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 2022  luglio 06 Mercoledì calendario

Biografia di Toto Cutugno (Salvatore C.)

Toto Cutugno (Salvatore C.), nato a Fosdinovo (Massa-Carrara) il 7 luglio 1943 (79 anni). Cantante. Autore. Presentatore televisivo • «Il Toto nazionale» (Gaspare Baglio, Rolling Stones 19/1/2010) • «Festivaliero integralista» (Giuseppe Videtti, Rep 26/2/2008) • «Una delle colonne della canzone italiana» (Paolo Giordano, Giornale 9/2/2016) • Protagonista della musica leggera negli anni Settanta e Ottanta. Sua canzone più celebre: L’italiano (1983), uno dei brani italiani più famosi all’estero insieme con Volare e ‘O sole mio, premio come disco italiano più venduto al mondo negli ultimi cinque anni nel 1986 • Vincitore del festival Sanremo nel 1980 con Solo noi (era l’edizione della rinascita, quella del «Wojtylaccio» di Benigni). Come cantante, ha partecipato in totale a quindici edizioni del festival (con gli Albatros nel 1976 e nel 1977, da solista nel 1980, 1983, 1984, 1986, 1987, 1988, 1989, 1990, 1995, 1997, 2005, 2008, 2010), cui si aggiungono tre partecipazioni fuori gara (2004, 2011, 2013). È uno dei quattro cantanti ad aver fatto più Sanremo in assoluto (assieme ad Al Bano, Milva e Peppino di Capri), l’unico ad essere arrivato cinque volte secondo • Vincitore dell’Eurovision Song Contest nel 1991 con Solo noi (uno degli unici tre artisti italiani a esserci riuscito, dopo Gigliola Cinquetti nel 1964 e prima dei Måneskin nel 2021) • Ha pubblicato 16 album, 28 singoli e 10 raccolte di canzoni. Come paroliere, ha scritto per Adriano Celentano, Ornella Vanoni, Domenico Modugno e Fausto Leali. Fu lui, con I ragazzi di oggi, a lanciare Miguel Bosé • «Oggi Toto è molto più famoso all’estero che a casa nostra: nel 2002 per esempio un dj americano ha spopolato con il remix dell’Italiano; in Spagna, Francia, Germania i suoi album continuano a vendere. E ora piace moltissimo in Russia e dintorni» (Ranieri Polese) • Cominciò a collaborare con la tivù nel 1978, quando Mike Bongiorno gli chiese la sigla per Scommettiamo? (Rete 1, 1976-78). Ha presentato: Domenica In (Rai 1, 1987-88, 1992-93), Piacere Raiuno (Rai 1, 1989-92) e I fatti vostri (Rai 2, 1998-2000). Smise di lavorare in Rai dopo aver litigato con dei dirigenti • «Inutile girarci intorno: Toto Cutugno, fra gli addetti ai lavori (e non solo) ha fama di gran rompiscatole. Ma non è tutto: pur essendo autore e cantante italiano fra i più conosciuti e venduti al mondo, da molti viene considerato artista di serie B, razza ultra nazional-popolare» (Andrea Scarpa, Vanity Fair 1/2/2006) • A lui, queste etichette, non sono mai andate giù: «Mi hanno definito un ruffiano, uno che cerca di vincere facile facendo leva sulle emozioni. Mah! Io penso solo di essere autentico. Per me, una canzone può essere più semplice o più difficile, più bella o meno bella, mai però qualcosa che io non senta e non viva dentro di me».
Titoli di testa «Nell’ufficio milanese dell’agente di Toto Cutugno, in un’ora di intervista all’“italiano vero” della nostra canzone, respiro il fumo passivo che ho evitato in tutta una vita. Ma ne vale la pena» (TV Sorrisi e Canzoni, 23/5/2012).
