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 2022  luglio 30 Sabato calendario

Intervista a Maria Stella Gelmini

Roma
Ci sono i venti anni di militanza in Fi, che certo non sono facili da archiviare, ma quello con Azione è un «nuovo inizio», dice Mariastella Gelmini dopo la conferenza stampa con Carlo Calenda e Mara Carfagna. «Questa scelta la dovevo al presidente Draghi col quale ho collaborato per 17 mesi, al presidente della Repubblica, agli italiani. E anche agli elettori di Fi che non hanno condiviso la decisione di far cadere il governo».
La separazione con Fi non è amichevole, Antonio Tajani dice che lei e la Carfagna avete «tradito gli elettori» e aggiunge «Franza o Spagna…». Era pronta agli attacchi personali?
«Ma sì certo, l’avevo messo in conto. Non mi stupisco di niente, anche se mi pare di cogliere un eccesso di nervosismo. Ma non voglio rispondere agli insulti. Se un partito perde tre ministri di un governo che ha sostenuto qualche domanda dovrebbero farsela. E come un disco rotto ripetono che dovremmo dimetterci… Peccato che le Camere siano sciolte: da cosa dovremmo dimetterci?».
Lei invece dice di essere coerente con la Forza Italia del ‘94. Insomma, è il suo ex partito ad aver tradito sé stesso?
«Io sono rimasta ferma dove la mia storia, i miei valori e principi, praticati in venticinque anni di militanza politica, imponevano. Forza Italia ha lasciato le impronte digitali sulla caduta di Draghi, un premier autorevole e l’italiano più apprezzato nel mondo. E questo solo per inseguire i calcoli elettorali di Salvini. Così facendo però hanno voltato le spalle a famiglie e imprese e all’Italia».
Ma ci può raccontare come è maturata la decisione di Berlusconi di far cadere il governo che fino a pochi giorni fa si vantava di avere contribuito a far nascere?
«Come è noto Forza Italia è stato l’unico partito di governo che non ha minimamente coinvolto i suoi ministri. Non siamo le persone più adatte a spiegare la decisione incomprensibile di Forza Italia. Avrebbe dovuto distinguersi dalla Lega, invece l’appiattimento è stato totale».
È un dato di fatto che i tre partiti che hanno tolto la fiducia a Draghi sono anche quelli che – in un modo o nell’altro – hanno i rapporti migliori con Putin. Lei crede che la Russia abbia usato i legami con i partiti italiani per far cadere un premier considerato nemico?
«Questo non lo so e voglio sperare che tutte queste ricostruzioni non corrispondano al vero. Certo è che quando la portavoce della Federazione Russa ha auspicato, dopo la sfiducia a Draghi, un governo più amico della Russia, mi sarei aspettata una reazione ferma e determinata. E invece non c’è stata».
Lei ha detto che la scelta è tra Draghi e la Meloni. Pensa che il premier possa tornare a palazzo Chigi, a certe condizioni?
«Nessuno vuol tirare per la giacca Draghi, ma credo che una parte rilevante dell’elettorato si sentirebbe rassicurata dalla prosecuzione di quel metodo di lavoro e di quell’agenda straordinaria di riforme e investimenti. Abbiamo aperto cantieri in tutta Italia, ridotto le tasse, messo 34 miliardi di euro contro il caro energia. Ho aderito ad Azione anche perché Carlo Calenda non ha avuto la benché minima esitazione ad indicare la necessità di proseguire su quella strada. Il manifesto di Azione è proiettato sulle imprese, sulle partite Iva, sui lavoratori: quei mondi per i quali mi sono sempre impegnata in politica».
Sull’alleanza con il Pd deciderete nelle prossime ore. Ma a sentire i “rumors” la cosa sembra ormai fatta e anche voi in conferenza stampa avete dato l’impressione di considerarla come un esito inevitabile, considerando la legge elettorale…
«Io e Mara Carfagna abbiamo appena aderito ad Azione dove abbiamo trovato un’ottima accoglienza e saremo coinvolte nelle decisioni che verranno prese. Ad oggi mi pare che il quadro sia ancora indefinito. I rumors sono rumors, ma è chiaro che le leggi elettorali possono condizionare l’offerta politica».
Le crea disagio la prospettiva di essere alleata del Pd? Riuscirete a governare insieme a Letta?
«Forza Italia governa l’Europa insieme ai socialisti, e usciamo da un’esperienza di governo di sostanziale unità nazionale. E Forza Italia ha già governato con il Pd di Bersani, durante un’altra fase emergenziale. La Lega ha governato con il Movimento 5 Stelle e questo ci ha regalato il reddito di cittadinanza. Non so come andrà a finire ma so che in Azione partecipo a costruire un progetto politico nuovo, guardando al futuro e non alle coalizioni del passato».
Finora era Fi a guidare il centrodestra. Che Italia sarà se vincerà la destra a trazione Meloni-Salvini?
«Il problema è esattamente questo. Forza Italia adesso è lo junior partner della coalizione. Non temo derive autoritarie. Non è questo il punto. Ma da un lato c’è da governare uno dei sette Paesi più industrializzati del mondo e dall’altro c’è un contratto con l’Europa che vale 230 miliardi di euro e il partito di Giorgia Meloni è l’unico partito italiano a non averlo votato. Per non parlare delle infrastrutture: non si può dire sì al termovalorizzatore a Roma e poi marciare a Piombino contro il rigassificatore. Forza Italia anziché pensare agli insulti da rivolgere a chi ha fatto scelte di coerenza, faccia sottoscrivere ai suoi alleati l’impegno per portare avanti i rigassificatori chiunque vinca». —