la Repubblica, 2 agosto 2022
Su Fabregas a Como
Abbiamo avuto Zico a Udine ma erano altri tempi, altro sport, altro mondo. Per questo fa effetto vedere Fabregas al Como, senza alcuna offesa per nessuno. Cesc Fabregas appartiene all’immaginario del calcio spagnolo più bello di sempre, inarrivabile nelle sue vittorie europee e mondiali ma soprattutto nelle sue declinazioni di bellezza.
Qualcosa di mai visto prima, o forse l’elaborazione di un canone che pareva inapplicabile e immodificabile se non da chi l’aveva inventato, e sempre in Olanda si torna. Fabregas ha 35 anni, non pochi, non tantissimi: per questo, la sua decisione è singolare.
Conoscendo il soggetto, non avrà scelto quel ramo del lago di Como per svernare in pace e vivere di gloria: i bravacci sono ovunque e ci ricordano che alcuni matrimoni, anche se s’hanno da fare, sono comunque difficili da gestire. Cesc Fabregas è un campione leggendario e un uomo orgoglioso: non è andato al Como indonesiano, ricchissimo ma non mediatico (complimenti, di questi tempi) per appoggiare il monumento al basamento e farsi ammirare.
Anche perché le statue sono soprattutto la gioia dei piccioni.
E allora, che ci sta a fare uno dei più importanti centrocampisti del calcio moderno in una squadra che gioca in Serie B? Forse è lì per ribadire che lo sport è gioia, e il gesto può essere sublime ovunque perché conta chi lo esegue.
Forse è tempo di aggiornare l’archivio. Nel calcio, Como non può restare in eterno quel memorabile striscione esposto dai tifosi della Fiorentina (“Voi comaschi, noi colle femmine”), e neppure una collezione di figurine dove compaiono i volti di Vierchowod, Dirceu, Corneliusson, Annoni, Galia, Fontolan, Borgonovo, stelle di un cielo che non sarà il firmamento di Fabregas ma che ha comunque il suo perché.
Tra qualche settimana avremo Cesc contro Buffon, dopo che il Monza di Berlusconi (molto più “povero” dei fratelli Robert e Michael Hartono, 45 miliardi di dollari di patrimonio) è arrivato in A. Mai, un simile fuoriclasse si era visto da quelle parti e già si ipotizza che del Como possa diventare, presto o tardi, allenatore o azionista. Non, si spera, una vecchia gloria. Per il resto, amici lariani, godetevi Fabregas: è fantascienza. Oppure, più manzonianamente, un dono della Provvidenza.