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 2022  agosto 03 Mercoledì calendario

L’uccisione di al Zawahiri

È dinanzi a un modellino in scala della palazzina di due piani nel quartiere diplomatico di Sherpur che Biden dà semaforo verde al raid per uccidere il numero uno di Al Qaeda, il medico egiziano Ayman al-Zawahiri, 71 anni. È il 25 luglio e il presidente americano con un gruppo ristretto di collaboratori è nella Situation Room. Alla sua destra c’è il direttore della Cia William Burns, alla sua sinistra il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan. Non fissa una deadline, indica però una cornice operativa che significa: colpite quando le condizioni lo consentono.Biden rivede le informazioni di intelligence e pone la condizione che l’unica vittima dev’essere il terrorista. Quindi sente il parere dell’ufficio legale della Casa Bianca: «Zawahiri è ancora il leader di Al Qaeda e quindi l’azione è consentita».Solleva due questioni: la prima è politica, ovvero i rapporti con i taleban. Blinken è diretto e spiega che siamo di fronte a una violazione degli accordi di Doha che prevedono che i taleban non diano rifugio e protezione a terroristi. Il comunicato di ieri notte del Dipartimento di Stato evidenzia questa linea. Quello dei taleban è di natura opposta e accusa gli Usa di aver violato le regole internazionali.Il presidente si preoccupa degli effetti collaterali del blitz. E qui la risposta sta nel ricorso a due missili Hellfire modificati (R9X), dotati di sei lame che anziché esplodere, tagliano l’obiettivo. Sono lanciati da droni MQ-9 Reaper. Le immagini postate dai social network testimoniano finestre in frantumi e altri danni sul balcone dove Zawahiri è stato colpito alle 6,48 afghane di domenica mattina. Ma la casa è rimasta intatta, nessuno dei famigliari del super latitante è rimasto ucciso.Questo è l’epilogo del blitz che ha tolto di mezzo il braccio destro di Osama bin Laden, il sodale che con lui nel 1988 aveva fondato La Base, ovvero Al Qaeda.Insieme erano in Sudan da dove erano fuggiti verso l’Afghanistan nel 1998 dopo gli attacchi all’ambasciata Usa di Nairobi e il lancio da parte di Clinton di qualche missile su una fabbrica di fertilizzanti.Più volte dopo la guerra del 2001 in Afghanistan, il medico egiziano, jihadista da quando aveva 15 anni, tre anni in galera nelle retate fra ambienti estremisti dopo l’omicidio Sadat, era stato dato per morto. Ma sempre era ricomparso con audio e video talvolta puntuali a confermarne l’esistenza in vita, altre volte invece frammentari, quasi costruiti ad hoc per alimentarne il mito. Mito che in realtà Al-Zawahiri non è mai riuscito ad afferrare e incarnare nella galassia jihadista. I seguaci gli riconoscevano capacità straordinarie di pianificazione, una meticolosità al limite della paranoia e una «purezza» ideale fuori dal comune, ma se c’era una cosa che Osama aveva in gran quantità e Ayman ne era sprovvisto, era la leadership. Sulla sua testa comunque pendevano 25 milioni di dollari sin dal giorno dopo l’11 settembre e dal maggio del 2011 – dopo la morte di Bin Laden – era lui il capo. «Abbiamo fatto giustizia: non importa quanto tempo serve, l’America scova ed elimina i terroristi», ha detto Biden lunedì sera alla nazione.La Cia aveva avuto indicazioni che Al-Zawahiri era arrivato a Kabul pochi mesi dopo il ritorno dei taleban nell’agosto del 2021. Era da tempo (non si sa quanto) nascosto nella provincia dell’Helmand, focolaio di qaedisti. Un lavoro certosino fatto di appostamenti, fonti sul terreno – locali e non – e l’incrocio di dati avevano consentito di individuare a inizio anno una palazzina nel quartiere bene di Sherpur. Quando si è avuta la prova che lì viveva la moglie del capo di Al Qaeda con la figlia e i nipoti, il monitoraggio si è alzato di livello. A tradire Ayman al-Zawahiri sono state le non rare apparizioni sul balcone al mattino dopo la preghiera islamica.Con la prova in mano, in aprile il capo della Cia ha comunicato alla Casa Bianca che Zawahiri era stato individuato. Jake Sullivan l’ha detto a Biden. Maggio e giugno sono stati i mesi del confronto e dell’incrocio delle informazioni di intelligence nel mentre gli operativi studiavano le varie opzioni. Il primo luglio Burns confermava al presidente che non c’erano dubbi sull’identità dell’occupante di quella casa e abbozzava il piano per eliminarlo. Scattato domenica mattina. «Non raccoglieremo il Dna», ha spiegato la Casa Bianca, la prova definitiva che si tratta di Zawahiri verrà dalle fonti sul campo. I taleban hanno subito sigillato l’area e portato via moglie e nipoti che erano dentro la casa al momento del raid.Washington è convinta di aver mandato un segnale chiarissimo, ovvero che «si possono condurre operazioni anti-terrorismo anche da molto lontano», ha spiegato John Kirby, capo della comunicazione del Consiglio per la Sicurezza nazionale. Un messaggio diretto alle sacche di qaedisti ancora nascoste a Kabul. Un rapporto di giugno dell’Onu ha rivelato che le «operazioni di Al Qaeda avrebbero ripreso forza». Fonti Usa hanno detto alla Reuters che la leadership taleban sapeva della presenza di Zawahiri, la casa sicura in cui abitava era infatti del potente ministro dell’Interno Sirajuddin Haqqani. La Casa Bianca ha voluto dare una prova di forza. Condivisa anche da Barack Obama: «Si può battere il terrorismo anche senza fare una guerra in Afghanistan».