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 2022  luglio 19 Martedì calendario

Biografia di Cormac McCarthy

Cormac McCarthy, nato a Providence (Usa) il 20 luglio 1933 (89 anni). Scrittore statunitense. «L’eremita più famoso della letteratura americana dopo J.D. Salinger» (David Kushner). Solido, timido, con gli stivali da cow boy, McCarthy cammina leggero, sembra saper ballare. Bello, dagli occhi celtici verdi e blu incastonati in un volto ampio, dalla fronte larga (Richard B. Woodward).
Titoli di testa «Tutto ciò che non riguarda la vita o la morte non è interessante».
Vita Ha cambiato il proprio nome di battesimo Charles in quello del re Cormac per onorare la propria origine irlandese • Sesto di sei figli, è stato allevato nella periferia di Knoxville secondo i dettami del cattolicesimo dal padre Charles, un avvocato che per questioni di lavoro si è trasferito ripetutamente con la sua famiglia tra la costa orientale ed il sud del paese • È stato chierichetto nella chiesa dell’Immacolata Concezione di Knoxville [Fraccacreta, CdS] • «Sembra avere avuto un’infanzia agiata, per nulla simile alle vite dei suoi miserabili eroi. La grande casa bianca della giovinezza dominava su acri di bosco, governata da cameriere. “Eravamo considerati ricchi perché tutti, intorno a noi, vivevano in baracche di una o due stanze”, ricorda lui» [a Richard B. Woodward, Time] • Da piccolo dipinge. Espone in piccole mostre locali prima rinoceronti poi uccelli • «Quando ero bambino avevo l’abitudine di scrivere. Quando poi sono diventato ragazzo, in realtà non facevo più nulla» [a Oprah Winfrey] • Entrato alla University of Tennessee, per poi abbandonarla; dal 1953, per quattro anni, si è arruolato nella Air Force: «Solo a 23 anni scopre la letteratura. Era in Alaska, inviato dall’Air Force. Per vincere la noia, in caserma, ha iniziato a leggere. “Ho letto molto, e molto velocemente”. La lista di quelli che considera “bravi scrittori” – Melville, Dostoevskij, Faulkner – esclude chi non si occupa di vita o di morte. Proust e Henry James non gli piacciono. “Non li capisco. Per me quella non è letteratura. Un mucchio di scrittori che sono considerato buoni, per me sono soltanto strani”» • In Alaska conduce anche un programma radiofonico • Torna in patria e all’università per abbandonarla di nuovo • «Non ero ciò che avevano in mente dovessi essere. Ho capito che non sarei diventato un cittadino rispettabile. Ho odiato la scuola dal primo giorno in cui ci ho messo piede» [a Woodward, cit.] • Nel 1959 ha preso a scrivere romanzi. Non vende nulla • Nel 1961 si sposa con Lee Holleman, si traferisce a Chicago dove per sbarcare il lunario e mantenere il suo primogenito, Cullen, fa il rivenditore di automobili. Al ritorno in Tennessee, il divorzio • «Ancora senza editore, lo scrittore è stato a Asheville, a New Orleans. Gli chiedo come riuscisse a pagare gli alimenti. “Già, come?”. Ricorda che è stato cacciato da una stanza a 40 dollari al mese, nel quartiere francese, perché non pagava l’affitto» [Woodward, cit.] • È vero che una volta era talmente al verde da non potersi comprare nemmeno un dentifricio? «Sì. Vivevo in una baracca nel Tennessee e avevo finito il dentifricio. E un mattino sono andato all’ufficio postale per vedere se era arrivato qualcosa. E nella mia cassetta delle lettere c’era un dentifricio». Un campione omaggio? «Già, un campione omaggio. Ma la mia vita è piena di episodi come questo. È sempre stato così: quando la situazione si faceva critica, succedeva sempre qualcosa» [a Winfrey, cit.] • Dopo tre anni, ha spedito il manoscritto de Il guardiano del frutteto a Random House, «l’unico editore di cui avevo sentito parlare». Il testo giunge sulla scrivania del leggendario Albert Erskine, «l’ultimo editor di Faulkner, nonché fautore del successo di Sotto il vulcano di Malcolm Lowry e di L’uomo invisibile di Ralph Ellison. Erskine ha riconosciuto lo stesso carisma