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 2022  agosto 04 Giovedì calendario

Calabria, ragazza picchiata perché vuol essere pagata

 Spintoni, schiaffi, minacce, e poi giù ancora botte. Attorno, la gente che si limita a guardare un datore di lavoro che aggredisce selvaggiamente un’ex dipendente. E un cellulare che filma tutto, fin quando una manata non lo fa volare via. A Soverato, perla dello Jonio catanzarese, il lavoro stagionale è anche questo. O almeno, così è stato per Beauty.
La sua colpa? Aver rivendicato il pagamento delle reali ore lavorate – almeno dieci al giorno – senza accontentarsi della miseria versata per coprire giusto quelle fittiziamente indicate sul contratto. L’aggravante? Annunciare una denuncia. Risultato: un’aggressione che le è costata vistosi ematomi, escoriazioni, lesioni, e ancora oggi paura, rabbia, umiliazione.
Venticinque anni, in Italia da cinque dopo essere sfuggita a miseria e persecuzioni in Nigeria, da quando è uscita dal vicino centro di accoglienza di Satriano, Beauty ha deciso di rimanere in zona, tra Soverato e Montepaone. Lì ha costruito la sua rete di contatti, amici e rapporti, lì ha deciso di far crescere la figlia, una bimba di quattro anni. «La miaprincipessa» per la venticinquenne, «il dono più grande».
È per lei che Beauty ogni giorno si spacca la schiena. Durante la stagione estiva, da anni si consuma le mani come lavapiatti nei tanti lidi e ristoranti della zona. Una settimana fa aveva trovato impiego in uno dei più noti stabilimenti della zona, peraltro di proprietà del figlio di un carabiniere in pensione. Una ragione buona per stare tranquilla, pensava. Ma pochi giorni le erano bastati per capire che lì non si poteva lavorare. Turni infiniti che sulla carta non esistevano, umiliazioni continue, urla. Appena trovata un’alternativa, ha comunicato che sarebbe andata via. Ma in mano il titolare leha messo solo quattro spiccioli. Lei non si è arresa. Si è presentata al locale, risoluta, videocamera del telefono attivata per avere una prova dell’ennesimo episodio di sfruttamento. «Non me ne vado da qui senza i miei soldi», le si sente dire nel video. «Questa è casa mia» urla l’uomo, che bestemmiando, la minaccia, la spintona. Poi, quando si accorge che la ragazza sta riprendendo tutto la colpisce, la afferra per i capelli, poi la colpisce ancora e la sbatte fuori.
Nel pomeriggio di ieri, per quattro ore Beauty ha raccontato tutto in dettaglio ai carabinieri di Soverato di fronte ai quali ha formalizzato la denuncia. Anche il giorno precedente, subito dopo l’aggressione, si era presentata lì, ma era troppo confusa, sconvolta, per spiegarsi. Nel frattempo, il video postato sui social è diventato virale e subito è stata pioggia di solidarietà. Comitati, associazioni di categoria, l’amministrazione comunale, persino il governatore Roberto Occhiuto, che annuncia: «In caso di processo, la Regione si costituirà parte civile». Indignazione è stata espressa da partiti di tutto l’arco politico e persino Matteo Salvini, in Calabria per l’avvio di una campagna elettorale che rispolvera la vecchia crociata contro l’immigrazione, è costretto a commentare: «Se uno aggredisce una dipendente è un delinquente», salvo poi affrettarsi a precisare «ma succede anche a tanti italiani».
Di fronte allo stabilimento in cui la ragazza è stata malmenata, nel pomeriggio di ieri la Cgil ha organizzato un flash mob, mentre in serata è stata l’Usb a fare un presidio. «Questo locale sfrutta chi lavora» è lo striscione lasciato in bella vista vicino all’ingresso. Aperto a differenza della pagina Facebook, cancellata in fretta e furia dopo una valanga dicommenti negativi.