Vita «Cotugno o Cutugno? “Ogni volta devo precisare. Cotugno è cognome napoletano. Cutugno invece è siciliano. E mio padre Domenico era di Barcellona Pozzo di Gotto. Quindi io mi chiamo Cutugno, Salvatore Cutugno”. Nato però a Fosdinovo, in provincia di Massa Carrara. “Sì, perché papà era un sottufficiale della Marina e lavorava a La Spezia. Aveva la passione per la tromba e faceva parte della banda musicale comunale. È stato lui ad avvicinarmi alla musica: il tamburino, la batteria, il pianoforte, la fisarmonica. Mia madre Olga, invece, era toscana. Donna piena di attenzioni ma severa”. Una famiglia felicemente normale? “Diciamo di sì. Se non fosse per le disgrazie che ci hanno segnati. Ho visto morire mia sorella Anna, la più grande, sotto i miei occhi, soffocata. Stava mangiando gli gnocchi e uno le andò di traverso. Aveva 7 anni, io 5. Pochi mesi dopo nacque mio fratello Roberto, a cui voglio un bene dell’ anima, che si ammalò di meningite e da allora, come previde il medico, ha avuto una vita agitata. E poi l’altra mia sorella, Rosanna, che è stata la prima bambina a essere operata al cuore in Italia, a Torino. Papà si indebitò per quell’ intervento. Che finì di pagare a rate nel 1978, due anni prima di morire”» (Carlo Vulpio, CdS 9/12/2018) • Salvatore impara a suonare la batteria da autodidatta. È un ragazzo molto timido. «Lo sono sempre stato. A 18 anni, per la prima volta una ragazza mi disse che ero un bel ragazzo, e io arrossii e credo di essere rimasto così, imbambolato, per qualche giorno» • Forma una serie di complessini: Toto & i Rockers, Ghigo e i goghi, Toto e i tati. Incide quattro 45 giri incisi tra il 1965 e il 1970, poi partecipa a Un disco per l’Estate 1970 con Questo amore fragile. «Negli anni d’oro si emergeva se si avevano due doti: talento e determinazione. Giusto? “Non bisogna mollare. Se hai talento prima o poi ce la fai. Qualche volta premia solo la fortuna”» (Gianfranco Giacomo D’Amato, faremusic.it, 18/9/2016) • Momento di svolta della sua carriera: l’incontro con Vito Pallavicini, celebre paroliere, già co-autore di Azzurro assieme a Paolo Conte, che crede in lui • Primo successo d’autore: in Francia, nel 1975, quando Joe Dassin traduce una sua canzone nel bestseller L’été indien. Dalida, Johnny Hallyday, Sheila cantano suoi motivi. «C’è stato un momento in cui hai pensato: “Ce l’ho fatta”? “Si, ai primi successi in Francia con Pallavicini. Anche se, raggiunto il successo, c’era da aspettare perchè i proventi della SIAE per l’estero arrivavano un anno dopo. Io dicevo a Pallavicini che non avevo ricevuto niente e lui mi rispondeva: “Aspetta, aspetta!” Quando arrivò il primo assegno dalla SIAE io lo guardai e chiamai felice mia moglie: “Carla! Quattro milioni, porca miseria!” Lei mi chiese di farglielo vedere e poi disse: “Ma non sono quattro milioni. Sono quarantuno !” Non avevo letto bene. Allora con quei soldi compravi tre appartamenti”» (D’Amato) • «“Nel 1976 quando io e gli Albatros cantammo a Sanremo Volo Az504 eravamo ancora al Casinò e arrivammo terzi. Poi il brano fece un successo incredibile in Francia vendendo 8 milioni di copie”. Eppure pochi lo ricordano. “L’anno dopo andammo di nuovo in gara con Gran Premio dedicato all’incidente di Niki Lauda in Formula Uno. Anche quello vendutissimo in Francia”. E poi? “E poi il mio esordio solista. 