di quei grandi in McCarthy, il genio di uno scrittore ormai estinto dall’orizzonte della letteratura americana. Lo ha seguito per vent’anni. “Ci lega un sentimento di paternità, direi”, dice Erskine, e ammette, “ma non abbiamo mai venduto uno dei suoi libri”» [ibid.] • «Per anni, è sopravvissuto grazie a premi in denaro, sovvenzioni dell’American Academy of Arts and Letters, borse della William Faulkner Foundation e della Rockefeller Foundation. Ha usato parte di questi soldi per un viaggio in Europa. Sulla nave che lo portava in Irlanda, ha incontrato Annie DeLisle, cantante pop inglese, la sua seconda moglie. Per alcuni mesi hanno vissuto a Ibiza, dove McCarthy ha scritto Outer Dark, edito nel 1968, specie di involuta Natività centrata sulla ricerca, da parte di una ragazza madre, del figlio, nato da un incesto» [Woodward, cit.] • «“Fu una storia d’amore meravigliosa”, ha ricordato Annie DeLisle [Meotti, cit.] • Tuttavia mancavano i soldi: «“Vivevamo in totale povertà”, ricorda Annie DeLisle. Per quasi otto anni hanno abitato in una stalla, fuori Knoxville. “Ci facevamo il bagno nel lago. Ogni tanto qualcuno chiamava, gli offriva 2mila dollari per parlare dei suoi libri in una qualche università. E lui rispondeva che tutto quello che aveva da dire era lì, sulla pagina. Dunque: avremmo mangiato fagioli per un’altra settimana”» [Woodward, cit.] • In quella stalla scrive Figlio di Dio (1973): «È la storia white trash di Lester Ballard, necrofilo e stupratore nel Tennessee degli anni Sessanta. Così white trash che arrostisce le fettine di patata sul lume a petrolio del tugurio. Finirà in una caverna, tra giganteschi animali di pezza vinti alle fiere e cadaveri in decomposizione. Ma resta un figlio del Signore come tutti noi» [Mancuso, Foglio] • Nel 1976, dopo il secondo divorzio, si trasferisce a El Paso, al confine con Juarez, Messico: «Ai fortunati curiosi capitava spesso di incontrarlo alla libreria di Barnes & Noble di El Paso, a cena nel suo ristorante preferito, Luby’s, con dei libri sotto il braccio» [Meotti, cit.] • Il suo romanzo autobiografico è Suttree: «Una storia di humour nero nella quale narra le vicissitudini di un ragazzo indigente che vive in una casa galleggiante sul Tennessee e frequenta dei poco di buono come il tizio arrestato per essersi scopato un’anguria nel campo di un agricoltore locale» [Kushner, cit.] • Nel 1981 riceve la «borsa di studio del genio» dalla Fondazione MacArthur: «Un linguaggio prepotente, persuasivo, come una condanna a morte» (Saul Bellow, membro del comitato MacArthur) • «Vola a Chicago assieme agli altri beneficiari dove evita accuratamente la compagnia degli scrittori. “La combriccola di intellettualoidi era vestita di tutto punto, strafatta e pronta a divertirsi”, ricorda. “È stato lì che ho cominciato a bazzicare scienziati. Sono più interessanti”» [Woodward, cit.] • «Quando frequenti gli scienziati e osservi il modo in cui ragionano, non puoi che sviluppare un profondo rispetto nei loro confronti. Anche per il rigore. Un’affermazione deve essere esatta. Non possono limitarsi a fare inutili speculazioni sulle cose» [Kushner, cit.] • Entra a far parte del Sante Fe Institute (Sfi): «Una sorta di super team di eccentrici scienziati, dove si sviluppano studi interdisciplinari in grado di dare risposte ai grandi quesiti del mondo. Perché crollano i mercati finanziari. Come si formano le cellule terroristiche. Perché si diffondono i virus...» [Kushner, cit.] • Nel 1982 ha acquistato un minuscolo appartamento in pietra, dietro un centro commerciale a El Paso «a mala pena abitabile». Si taglia da solo i capelli, mangia a una tavola calda, usa le lavanderie a gettoni. Stima di avere circa 7mila libri, sparsi qua e là [Woodward, cit.] • «Abbandonata la regione degli Appalachi, McCarthy si è rivolto al west americano. Anche per questo decise di trasferirsi in Texas. Il periodo compreso tra la guerra contro il Messico