la Repubblica, 1 agosto 2022
L’uomo che sta seduto dall’alba al tramonto
“Viaggiatori di tutto il mondo, sedetevi”. In un’epoca in cui ogni escursione è iperdinamica – sia per i pochi eletti che si muovono in gruppetti nei viaggi d’avventura che per i tanti del turismo di massa, intruppati in squadroni che marciano in città e musei in preda alla bulimia da selfie – c’è un uomo, Robert Silk, 49 anni, redattore diTravel Weekly,che si è inventato un’eresia. Ovvero l’ extremesitting :raggiungere un posto panoramico, sedersi su una sedia da campeggio e rimanere lì dall’alba al tramonto. Senza WhatsApp, con l’unica compagnia dei propri pensieri.
Le regole dell’ extreme sitting vergate dal suo inventore ammettono i libri, i giornali, l’alzarsi per qualche minuto per sgranchirsi le gambe e il sonno, purché non si perda la postura da seduti. La sfida di quest’uomo tranquillo al dogma del turismo scattante è già più di una mattana: il regista Peter Wick ha omaggiato Silk di un documentario, e di recente il magazine online Atlas Obscura gli ha dedicato un ritratto.
Oggi, dopo aver appoggiato il seggiolino nei deserti dell’Arizona e in Antartide, Silk vuole cimentarsi nel luogo più arido del pianeta, il deserto di Atacama. «Quello che faccio può sembrare una cosa di tutto riposo, ma ci sono dei rischi», spiega Silk aRepubblica. «E non si tratta solo dell’insolazione: in un parco regionale in Arizona mi hanno fatto firmare un foglio dove accetto, in caso che un animale selvatico mi ferisca o uccida, di non pretendere il suo abbattimento».
L’idea, che ricorda il “paalzitten”olandese, gara in cui ci si siede su dei pali per vedere chi riesce a resistere più a lungo, viene a Silk nel 1999. «Nel libro The Haj di Leon Uris trovai una scena illuminante. Un viaggiatore chiede a un beduino seduto nel deserto cosa stesse facendo, e lui risponde che sta aspettando una consegna. “Ma quando arriverà?”, domanda il viaggiatore. “Non lo so”, risponde con fatalismo il beduino. “Oggi, domani. O tra una settimana. Starò qui fino ad allora”», spiega Silk. «Quella scena mi è rimasta dentro. Nel 2000 ho provato a darle corpo: mi sono seduto all’alba nel deserto di Sonora, in Arizona, ma ero poco preparato e sono durato solo tre ore e mezza, anche per via di una puntura d’ape». Questo scacco iniziale porta Silk a lasciare in cantiere quell’idea fino all’estate 2020. «Durante la pandemia ho deciso di riprovarci», ricorda Silk. «Anche perché in quei mesi tutti noi eravamo ancora più attaccati ai cellulari. Come se tutto ciò che avevamo davanti a noi non fosse abbastanza, come se quello che poteva materializzarsi sullo schermo da un momento all’altro potesse essere, chissà, il messaggino più straordinario di sempre».
Così, armato di cappello a tesa larga, crema solare, acqua, snack e melone in fresco, Silk è resistito per quattordici ore nel Joshua Tree National Park. «È anche un modo per obbligarti a riflettere, cosa che ormai facciamo di rado». Nel 2021 Silk sfida i ghiacci. «Mi sono seduto a -1 gradi sull’isola di Cuverville, in Antartide. Gli altri viaggiatori, vedendomi immobile dalla nave, pensavano mi fossi congelato», spiega Silk. Il futuro della rivoluzione seduta? Silk spera in un finanziamento pubblico per l’ardita “missione Atacama”. Un primo, timido passo per buttarsi in politica? «Nah. Con questi precedenti, direbbero che sono attaccato alla poltrona».