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 2022  luglio 31 Domenica calendario

Anche papa Francesco pensa alle dimissioni «ma ora sinceramente no

L’aereo di ritorno a Roma sta sorvolando la Groenlandia quando Francesco raggiunge i giornalisti appoggiato al bastone, una piccola smorfia, il dolore al ginocchio lo ha accompagnato per tutto il viaggio in Canada. Ha mai pensato: io mollo? «La porta è aper-ta, è una opzione normale, ma fino ad oggi non ho bussato a questa porta, non ho sentito di pensare a questa possibilità. Ma questo non vuol dire che dopodomani non cominci, no? Posso pensare la pos-sibilità di farmi da parte, con tutta onestà non è una catastrofe, si può cambiare Papa, non c’è problema. Ma in questo momento sinceramente no». In questi giorni si è spostato in sedia a rotelle: «Questo viaggio è stato un po’ il test, dovrò limitarmi con gli sforzi. Non credo che possa andare con lo stesso ritmo dei viaggi di prima. Credo che alla mia età e con questa limi-tazione debba risparmiare un po’ le forze per poter servire la Chiesa. Ma l’intervento al ginocchio non va, c’è il problema dell’anestesia». Di certo, circa eventuali dimissioni, «sarà il Signore a dirlo», spiega: «Il gesuita cerca di fare la volontà del Signore, anche il Papa gesuita deve fare lo stesso. Se il Signore ti dice: vai avanti, vai avanti; se ti dice: vai all’angolo, vai all’angolo. È il Signo-re che comanda». Le caratteristiche del suo successore? «Questo è lavoro dello Spirito Santo. Io non oserei mai». E come ha vissuto la caduta di Mario Draghi? «Primo, non voglio immischiarmi nella politica interna italiana. Secondo, nessuno può dire che il presidente Draghi non fosse un uomo di alta qualità internazionale. Ho chiesto a uno dei miei collaboratori: quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Mi ha detto: venti. Questa è la mia risposta». Un appello alle forze politiche? «Responsabilità, responsabilità civica». Francesco ha appena incontrato gli Inuit di Iqaluit, prossimi al Circolo Polare Artico. E ora dice che sì, l’assimilazione forzata dei bimbi nativi è stata un «genocidio». Gli chiedono se la Chiesa rivedrà la dottrina sulla contraccezione e lui non si sbilancia, «il dovere dei teologi è la ricerca, poi il Magistero dovrà aiutare a capire i limiti», ma spiega: «La tradizione è la radice per andare avanti nella Chiesa, la fede viva dei morti, mentre l’“indietrismo” è peccato, è la fede morta dei viventi».