e la grande migrazione verso ovest della metà del XIX secolo, dice, “è il punto di svolta della storia americana”. Le sue ricerche sull’argomento si trasformarono in Meridiano di sangue. Ma nello scrivere questa brutale epica del passato, McCarthy tenne un piede piantato nel futuro. “Se scrivevo di violenza in modo esagerato, lo facevo guardando al futuro che immaginavo ancora più violento. Ed è andata così. Qualcuno ricorda di aver visto una decapitazione in tv vent’anni fa? Io no”» [Kushner, cit.] • Il New York Times metterà Meridiano di sangue al terzo posto dei migliori romanzi di fine Novecento dopo Amatissima di Toni Morrison e Underworld di Don DeLillo • Uno dei suoi rari amici è stato il romanziere ecologista Edward Abbey. Poco prima della sua morte, nel 1989, hanno ragionato insieme su come reintrodurre il lupo in Arizona [Woodward] • Nel 1991 l’Herald-Post ha inserito McCarthy nella El Paso Writers Hall of Fame. Ovviamente non si è fatto vedere e ha mandato il suo avvocato a ritirare il premio [Meotti, Foglio] • Quando nel 1992 accetta di incontrare Richard. B. Woodward, critico d’arte del Time, lo fa a patto di non concedere altre interviste, «per diversi anni». Nei vent’anni precedenti aveva rilasciato solo un paio di interviste «di cui una, ha detto, “per far uscire dalla depressione il mio editore”» [Meotti, Foglio] • «Se si passa molto tempo a pensare come scrivere un libro, probabilmente non si dovrebbe parlarne. Bisogna limitarsi a scriverlo» [a Oprah Winfrey] • Sempre del 1992 Cavalli selvaggi, il primo romanzo della Border Trilogy – da cui, nel 2000, Billy Bob Thornton trae un film modesto. Il National Book Award: «Cavalli selvaggi, un romanzo d’avventura che narra di un ragazzo che viaggia dal Texas al Messico con un amico, è insolitamente docile, pare di vedere Huck Finn e Tom Sawyer. La prosa di McCarthy ripristina il terrore e la grandezza del mondo terreo, cruento, con gravità biblica, che tiene sotto ricatto il lettore. Una pagina qualsiasi di uno qualsiasi dei suoi romanzi – appena punteggiata di virgole – possiede una sobrietà stilizzata che amplifica la forza delle parole, esatte. Crudeltà inimmaginabile e dettagli, il tenue bussare a una porta e lo strazio coesistono» [Woodward, cit.] • Segue Oltre il confine (1995): «Uno dei suoi libri più belli e struggenti, quasi la metà dell’intera vicenda è occupata dalla descrizione dell’inseguimento di una lupa da parte di un giovanissimo cowboy, ma al di là delle descrizioni delle azioni di caccia, degne di Hemingway e London, e del rapporto tra un essere razionale ed un animale che si sa esprimere unicamente attraverso la propria ferocia, emerge una visione del mondo che anela perennemente alla purezza, e che si interroga, religiosamente, sul destino umano di chi è stato scacciato dal paradiso» [Monda, Rep] • Nel 1998 Città della pianura • «Non ha mai insegnato, non ha mai scritto sui giornali, non tiene letture né conferenze, non concede interviste. Nessuno dei suoi romanzi ha venduto più di 5mila copie. Eppure, per una stretta confraternita di scrittori e di accademici, McCarthy non è secondo a nessuno, nonostante l’assenza del riconoscimento pubblico, la scarsità delle vendite» [Woodward, cit.] • Nel 1998 il secondo figlio, John, avuto con Jennifer Winkley che sposa nel 1999 • Si trasferiscono dal Texas a Santa Fe per vivere vicino all’istituto. Lui è l’unico scrittore del gruppo: «Non esiste un posto come il Santa Fe Institute e non esiste uno scrittore come Cormac, quindi i due stanno abbastanza bene insieme» (il suo amico Murray Gell-Mann, vincitore del premio Nobel per la Fisica e una delle eminenze fondatrici del pensatoio) [Meotti, cit] • «Tutte le mattine, dopo aver accompagnato a scuola il figlio, McCarthy, Research Fellow del Sfi, si inerpica lungo i tornanti che portano fin quassù. E passa il resto della giornata impegnato in lunghe conversazioni con gli scienziati e gli