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 2022  agosto 01 Lunedì calendario

Una nuova biografia di Maria Antonietta

Bagnato come un pulcino, protetto da un mantello “color pulce”, così è riportato dalla memorialistica dell’epoca, a metà aprile del 1777 un misterioso individuo raggiunge gli appartamenti della regina a Versailles. Si sparge la voce che sia l’amante della sovrana. Ma Giuseppe II, imperatore del Sacro Romano Impero (dal 1765 reggente con la madre Maria Teresa d’Austria), è il fratello di Maria Antonietta il quale, arrivato in incognito, si propone di rafforzare l’alleanza con la Francia, di verificare di persona le disastrose condizioni economiche del Paese ma anche di capire come mai il matrimonio fra la sorella minore e il cognato dopo ben sette anni non sia stato ancora consumato. Già, proprio così: è singolare la situazione di Maria Antonietta a soli 14 anni convolata a nozze con il delfino di Francia, futuro Luigi XVI e investita da una raffica di libelli in cui si discetta dei suoi fantomatici incontri hard con gentiluomini e con dame di compagnia. Ma invece Maria Antonietta è ben distante dal travolgimento dei sensi: nella sua investigazione il fratello concluderà che i due giovani reali nel talamo sono “due pasticcioni” e che tutte le illazioni sulla sorellina sono frutto di invenzione. Dopo i saggi consigli di Giuseppe, Maria Antonietta individua il giusto approccio per conquistare il re e, il 18 agosto, per la coppia reale si inaugura una nuova stagione. È un’inedita prospettiva quella con cui Alessandra Necci, nel bel libro La regina e l’imperatrice. Maria Antonietta e Maria Teresa, due destini fra l’assolutismo e il dramma della Rivoluzione, (Marsilio) ci narra la tragica storia dell’ultima regina di Francia dell’ancien régime. Necci, giunta alla nona biografia, ripercorre in parallelo le vite di due eccezionali protagoniste, quella di Maria Antonietta e quella di sua madre l’imperatrice che fu la prima (nonché unica) donna della Casa d’Austria che governò i vasti possedimenti della monarchia asburgica: la doppia storia ci rivela tutti i segreti del rapporto tra donne e potere proprio nei decenni in cui matura l’emancipazione femminile.
«Non è questo il ritratto della regina di Francia ma è quello di un’attrice»: così Maria Teresa bacchetta la figlia che le invia da Parigi il dipinto in cui appare con un’ acconciatura all’ultima moda, esagerata, altissima e imbarazzante. L’imperatrice è consapevole che sua figlia è “svagata” e incapace di seria applicazione. Per le sue scarse virtù intellettuali, paradossalmente, la dissipatrice Maria Antonietta ben rappresenta lo spirito seducente, raffinato del secolo e lo incarna da vera “statua della bellezza”, come sosteneva Horace Walpole. Trascorre il suo tempo al tavolo verde, all’Opera, ai balli e spende patrimoni in ristrutturazioni, nell’acquisto di gioielli, in dispendiosi abiti alla moda o per alimentare un esercito di dipendenti con seimila cariche distribuite ai civili e novemila ai militari. È il contrario di Maria Teresa, che coglie invece le travolgenti innovazioni in atto e con umiltà e determinazione riesce a diventare una vera “madre della patria” ancorché in un regime di assolutismo. «Il potere l’ho esercitato da sola» osserva l’imperatrice. «Ho imparato che necessita di solitudine, ferrea autodisciplina… deve essere usato in maniera saggia e moderata, per il bene dei sudditi e per la gloria di Dio non la propria. Noi siamo i servitori dello Stato, non il contrario».
Il libro di Alessandra Necci rinvia continuamente al nuovo ruolo che si delinea nel Settecento per chi governa. Maria Antonietta non comprende così il dramma che si profila all’orizzonte e nemmeno l’ira e l’odio che lei stessa è in grado di suscitare. Bellissima e disprezzata regina di Francia, si avvia al patibolo tra il coro delle popolane e delle tricoteuses impegnate dal lavoro a maglia che gridano: «L’Austriaca! Dov’è? vogliamo la sua testa!».
Nel suo completo mosaico, Necci segue le tracce del nuovo impegno femminile: «Nelle circostanze fondamentali bisogna mandare avanti le donne», sentenzia Talleyrand. Le madames che contano sono lesalonnières come Madame de Lambert («dalla sua casa gli uomini di mondo uscivano più colti», si diceva, «e gli uomini di lettere più amabili») o come la celebre Madame de Staël. Nei loro salotti danno linfa alle nuove idee sulla crescita della pubblica opinione e sull’importanza dei nuovi diritti civili. Queste donne hanno capito che è questa la vera modernità del potere.