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 2022  luglio 29 Venerdì calendario

Biografia di Pietro Citati

Pietro Citati (1930-2022). Critico letterario. «Nasce a Firenze ma si trasferisce presto con la famiglia a Torino e poi in Liguria. Completa gli studi in Lettere Moderne alla Normale di Pisa. Nel ’52 pubblica sul Journal de Jenève una recensione ai Ventitré giorni della città di Alba di Beppe Fenoglio ed è proprio Citati a trattare con Fenoglio per il passaggio a Garzanti. Qualche anno dopo diventa il critico letterario del Giorno. Sembra che Giorgio Bassani lo rimproverasse allora di scrivere male. Sono gli anni in cui matura il sodalizio con Carlo Emilio Gadda, testimoniato dall’epistolario pubblicato da Adelphi. Per conto di Garzanti, diventa l’uomo di fiducia dell’autore del Pasticciaccio: tra i due c’è mezzo secolo di differenza. Gadda, raccontò una volta Citati, gli telefonava immancabilmente all’una e trenta, facendo freddare il pranzo in tavola. È soprattutto a questi anni che rimonta il Citati critico militante, attento ai libri in uscita, disposto anche alle stroncature. Certe posizioni non erano affatto scontate: Citati e Guglielmi sostenevano allora Gadda che però non piaceva ai vecchi critici. Lasciata la critica militante, lo scrittore pubblica biografie di autori che corrispondono a vere e proprie canonizzazioni, costellazioni di divinità laiche. Ecco allora Goethe (Mondadori); Immagini di Alessandro Manzoni (Mondadori); Vita breve di Katherine Mansfield (Adelphi). E poi quelli che sono i suoi titoli più celebri: Tolstoj, con cui vince il Premio Strega nel 1984, Kafka e La colomba pugnalata. Proust e la Recherche, tutti oggi nel catalogo Adelphi. A Citati si deve anche il lavoro alla Fondazione Valla, di cui è stato presidente, che negli anni ha riproposto i grandi testi del mondo classico in edizioni filologicamente accuratissime» [Pappalardo, Rep]. «Nel 1973 l’esordio sulla terza pagina del Corriere della Sera. Colpisce che il primo articolo di Citati fosse dedicato all’immaturità degli italiani. Lo colpiva che tanti giovani talenti, in ogni campo di attività, andassero dispersi per carenza di “passione intellettuale” o di “forza di concentrazione”. E ancor più lo addolorava lo spettacolo di persone che invece, dopo essersi affermate, dormivano sugli allori, incantate dal proprio narcisismo. Non gli era estraneo dunque l’interesse per la vita sociale italiana e per le sue magagne, anche se centellinava gli interventi sulle vicende politiche, solitamente molto severi, anche se in tono ironico, verso la classe dirigente. In un’intervista rilasciata nel 1984, dopo aver vinto lo Strega, Citati dichiarò che detestava due padri della patria sempre omaggiati: il comunista Palmiro Togliatti, per il cinismo saccente, e il democristiano Aldo Moro, per il suo spirito compromissorio […] Un’altra dote di Citati era la capacità di portare profondità e ampiezza di riflessione anche sui quotidiani, con i tempi e gli spazi che quella sede comporta. Nel 1988 era passato dal Corriere a Repubblica, poi era tornato a via Solferino dal 2011 al 2017, infine aveva ripreso a scrivere per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Ogni volta nella piena consapevolezza della sfida che aveva di fronte e che sembrava esaltarlo: “La cultura di un recensore – notava – è febbrile, improvvisata, minacciata dal tempo e dalla impazienza del redattore capo, che vuole l’articolo per un giorno preciso”» [Carioti, CdS]. Morto nella sua casa di Roccamare, in provincia di Grosseto, dove hanno vissuto anche Italo Calvino e Carlo Fruttero.