studiosi che lavorano al suo fianco. L’attività scientifica dell’Istituto gioca un ruolo fondamentale per quella di scrittore, ancorando la sua narrativa a un contesto di estremo realismo. “Aiuta a pensare”, dice a proposito della sua interazione con i “fuorilegge” dell’intelletto, come affettuosamente li chiama. “Bisogna risalire all’Inghilterra elisabettiana o alla Atene di Pericle per ritrovare un lavoro altrettanto straordinario”. Ama gli scienziati dell’Istituto per una semplice ragione: gli argomenti su cui indagano, come la sua scrittura, mirano all’essenziale […] Parte dell’attrazione esercitata su di lui dall’Istituto, oltre alla scienza, è l’anonimato. Qui passa facilmente inosservato. Il pranzo continua a essere il momento topico della giornata. “Ti siedi a tavola e non sai mai chi avrai a fianco”, dice. “Arriva gente da tutto il mondo: premi Nobel, chimici, biologi. Sono molto generosi. Se chiedi loro qualcosa, smettono immediatamente di fare quello che stanno facendo e si dedicano a te. Impagabile” […]. Spesso corregge le bozze di documenti o libri di un componente dell’estesa famiglia del Sfi. Lisa Randall, fisico di Harvard, fu sorpresa di sapere che McCarthy era interessato a leggere una prima stesura del suo Passaggi curvi (il Saggiatore), un saggio che affronta le dimensioni nascoste dell’universo. “Mi restituì il manoscritto per posta, era segnato in ogni pagina”, dice la Randall. “Aveva letto tutto, editato e curato il testo in ogni particolare facendo piazza pulita dei punti e virgola” [Kushner, cit.] • Si vanta di non aver mai usato un punto e virgola. Ammette i due punti solo se dopo arriva un elenco. Per il resto: punti e a capo, rare virgole, e niente virgolette, neppure quando la grammatica le imporrebbe. Odia tutti quei segnetti che sporcano la pagina. Se uno scrive bene non ne ha bisogno, sa come far capire chi sta parlando [Mancuso, Foglio] • «Sam Shepard e Cormac McCarthy lavoravano in due stanze adiacenti, vicino alla biblioteca. Quando erano lì a scrivere, l’Istituto risuonava come una acciaieria novecentesca, per il loro assordante martellare sulle macchine per scrivere, una Olympia SM9 per Sam, una Olivetti per Cormac» (David Krakauer, presidente del Sfi) • Nel 2009 quella macchina da scrivere, una Olivetti lettera 32 comprata nel 1963 per 50 dollari, è stata battuta all’asta per poco di 250 mila dollari. Il ricavato è andato a un istituto di ricerca no-profit [Baudino, Sta] • Del 2005 Non è un paese per vecchi, che diventerà anche un film dei fratelli Coen: «I suoi libri non sono mai pedagogici e, nel caso di Non è un paese per vecchi, contengono spesso dialoghi che vanno contro tutto il correttismo ideologico oggi al potere. Come il dialogo con una femminista che dice allo sceriffo: “Non mi piace la direzione in cui sta andando questo paese. Voglio che mia nipote sia libera di abortire”. E lo sceriffo le ha risposto: “Guardi signora, secondo me non si deve preoccupare della direzione in cui va il paese. Per come la vedo io, non c’è il minimo dubbio che sua nipote potrà abortire. Anzi le dirò, non solo sarà libera di abortire, ma sarà libera anche di mandarla al Creatore”» [Meotti, Foglio] • Molto affezionato a Tommy Lee Jones, l’attore di Non è un paese per vecchi, e a suo fratello Dennis, un avvocato con un dottorato in biologia. Il suo unico vero amico [Meotti] • «“Penso in continuazione a mio figlio John e a che cosa lo aspetta”. Una notte, durante un viaggio in Texas, si è raffigurato il futuro. Mentre suo figlio dormiva, guardando fuori dal finestrino ha immaginato dei fuochi sulle colline di fronte. Partendo da quella suggestione ha scritto un romanzo: era La strada» [Kushner, cit.] • «Molte delle cose che dice il ragazzino del libro sono cose che ha detto John. John diceva: “Papà, che cosa faresti se io morissi?”. E io: “Vorrei morire anch’io”. E lui: “Così potresti stare con me?”