Il Messaggero, 31 luglio 2022
L’inflazione mette a dieta gli italiani. Nel carrello della spesa meno carne e pesce e le verdure sono più care
La corsa folle del costo del carrello della spesa mette a dieta gli italiani. Che per non farsi travolgere dall’impennata dei prezzi dei beni alimentari adesso acquistano meno carne e pesce. Ma in tanti tirano la cinghia pure davanti a pasta, pane fresco e verdure. La spesa aggiuntiva annua per il pollame supera ora i 36 euro, tocca i 23,96 euro per la carne bovina e raggiunge 22,98 euro per il pesce (fresco o refrigerato).
LE DIFFERENZE
Tuttavia sono i vegetali, con un rincaro annuo di 53,55 euro, a guidare la classifica dei prodotti del carrello della spesa che hanno registrato i maggiori aumenti. Per la frutta, al secondo posto, una famiglia tipo spende oggi 38,51 euro in più all’anno se non taglia i consumi. E poi 32,72 euro in più per il pane e 29,62 euro in più per la pasta. Questi i numeri che emergono da un’indagine dell’Unione nazionale consumatori condotta partendo dai dati Istat sull’inflazione annua di luglio. Stando a una recente indagine targata Ismea la corsa dell’inflazione ha spinto un italiano su cinque a rinunciare agli spostamenti nel tempo libero per risparmiare, il 16% ha diminuito le spese per il vestiario, circa uno su dieci ha ristretto i consumi fuori casa e quelli legati all’intrattenimento. Finora a ogni modo solo una ridotta percentuale aveva cominciato ad alleggerire il carrello della spesa per arrivare a fine mese. Adesso però che i costi sono cresciuti a livelli che non si vedevano dal 1984, si sta registrando nei supermercati un’inversione di tendenza. Facciamo un esempio: la quantità di carne bovina acquistata dagli italiani nei primi cinque mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021 è calata secondo l’Ismea del 5,6%. Più in generale, l’Istat ha rilevato a luglio un’accelerazione del 9,1% del costo del cosiddetto carrello della spesa per effetto della crescita dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,2% a +9,1%) e dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4% a +8,7%).
I CONSUMATORI
Sempre l’Unione nazionale consumatori ha calcolato che l’inflazione a +7,9% corrisponde per una coppia con due figli a una stangata complessiva, in termini di aumento del costo della vita, pari a 2630 euro su base annua e a 795 euro per il carrello della spesa. In media per una famiglia italiana il rialzo annuo è di 2040 euro, 564 euro per mangiare e bere, 585 per il carrello. Per una coppia di pensionati l’asticella arriva a 1899 euro, 620 euro per il carrello della spesa. Conto particolarmente salato per le famiglie numerose, ovvero con più di 3 figli: nel loro caso la spesa aggiuntiva annua determinata dall’inflazione è di 2951 euro, 919 solo per il cibo, 945 per i beni alimentari e per la cura della casa e della persona. Così il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona: «I prezzi alle stelle stanno dissanguando le famiglie e gli intervento del governo al momento non bastano a salvaguardare le famiglie dal caro vita e dal caro bollette. Cosa sono 200 euro di bonus se poi in media una famiglia ne spende 2040 in più per colpa dei rincari? Serve intervenire su bollette e carburanti, che hanno effetti moltiplicativi su tutti i prezzi dei prodotti, essendo costi di produzione e di distribuzione, e fermare le speculazioni, sia a livello europeo che italiano».
Per il Codacons invece gli italiani subiscono a causa dell’inflazione un aggravio di spesa annuo rispetto al 2021 pari a 53,5 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi. Solo per la spesa alimentare, la cui inflazione acquisita è pari al +7,5% nel 2022, le famiglie spendono in totale quasi 10,9 miliardi di euro in più.