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 2022  luglio 31 Domenica calendario

Il partito della bistecca

Caro Aldo,
Alle elezioni politiche del 1953 si presentò il Partito Nettista Italiano, «il partito della bistecca» che prevedeva al primo posto la disponibilità per tutti i cittadini italiani di una bistecca di 450 grammi ogni giorno. Chiaramente solo pochi si bevvero le fandonie del Net. Oggi molti promettono «tutto e subito», dai M5S a Salvini, per arrivare a Berlusconi con i 1.000 euro di pensione, alberi ecc.. A differenza dei loro progenitori del 1951, gli italiani sembrano abboccare a queste promesse sgangherate ed irrealizzabili. Ma che campagna elettorale sarà? E lei quale risultato prevede?
Giulio Valdonio


Caro Giulio,
il sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato ieri dal Corriere mostra che siamo tornati ai rapporti di forza del 2008. Allora il Pdl e la Lega superarono il 46%: esattamente il valore attribuito oggi al centrodestra. La coalizione guidata dal Pd è data al 33%: vale a dire il risultato del Pd di Veltroni, che è poi il livello storico della sinistra italiana. Prese un terzo dei voti il Fronte popolare nel 1948. Arrivò a un terzo dei voti il Pci di Berlinguer. Si fermò a un terzo dei voti la «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto nel 1994.
In realtà, stavolta il crinale non è tanto tra destra e sinistra, quanto tra sovranisti e globalisti, tra neonazionalisti ed europeisti. Il fronte repubblicano con tutti dentro non nascerà; anche perché se devono scegliere tra i due schieramenti i 5 Stelle scelgono semmai quello sovranista. L’alleanza tentata con il Partito democratico non è mai nata. È stata un accordo tattico, quando il patto tra i 5 Stelle e Salvini che aveva funzionato per oltre un anno si è rotto, il leader della Lega all’epoca al 30% aveva tentato di far saltare il banco, e per evitare la sconfitta elettorale grillini e Pd si sono trovati a governare insieme. Ma poi Conte e Salvini si sono mossi all’unisono sia sul Quirinale, dove non sono riusciti a portare una loro candidatura per l’opposizione di Di Maio (oltre che di Renzi e Letta), e poi sulla caduta di Draghi.
Non è un auspicio, ma una previsione: la vittoria della destra, a mio personale avviso, non è in dubbio. La vera domanda è capire se la destra al governo davvero vorrà dialogare con Orbán e Vox, o si renderà conto che in Europa i veri interlocutori sono Scholz e Macron, e un Paese che veleggia spensierato verso i tremila miliardi di debito pubblico non può fare esattamente come gli pare.