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 2022  luglio 31 Domenica calendario

Intervista al Papa

Inviato sul volo papale
Chiede «responsabilità civica» ai partiti italiani in campagna elettorale. Riconosce che quello contro gli indigeni è stato un vero e proprio «genocidio». E dice di non avere ancora pensato a rinunciare al pontificato, ma allo stesso tempo sdrammatizza: «Si può cambiare papa, non è una catastrofe». Sul volo di ritorno a Roma da Iqaluit, estremo Nord del Canada, Jorge Mario Bergoglio raggiunge il fondo dell’aereo appoggiandosi al bastone, sempre con il ginocchio dolorante, al termine del primo viaggio papale in carrozzina. Mentre sorvoliamo la Groenlandia Francesco si siede, e, con animo allegro, pronto alla battuta, senza lasciare trasparire la stanchezza dopo i sei intensi giorni di visita apostolica, risponde per 45 minuti alle domande dei giornalisti. Parla della crisi di governo in Italia, evidenziando l’«alta qualità internazionale» di Mario Draghi, e notando che il nostro Paese ha avuto venti esecutivi dall’inizio del secolo. E prima di congedarsi si sofferma su figura e ruolo ecclesiastico della donna: «Questo viaggio in Canada era legato a sant’Anna. Ho sottolineato una cosa: la fede va trasmessa nel dialetto delle nonne. Noi abbiamo ricevuto la fede in quella forma dialettale femminile». Poi scandisce: «Qualcuno può dirmi: ma teologicamente come lo spiega? Quella che trasmette la fede è la Chiesa, e la Chiesa è donna, è sposa, non è maschio. Dobbiamo entrare in questo pensiero della Chiesa donna, madre. Che è più importante di qualsiasi fantasia di potere maschilista».
Santità, l’Italia sta attraversando un momento difficile che desta preoccupazione anche a livello internazionale. C’è la crisi economica, la pandemia, la guerra e ora siamo anche senza un governo. Lei è il Primate d’Italia: nel telegramma al Presidente Mattarella per il suo compleanno ha parlato di un Paese segnato da non poche difficoltà e chiamato a scelte cruciali. Come ha vissuto la caduta di Draghi?
«Prima di tutto: io non voglio immischiarmi nella politica interna italiana. Secondo: nessuno può dire che il presidente Draghi non fosse un uomo di alta qualità internazionale. È stato presidente della Banca centrale europea. Ha fatto una buona carriera. Io ho fatto una domanda soltanto a uno dei miei collaboratori: dimmi, quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Lui mi ha detto 20. Questa è la mia risposta (alla vostra domanda, ndr)…».
Lei che appello fa alle forze politiche in vista di queste difficili elezioni?
«Responsabilità. Responsabilità civica».
Molti di coloro che in Canada hanno ascoltato la sua richiesta di perdono agli indigeni hanno espresso disappunto perché non ha usato la parola genocidio. I membri della Chiesa hanno partecipato a un genocidio?
«Non ho utilizzato la parola perché non mi è venuta in mente, ma ho descritto il genocidio e ho chiesto scusa, perdono, per questo “lavoro” delle politiche di assimilazione dei nativi, che è stato genocida: ha sradicato bambini, cambiato con forza la cultura, la mente, le tradizioni. È una parola tecnica genocidio, io non l’ho usata perché non mi è venuta in mente, ma ho descritto... È vero, sì, è un genocidio. Tu puoi riferire che ho detto che è stato un genocidio».
I sopravvissuti avrebbero voluto sentire una dichiarazione per l’abrogazione della “Dottrina della colonizzazione”...
«È vero, è cattiva, è ingiusta. Anche oggi è usata, spesso, con guanti di seta, ma è usata. C’è quella mentalità: noi siamo superiori, quegli indigeni non contano. E questo è grave. Dobbiamo andare indietro e sanificare quello che è stato fatto male. Con la consapevolezza che oggi esiste lo stesso colonialismo».
Il viaggio potrebbe essere stato anche un test per la sua salute. Ora che cosa ci può dire? Pensa che l’operazione al ginocchio potrebbe risolvere la situazione?
«Non credo che io possa proseguire con lo stesso ritmo dei viaggi di prima. Alla mia età e con questa limitazione devo risparmiare un po’ di energie per poter servire la Chiesa. Poi, posso anche pensare alla possibilità di farmi da parte: questa, con tutta onestà, non è una catastrofe, si può cambiare papa, non c’è problema. L’intervento chirurgico al ginocchio non va, nel mio caso. I “tecnici” dicono di sì, ma c’è il problema dell’anestesia: io ho subito mesi fa più di sei ore di anestesia e ancora ci sono tracce. Non si gioca, non si scherza con l’anestesia. È per questo che si ritiene non del tutto conveniente. Io cercherò di continuare a fare viaggi ed essere vicino alla gente perché credo sia un modo di servire».
Dunque potrebbe anche ritirarsi?
«Sì. Il Signore può dire dimettiti. Può darsi che mi voglia mandare all’angolo, è Lui che comanda. Farò quello che dice il Signore. Questo è il modo religioso di vivere di un gesuita: nel discernimento spirituale per prendere delle decisioni».
Ma in questi ultimi tempi ha pensato alla rinuncia?
«La porta è aperta. È una delle opzioni, ma fino a oggi non ho valutato questa possibilità. Però ciò non vuol dire che da dopodomani non cominci a pensarci. In questo momento sinceramente no».
Si prevede la sua visita in Kazakhstan: andrà anche in Ucraina?
«Ho detto che in Ucraina vorrei andare. Vediamo adesso che cosa trovo quando arrivo a casa. Il Kazakhstan per il momento rimane in programma. Devo anche raggiungere il Sud Sudan, il Congo nel 2023. Vediamo la gamba che cosa dice».
Molti cattolici e teologi credono sia necessario uno sviluppo della dottrina della Chiesa sugli anticoncezionali. Che cosa ne pensa?
«So che è uscita una pubblicazione su questo tema. Sono gli atti di un congresso. E dobbiamo essere chiari: gli autori del congresso hanno compiuto il loro dovere, perché hanno cercato di andare avanti nella dottrina. Ma in senso ecclesiale. Poi il magistero dirà: sì va bene, o non va bene. Una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero va indietro, e questo è il problema di oggi, di tanti che si dicono tradizionali. No, non sono tradizionali, sono “indietristi”, vanno indietro senza radici. E l’"indietrismo” è un peccato. La tradizione è la fede viva dei morti, invece questi “indietristi” che si dicono tradizionalisti rappresentano la fede morta dei viventi. La tradizione è la radice, l’ispirazione per andare avanti nella Chiesa». —