1980. Il Festival della rinascita (presentato da Cecchetto, Carlisi e Benigni, ndr). Ero seduto impaurito al pianoforte, ho chiuso gli occhi e ho cantato Solo noi. Alla fine ho detto ai miei discografici: andiamocene perché ho perso. Mi sono tolto la giacca e stavo uscendo quando Cecchetto e Benigni mi hanno richiamato: sono arrivato in scena senza giacca e mi hanno detto che avevo vinto. Dopo c’era la festa all’Hotel Nazionale ma io ho preso la mia Citroen e mi sono fermato su di una spiaggia libera vicino a Bordighera. Piovigginava. Mi sono messo a urlare pensando a mia mamma che era morta da qualche anno. Il giorno dopo avevo la febbre a 38 e la mia settimana di festeggiamenti l’ho trascorsa a letto”» (Giordano) • «Com’è nata L’Italiano? “Eravamo in Canada, a Toronto. Quella sera, io mi ero esibito in teatro davanti a 3.500 persone e ricordo che a un certo punto realizzai che quei 7.000 occhi che mi guardavano erano tutti occhi di italiani. Pensai: scriverò una canzone per questa gente”. L’ha composta lì, in teatro? “No. È stato nel ristorante italiano ‘Mamma Rosa’, in cui andavamo sempre a mangiare perché la proprietaria aveva due figlie bellissime. Avevamo con noi le chitarre e abbiamo cominciato a cantare. A un certo punto mi son fatto dare un pezzo di carta e ho messo giù un La minore-Re minore e poi il resto. Quindi ho chiamato Popi Minellono e gli ho detto: scrivimi il testo di questa canzone, vorrei intitolarla Con quegli occhi di italiano”. E Minellono non ha pensato che quella sera lei si fosse solo entusiasmato per le figlie di Mamma Rosa? “Non credo, perché la prima cosa che mi disse fu che il titolo doveva essere L’Italiano. La seconda venne a dirmela dopo tre giorni: ‘Toto, ho fatto una bomba’”. Però avete pensato di farla cantare a Celentano. Perché? “Perché era perfetta per lui. Perché per Celentano avevo già scritto Soli e Il tempo se ne va, due grandi successi”» (Vulpio). «“Lo andai a trovare sul set de Il bisbetico domato girato con Ornella Muti. Lui lo ascolta, poi lo vuole riascoltare e mi dice: non lo farò mai, è troppo presuntuoso”. Perché? “Uno dei versi originali era ‘Sono Adriano/ un italiano vero’”. Quindi? “Io mi sono sentito morire. Ma in realtà è stata la mia fortuna. Ho cambiato il verso, ‘Sono un italiano/ un italiano vero’, e sono andato in gara”» (Giordano).
Russia Per i russi è un mito. «Dagli stadi della Siberia alle sale del Cremlino, alle feste lussuose degli oligarchi, lo accolgono fan estasiati che lo elogiano come “il maestro melodico più grande di tutti i tempi”» (Anna Zafesova, Sta 17/10/2013). Nel 2007 si esibì in Kazakistan davanti a 84 mila spettatori, invitato dal presidente in persona. Ha cantato alla festa della fidanzata di Sulejman Kerimov, il magnate che stava per comprare la Roma. È stato anche la stella del ricevimento al matrimonio del figlio di uno dei pezzi grossi del colosso petrolifero Lukoil, a Baku sul Mar Caspio: 700 invitati, fra cui il presidente dell’Azerbaijan, costo totale 2 milioni di dollari (1 milione 670 mila euro). La tivù russa gli ha dedicato uno show celebrativo in due serate in cui 24 grandi cantanti locali cantavano i suoi successi in italiano • «Ma è vero che i russi volevano imbarcarla su una navicella nello spazio? “Sì. Nell’86 mi chiesero se ero disposto ad andare nello spazio, come cantante, assieme a un medico, un pittore, uno scienziato e altri rappresentanti di categoria. Dissi di sì. Ma l’addestramento era durissimo e dovevo pure smettere di fumare. Lasciai perdere”. Perché piace così tanto ai russi? “Mi dicono che le mie melodie ricordano quelle del loro passato. Di più non so”» (Scarpa) • «Ma Putin lo hai mai conosciuto? “Ne ho conosciuti molti di presidenti. Ho conosciuto anche il presidente della Russia e quando mi ha stretto la mano aveva gli occhi di ghiaccio, mi ha messo paura. Mamma mia, che tipo!”» (Baglio, 2019).
Amori Sposato con Carla, conosciuta nel 1966 a Lignano Sabbiadoro: «Lei era in vacanza, io suonavo in un locale alla moda. Ormai stiamo insieme da una vita». Un figlio, Nico (avuto nel 1989 da un’altra donna, Cristina, quand’era già sposato). «Carla poteva cacciarmi di casa e invece non lo ha fatto. Al contrario, la prima cosa che mi disse fu di riconoscere mio figlio e dargli il mio cognome» (Vulpio).
