai fatto l’aiuto regista di un film? Hai mai studiato al Centro Sperimentale?» «No e no». Lo mise sotto contratto.Le riprese di Domenica d’agostosi svolsero nell’estate del 1949, al tempo in cui le suore tenevano i bambini al mare, i ragazzi si tuffavano nelle fontane di Villa Borghese e a Ostia c’erano tratti di costa minati. Nel cast vennero reclutati attori professionisti, giovani promesse e interpreti occasionali: Emilio Cigoli, grande doppiatore, fa il vedovo che lascia la bimba in colonia; Marcello Mastroianni, al primo vero ruolo, veste la divisa del vigile in cerca di sistemazione per la fidanzata incinta (Anna Medici, una vera cameriera che lavorava in casa del regista Romolo Marcellini); Ave Ninchi interpreta la matrona alle prese con un marito sfaticato e ragazzini impossibili; Massimo Serato incarna il ragazzo di buona famiglia che porta la ragazza nello stabilimento frequentato da un amico barone; Mario Vitale, il pescatore che aveva appena fattoStromboli con Ingrid Bergman, ha il ruolo del reduce che tenta di rapinare il mattatoio; Franco Interlenghi, uno dei due ragazzini diSciuscià, è il giovane ciclista che si finge altolocato per conquistare la coetanea Marcella (la quindicenneAnna Baldini, al primo e unico ruolo nel cinema) per poi accorgersi che si tratta di una ragazzetta del suo quartiere.Chiamato da Amidei per rifinire la sceneggiatura, Zavattini diede a Emmer il seguente consiglio: «Tu devi riprendere la spiaggia luuunga, e gli uomini piiiccoli... così!». Tenuto a battesimo dai due padri del neorealismo (Amidei scrittore diRoma città aperta, Zavattini di Ladri di biciclette), Emmer girò il suo primo lungometraggio in preda al nervosismo, urlando e agitandosi, ma così dando a tutto il film un dinamismo da comica americana. Ci fu qualche screzio: Franco Brusati, futuro regista di Pane e cioccolata eDimenticare Venezia, lo accusò di non sapere nulla di tecnica cinematografica e mollò il posto di aiuto regista. Emmer lo sostituì con Francesco Rosi, che nel film fa anche la particina di un occhialuto amico del barone, intento a leggere («Lei non fa il bagno?» «Io? Per carità! Preferisco lavorare, studio»).Domenica d’agosto diventa più bello ogni anno che passa. È denso, veloce, pieno di snodi e piccoli colpi di scena. C’è una Roma incantevole, con poche auto e molta più allegria, dove alla Coca-Cola si preferisce ancora il fiasco di rosso, e l’esodo verso Ostia sembra una carica di cowboy: gli spostamenti in auto o in Lambretta (senza casco), l’assaltoalla stazione ferroviaria accanto alla Piramide Cestia, le sgomitate per entrare negli stabilimenti...La cosa più curiosa del film è la voce di Marcello Mastroianni, che negli studi della Fono Roma gli venne data da Alberto Sordi, allora noto come doppiatore di Oliver Hardy. Mastroianni al cinema aveva fatto giusto qualche comparsata e con Emmer era stato sul punto di interpretare, con Lucia Bosé, un film da La madre di Grazia Deledda, poi saltato; dopo l’Accademia d’arte drammatica aveva avuto la fortuna di essere stato notato da Luchino Visconti, che l’aveva voluto inRosalinda eUn tram che si chiama desiderio; si considerava un attore teatrale, non dava molta importanzaal cinema. Il film di Emmer e Amidei è diventato un piccolo classico, con i suoi primati indiscutibili. È stata la prima pellicola a presentare episodi intrecciati, da lì in poi moneta corrente nella commedia italiana, e modello strutturale anche per altre cinematografie. E fu accusato di aver trasformato il neorealismo nella sua variante “rosa”, poi trionfante con iPane, amore e...ePoveri ma belli,un’accusa che Amidei accettava volentieri, consapevole che il cinema doveva cambiare insieme al suo Paese; e con Emmer mise a segno altri due bei film corali, Le ragazze di piazza di Spagna eTerza liceo.A Mastroianni, Domenica d’agosto portò grande fortuna. L’uscita del film, nel febbraio 1950, lo rese subito notissimo. «Dovetti accorgermi ben presto che il cinema dà in 24 ore una popolarità cui anni di palcoscenico non consentono di giungere», avrebbe ricordato anni dopo. «Ormai per il pubblico io ero “quello di Domenica d’agosto” e non c’era verso di spiegare che in realtà provenivo proprio dal teatro». Sordi non gli diede più la propria voce ma la gavetta sarebbe stata comunque lunga: nei due film successivi venne doppiato da NinoManfredi.