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 2022  agosto 04 Giovedì calendario

Oxford attacca il Galateo a tavola

È l’Italia ad aver donato le buone maniere al mondo, o almeno all’Occidente, con la pubblicazione postuma nel 1558 del Galateo overo de’ costumi del monsignor Giovanni Della Casa (nell’immagine qui pubblicata in un curioso ritratto di Jacopo Pontormo). Della Casa (1503-1556) fu un letterato e arcivescovo di origine fiorentina.
Le regole, perlopiù semplici, al cuore dell’opera, in particolar modo quelle relative a come stare a tavola, sono essenzialmente le stesse che le mamme tentano ancora oggi di insegnare ai propri figli: giù i gomiti dal tavolo, non mangiare dai piatti degli altri e così via.

Le indicazioni comportamentali del monsignor Della Casa sono considerate valide, seppure non sempre rispettate, da quasi cinque secoli. Ora però sono sotto attacco. La «sparata», è il caso di dirlo, più recente contro il bon ton mangereccio è arrivata da un professore dell’Università di Oxford, lo psicologo Charles Spence.
Lo studioso ha sostenuto che, malgrado l’abitudine secolare, bisognerebbe tenere la bocca aperta il più possibile mentre si mangia, tanto da mostrare agli altri cosa si sta consumando… Secondo il suo modo di vedere, ciò massimizzerebbe i sapori e il godimento del pasto. «Masticare con la bocca aperta», ha osservato il docente, «favorisce il rilascio dei composti organici nel cibo e assiste la nostra percezione olfattiva».
Inoltre, Spence ha insistito sull’idea che dovremmo abbandonare le posate e mangiare quando possiamo con le mani, «alla maniera degli uomini delle caverne», perché, ha spiegato, anche il senso tattile dovrebbe contribuire al piacere di consumare i cibi.
Ancora. Spence è convinto che dovremmo pure massimizzare lo «scrocchio» degli alimenti potenzialmente rumorosi, le mele oppure le patatine per esempio, anche qui, ha affermato, «mettendo da parte le buone maniere e mangiando con la bocca spalancata».
È curioso che uno studioso presumibilmente preparato e associato a un’università senz’altro prestigiosa, non riesca ad afferrare il senso delle buone maniere a tavola. Non sono intese a ottimizzare il nostro godimento alimentare, ma piuttosto a ridurre il fastidio che noi arrechiamo agli altri e pertanto, reciprocamente, il fastidio che loro possano dare a noi. Non date retta al prof. Spence…