Denari «È vero che nel 2004 ha regalato una Bentley da 200 mila euro a una cantante russa, tale Svetlana Svietikova? “Ma le pare che io? Tutti quei soldi...”. Mai fatto follie per le donne? “Sono stato birichino, le adoro tutte. Peccato per i gay, non sanno quello che si perdono”» (Scarpa).
Politica Fama di uomo di destra. È stato ospite di manifestazioni di An. Nel 2018 il Giornale scrisse che Silvio Berlusconi voleva candidare lui e Al Bano nei collegi esteri (ma non se ne fece nulla). Nel 2019 disse di stimare Matteo Salvini («È un uomo con i coglioni. Poi, dopo, se fa bene o fa male non lo so. Non sono dentro la politica»).
Caratteraccio «“Se non ho più fatto televisione la colpa è soltanto mia”. Come mai? “Ho un carattere un po’ di merda. E ho litigato con tutti. Ho litigato pure con il direttore di Rai1 Carlo Fuscagni una volta”. Ah sì? E che è successo? “A Domenica in facevo Una voce per Sanremo, arrivarono provini da tutta Italia per uno spazio all’interno del programma. A un certo momento ci informano che non potevo più fare quella cosa lì, per una questione di regolamento”. E tu? “Ho detto: ‘Sono due mesi che facciamo questa roba qui, chi glielo racconta a questi ragazzi? Adesso io vado lì, da loro, con la mia faccia di merda e dico loro che non si fa più’. Così andiamo a parlare con il direttore. C’era pure Pippo Baudo”. Che ti disse il direttore? “Fu molto strafottente, aveva lì il suo avvocato, e mi fa: ‘Cutugno, ho detto che questa cosa non si fa più. Non stia lì a fare troppe cose’. Visto il carattere di merda che mi trovavo ho risposto: ‘Io questa cosa non la faccio. Domenica prendo la televisione e la uso dicendo che siete dei farabutti, perché avete ingannato tantissimi ragazzi’”. Come reagì il direttore? “Mi disse che non dovevo permettermi. E io: ‘ma vada affanculo!’”» (Baglio).
Caratteraccio/2 «La televisione mi ha fatto montare la testa. Quando nel ’92 ho fatto Domenica in a Napoli, con Alba Parietti, ero irriconoscibile: un idiota infinito, battevo sempre i pugni sul tavolo, urlavo a tutti che comandavo io. Insomma, ero odioso, insopportabile e con Alba ci mandavamo a quel paese ogni cinque minuti. Dopo un po’ mi hanno cacciato, uno così prima o poi la paga» (Scarpa).
Caratteraccio/3 Nel 2008, al Dopofestival di Sanremo, al critico Mario Luzzatto Fegiz, che lo accusava di aver stonato in più punti: «Sono anni che dici sempre le stesse stronzate. Quando la smetti?». Ne nacque una lite.
Malanni «Dieci anni fa mi hanno diagnosticato un tumore maligno alla prostata con metastasi quasi ai reni. Il professor Rigatti del San Raffaele mi ha salvato la vita, grazie ad Al Bano, mio fratello, che mi aiutato moltissimo. Da lì è cambiata la mia vita, adesso non me ne frega più niente. Ho un figlio di 29 anni che è la mia vita, la mia luce. Invece prima, se un pezzo non piaceva, mi incazzavo, cazzo! Ho sbagliato tutto nella mia vita. Se non avessi avuto ‘sto carattere di merda, probabilmente avrei avuto molto di più» (Baglio, 2019).
Religione «Ho vissuto 4 mesi a letto a fare chemioterapia. Non ho mai mollato, mi sono aggrappato a tutto e ho trovato Dio, sono diventato più tollerante e più generoso» (a Gabriella Mancini).
Vizi «Dico troppe parolacce. Che ci posso fare? Mi scappano. Devo stare più attento, cacchio» (ride) (Giusy Cascio, TV Sorrrisi e Canzoni 1/3/2019).
Vizi/2 «Avrà sei chili di lacca nella testa. La mamma l’ha accarezzata ed è rimasta attaccata una settimana. Ogni volta che si pettina si stacca un blocco di ghiaccio al Polo Nord» (Beppe Grillo).