. E io: “Sì, così potrei stare con te”» [a John Jurgensen, Wall Street Journal, davanti a un Bombay Gibson, Up - un Martini con una cipollina al posto dell’oliva] • Con La strada vince il Pulitzer: «I padri che tipo di reazioni hanno avuto a La strada? «Ho ricevuto la stessa lettera da sei uomini diversi. Uno dall’Australia, uno dalla Germania, uno dall’Inghilterra, ma tutti dicevano la stessa cosa. Dicevano: “Ho cominciato a leggere il suo libro dopo cena e l’ho finito alle 3.45 del mattino, poi mi sono alzato, sono salito di sopra, ho svegliato i miei figli e sono rimasto lì seduto sul letto a tenerli stretti» [a Jurgensen, cit.] • Nel 2009 questo romanzo è un film di John Hillcoat • Non ha mai votato («I poeti non dovrebbero votare»), non legge narrativa («Una cosa piuttosto stravagante da fare») e si astiene dallo scrivere mail, usare il telefonino e dal firmare copie di libri [Kushner, CdS]. A dire il vero, ci sono duecento copie autografate di La strada ma appartengono tutte al figlio John, «così quando avrà diciotto anni potrà venderle e andarsene a Las Vegas o quello che vuole» • «Non si dimentichi il suo unico saggio, uscito nel 2017 sulla rivista Nautilus, The Kekulé Problem con il sottotitolo Da dove viene il linguaggio? –, un allucciolio intertestuale che fa galoppare accademici e interpreti verso la corsa all’oro citazionistico nel periglioso West della pagina, quasi con la stessa febbrilità e spericolatezza del giovane Twain nelle avventure di In cerca di guai» [Fraccacreta, CdS] • Cormac McCarthy tornerà in libreria questo autunno «con non uno, ma due romanzi, rompendo un silenzio che durava da un decennio (The Passenger e Stella Maris). Alla Knopf, la sua casa editrice, sono riusciti a mantenere segreta la notizia dei nuovi romanzi per dieci anni. McCarthy, infatti, aveva consegnato una bozza completa ai suoi editori già otto anni fa» [Meotti, Foglio] • «E dunque, che cosa ha fatto in tutto questo tempo in cui non siamo stati collegati? Immagino sia andato a letto presto, abbia coltivato una particolare arte di vivere e abbia scritto questi due romanzi annunciati e ravvicinati, tanto da uscire a distanza di un mese e da raccontare la storia di fratello e sorella» [Romagnoli, Rep] • «I romanzi di Cormac McCarthy sono scritti essenzialmente per chi è disposto a sapere cosa significa avere paura della vita» [Pincio, il manifesto].
Religione «andavo ogni domenica in Chiesa. Ma personalmente sono una persona spirituale? Mi piacerebbe esserlo? Non nel senso che penso a un qualche aldilà dove mi piacerebbe andare, semplicemente nel senso di essere una persona migliore. Ho degli amici al Santa Fe Institute. Sono persone brillantissime che fanno un lavoro veramente difficile risolvendo problemi difficili, e loro dicono: “È molto più importante essere buoni che essere intelligenti”. E io sono d’accordo, è più importante essere buoni che essere intelligenti. È tutto quello che posso offrirvi» [a Jurgensen, cit.] • «Il lavoro creativo spesso è stimolato dal dolore. Se non avessi qualcosa nel profondo del tuo cervello che ti fa diventare matto, forse non faresti niente. Non è una buona soluzione. Se fossi Dio, non avrei fatto le cose a questo modo» [ibid.] • «Non credo che sia necessario avere un’idea precisa di cosa o chi sia Dio per poter pregare» [a Winfrey, cit.]
Frasi «Le scuole di scrittura sono un caos inutile» • «La cosa spiacevole è che i libri dipendono da altri libri… la vita di un romanzo si basa sulla vita dei romanzi che sono stati scritti prima di quello» • «Il mio giorno perfetto è stare seduto in una stanza con un foglio bianco. Questo è il paradiso. Quello è oro e qualsiasi altra cosa è solo una perdita di tempo» • «Non mi sono mai annoiato in 50 anni. Dimentico ogni cosa»
Titoli di coda «Le liste dei bestseller non hanno niente a che fare con la letteratura. Avete mai guardato i titoli che sono sulla lista? Pensate che sia lusinghiero essere in questa compagnia?».