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 2022  luglio 31 Domenica calendario

Le 18 priorità di Confindustria

Un solo aggettivo dedicato alla crisi politica e la fine del governo di solidarietà nazionale guidato dal presidente Draghi: «Irresponsabile». Detto questo, Confindustria (sbollito, ma non troppo, lo sconcerto per il voto anticipato) volta pagina e guarda già avanti. Al nuovo governo. E in vista della nuova tornata elettorale mette nero su bianco un suo documento interno con proposte e richieste che nei prossimi giorni sottoporrà ai partiti.
Sono 18 i punti indicati nel documento (14 pagine in tutto), tramesso ieri a tutte le strutture del «sistema Confindustria», dalle associazioni territoriali alle varie federazioni e associazioni di settore, in cui vengono riassunte «le priorità di Confindustria per il Governo capace di riforme incisive, stabilità finanziaria e coesione sociale» come recita il titolo.
Il testo, che la Stampa è in grado di anticipare, riassume le proposte emerse giovedì dal dibattito in seno al Consiglio generale, l’organo politico dell’associazione convocato in seduta straordinaria dal presidente Carlo Bonomi per fare il punto (con un certo ritardo, cosa che tra gli imprenditori ha creato qualche malumore) su crisi politica e situazione economica.
La premessa, come ripete spesso lo stesso Bonomi, è innanzitutto che l’industria «va considerata un asset strategico di sicurezza nazionale: senza industria non c’è crescita, né coesione sociale». Ma oggi l’industria italiana, che «continua orgogliosamente a fare la sua parte per rilanciare il Paese dopo i colpi inferti dalla pandemia – come recita il documento – è alle prese con il pesante impatto dell’invasione russa in Ucraina a cui porre rimedio».
L’elenco dei problemi che si trovano di fronte le nostre imprese del resto è noto: inflazione, bolletta energetica, colli di bottiglia della globalizzazione, scarsità di input di produzione, carenza di competenze rispetto alla domanda delle imprese, rallentamento dell’economia statunitense e cinese, costi della transizione energetica e rischi per molte filiere industriali, peggioramento delle condizioni del credito. E «ciascuno di questi fenomeni pone una nuova, temibile sfida per l’Italia». «La consapevolezza di ciò» spinge così Confindustria a delineare un’agenda di priorità rivolta al governo che si formerà dopo le prossime elezioni che di fatto rappresenta «una strategia d’azione per la prossima legislatura».
Per sgombrare il campo da ogni dubbio, come prima cosa, però viene chiarito che «la visione di Confindustria resta saldamente ancorata alla scelta europea e a quella occidentale della Nato». «L’Italia – viene rimarcato – deve considerarsi impegnata irrevocabilmente nel rafforzamento delle istituzioni europee. Senza alcuna concessione ai sovranismi». Oltre a questo gli industriali italiani si dicono «convinti, oggi più che mai, che all’Italia serva una finanza pubblica che non torni a essere a rischio, un rigido controllo del debito pubblico (dopo che negli ultimi 10 anni governi di vario orientamento politico l’hanno portato al 150%)» e quindi l’«obbligo di perseguire l’equilibrio strutturale dei conti, la necessità di una spedita attuazione del Pnrr», «con una nuova stagione di riforme, incisive, per dare risposta al crescere della povertà e del disagio sociale». Quindi si rendono necessari interventi su fisco (rivedere l’Ires e cancellare l’Irap), welfare e politiche attive del lavoro (reddito di cittadinanza compreso), scuola e università, ricerca e sviluppo, patrimonializzazione e finanza d’impresa. E poi bisognerà rendere più efficiente la sanità e mettere in campo un grande impegno sul fronte della sostenibilità, sia rispetto alla transizione energetica e ambientale che nel campo della mobilità confermando tutti i 279,4 miliardi investimenti previsti per i prossimi 15 anni su infrastrutture, trasporti e logistica.
«Senza un’azione riformista – avvisa Confindustria – non migliorerà la produttività e la qualità della spesa pubblica, non si attrarranno capitali, non si darà risposta ai 10 milioni di italiani a rischio povertà, non s’invertirà la curva demografica, non si difenderà la crescita dell’industria italiana nelle catene globali del valore». I partiti sono avvisati. —