Curiosità Alto 1,85 m • Ragioniere • Nottambulo • Su Facebook c’è una pagina che si chiama «La stessa foto di Toto Cutugno ogni giorno», che ogni giorno pubblica la stessa foto di Toto Cutugno e ha 76 mila follower • Nel suo ultimo disco ha inserito il suo cane Kira («È stato un fedele compagno di vita per 14 anni. Ho registrato il suo “bau bau” mentre lo rimproveravo e la canzone inizia proprio così, con la sua “voce”. Non mi ci faccia pensare, altrimenti mi metto a piangere») • «Io non sono innamorato dei cani, di più. I cani ti danno una lezione continua e non ti tradiscono mai» • Gli hanno chiesto di concorrere all’Eurofestival anche per Svizzera e Moldavia, ma lui ha rifiutato («Sarebbe stato un tradimento verso l’Italia») • Detesta gli anglicismi • «Sono l’unico che porta ancora in giro per il mondo la melodia mediterranea, visto che tutti scimmiottano gli americani» • Come portafortuna, per anni, ha portato con sè ai concerti un gilet azzurrino a pois bianchi • «Vedo ragazzi appena debuttanti che salgono in scena e ne diventano subito padroni. Io ho impiegato decenni a diventare come loro. Ma dovrebbero trovare le canzoni giuste. A volte indovinano una bella canzone. Ma dopo tre mesi tutti se la sono dimenticata. Le grandi canzoni sono immortali o quasi» • «Lei per che cosa si meriterebbe un bel 10? “Io merito zero in ipocrisia, perché non ce la faccio a non dire quello che penso. Invece mi do 10 in lealtà. A mio figlio Nico, che ha 29 anni, ho sempre insegnato a vivere così, senza mancare di rispetto a nessuno”. E suo figlio cosa le ha insegnato? “A essere sincero. Se mento Nico si arrabbia. Ma a me piacciono molto le bugie”» (Cascio) • «Non ho il linguaggio di Sgarbi né di Bonolis. Se fossi stato più colto avrei scritto canzoni come quelle di Ivano Fossati, Paolo Conte e Francesco De Gregori, che adoro. E invidio. Ma non si può avere tutto dalla vita» • «Quali sono ora le tue priorità? “La vita è bellissima, va vissuta, ho 75 anni e spero di vivere ancora per vedere mio figlio che si sposa, per vedere il mare. Ho una casa bellissima a Rapallo, prendo la barca, me ne vado da solo in mare. Adesso se una canzone piace sono contentissimo, ma se non va dico: ‘Sono cambiati i tempi, pazienza’. Capito com’è la storia?» (Baglio) • Si è commosso quando ha visto Mahmood cantare L’Italiano per dimostrare che, anche se suo padre era egiziano, lui è un italiano vero • «Gli italiani sono cambiati e oggi aggiungerei un paio di strofe. La prima dedicata agli immigrati: “Buongiorno Italia di Italiani vari, che noi chiamiamo extracomunitari/che hanno la pelle di un altro colore/ma per bandiera hanno il tricolore”. La seconda: “Buongiorno Italia e il mutuo da pagare/e il dubbio amletico di chi votare/coi talent show illudi figli/e una tv foriera di sbadigli”. Direi che ci possono stare» • In Marocco e in Ucraina la sua canzone è stata suonata al posto dell’inno di Mameli • Un gruppo di profughi siriani la cantarono appena atterati a Fiumicino • «Se ho regalato loro solo pochi secondi di gioia, per me è una soddisfazione infinita. Alla faccia di tutti i critici che per anni mi hanno demolito» • «Le traduzioni de L’Italiano sono centinaia, neppure so quante. Le ultime arrivano da Finlandia, Corea e India. E le copie vendute mi dicono essere cento milioni. Senza dubbio la Siae mi conferma che L’italiano è uno dei dieci brani italiani più conosciuti nel mondo. Ci sono versioni metal tipo quella di un gruppo olandese che, se le ascoltassi dopo la morte, mi rigirerei nella tomba» (Giordano).
Titoli di coda «All’estero la amano di più? “Sì, io penso di sì. E lo dico con dispiacere. Gli italiani si sono dimenticati di me”. Non dica così: per gli italiani Toto Cutugno è una certezza, un’istituzione. “Me lo auguro, perché io al pubblico voglio bene”» (Cascio).