la Repubblica, 4 agosto 2022
Non toccate i soldi a Stephen King
Mi chiamo Stephen King, sono uno scrittore freelance e vi dico: questa fusione mi fa paura». Dal banco dei testimoni del tribunale federale di Washington il re dell’horror ha detto proprio così ai giudici che lo interrogavano. E usando tutto il suo peso di autore di bestseller – ben 80 compresi Shining e Il miglio verde – che hanno venduto più di 500 milioni di copie nel mondo, si è schierato al fianco del Dipartimento di Giustizia americano per bloccare l’acquisizione, da parte del più grande editore del mondo Penguin Random House (proprietà della tedesca Bertelsmann) del suo storico editore Simon & Schuster (che invece è di Paramount).
La fusione valutata 2,1 miliardi di dollari, secondo il governo federale violerebbe la legge anti-monopoli fortemente sostenuta da Biden, ponendo sotto un unico ombrello più della metà del mercato americano. «Un male per la concorrenza», ha detto lo scrittore 74enne, impegnatissimo politicamente e semprepronto ad esprimere la sua opinione su Twitter. E pazienza se Simon & Schuster è attualmente il suo editore. In passato ha lavorato pure con Penguin, ricorda, che nel 1986 pubblicò It,fra i suoi più grandi successi (e poco dopo fu acquistata da Random House): «La fusione limiterebbe il mercato dei manoscritti. Questo vuol dire meno spazio ai giovani e meno soldi agli autori che già oggi faticano a trovare di che sostenersi tanto da essere spesso costretti, pure se famosi, a fare altri lavori», ha detto. Ricordando come la sua prima opera, Carrie – storia di una ragazza di provincia che dopo un’umiliazione scolastica scatena l’inferno in città usando i suoi poteri cinetici: oggi fra i libri più censurati nelle scuole d’America – fu pubblicato dall’indipendente Doubleday poi scomparsa, divorata, anche quella, dalla vorace PRH: «Più aziende ci sono, meglio è. Quando iniziai c’erano letteralmente centinaia di case editrici. Sono state tutte assorbite da altri o sono fallite». Oggi il mercato americano è controllato al 90 per cento da 5 editori: Penguin Random House, appunto, HarperCollins, Macmillan, Simon &Schuster e Hachette. Certo, i soggetti coinvolti nell’acquisizione insistono nel dire che continueranno a farsi concorrenza perché a S&S sarebbe concesso di muoversi indipendentemente dalle altre etichette affiliate alla casa madre. King non ci crede: «Sarebbe come avere un marito e una moglie che fanno a gara tra loro per lo stesso appartamento. Si scambierebbero gentilezze: “prego, vada avanti lei”».
Dall’alto della sua fama, d’altronde, lui non disdegna gli indipendenti. Quando nel 2005 la piccola Hard Case Crime gli chiese di recensire un loro libro, lui rispose mandandogli un intero romanzo, The Colorado Kid.Pubblicando ancora con loro nel 2013 (Joyland) e nel 2021 (Later)in cambio di compensi modesti: «Lo faccio per assicurare la loro sopravvivenza». Curiosamente, l’avvocato della difesa non gli ha rivolto domande, forse intimorito dalle sue dichiarazioni affilate. La decisione arriverà entro tre settimane.