Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  agosto 01 Lunedì calendario

Il killer di Civitanova Marche fu ricoverato in Tso

C’è un ricovero in Tso nel recente passato di Filippo Ferlazzo, in carcere per l’omicidio di Alika Ogorchukwu. Appena un anno fa il trentaduenne ha subito un trattamento sanitario obbligatorio con la diagnosi di tossicodipendente aggressivo con disturbo di personalità, una sindrome bipolare, comportamenti psicotici. Lo spiegano fonti sanitarie di Salerno, la città dove l’uomo viveva con la madre Ursula, sua amministratrice di sostegno. Che ora si dispera: «Non avrei mai pensato che potesse arrivare a tanto. Non ho parole, mi dispiace molto per quella famiglia e sono preoccupata per mio figlio».


Un aspetto, quello della salute mentale di Ferlazzo, che apre molti interrogativi mentre oggi è atteso l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al giudice. «Perché non era vigilato? Bisognerà avviare una serie di verifiche», dice l’avvocato Francesco Mantella, legale della famiglia di Alika. «Le scuse di Ferlazzo non bastano, ora serve solo giustizia e non vendetta».


Roberta Bizzarri, legale dell’uomo in carcere, ha annunciato la richiesta di una perizia psichiatrica. Il suo assistito ha un’invalidità civile riconosciuta al 100% oltre a essere «bipolare e borderline». Dopo quel Tso poteva essere libero di muoversi? O doveva essere seguito, per esempio da una struttura specializzata? Di certo c’è che da poco aveva cominciato a lavorare come operaio. Non si può escludere che i magistrati decidano di ascoltare la madre e fare verifiche, anche aprendo un fascicolo, sul suo ruolo nei confronti del figlio di cui era “tutor”.


E che viveva a più di 400 chilometri da Salerno, a nord di Civitanova, quartiere Fontespina. Qui, in una palazzina rosa non lontana dal mare,abita ancora Elena, 45 anni, la fidanzata di Ferlazzo. Piange da dietro le persiane marroni: «Mi dispiace per tutto, è difficile da spiegare, sono sotto choc. Non ero lì quando è successo, non avevo capito fosse morto », dice con un filo di voce ai microfoni del Tg1 .Venerdì pomeriggio, attorno alle 14, lei e il suo compagno erano insieme lungo corso Umberto I. Hanno incrociato Alika, che a dire di entrambi ha chiesto l’elemosina con molta insistenza. Ferlazzo lo ha seguito, picchiato con la sua stessa stampella e finito a mani nude in 4 minuti. L’autopsia, domani, chiarirà le cause della morte. «Ma cosa hai fatto?», ha urlato poi Elena a Filippo, mentre lui si allontanava.


La libraia di corso Umberto, che preferisce restare anonima, ha visto Alika pochi minuti prima che morisse. È una delle ultime persone che gli ha parlato: «Era venuto per cambiare dei soldi. Aveva caldo e sentiva dolore alla gamba. Più o meno erano le 14. L’ho visto uscire e andare adestra». Alle 14.11 la prima telefonata alla polizia per una violenta lite. «Ma non è vero che nessuno ha fatto niente», scrive su Facebook una testimone, Sara, in un post diventato virale. Ha visto quell’uomo colpire «ferocemente» l’ambulante. «Ho chiamato il 113, un’altra ragazza il 118, un giovane dottore in vacanza ha provato a rianimarlo». La stessa sera, sempre in corso Umberto, un’altra violenta lite: due italiani a massacrarsi di botte, con uno che schiacciava a terra l’altro. Gli altri a guardare e filmare.