la Repubblica, 30 luglio 2022
Il complotto contro l’America
«C’è una seconda jihad nel mondo. È una jihadcristiana e americana. Ha fatto i suoi morti, provocato una catena di scontri nella vita civile e cambiamenti aspri e profondi nella vita pubblica e politica, ha affrontato, attaccato e tentato di screditare sia fatti della storia che dati della scienza, ha spaccato gruppi, organizzazioni, partiti politici, ha dato luogo a catene di omicidi (la caccia armata a medici abortisti, dieci attentati, otto esecuzioni) le bombe sistematicamente piazzate nelle cliniche di assistenza alledonne. Questoè un diario in tempo reale del rapporto sempre più aspro, difficile e pericoloso fra religione e politica negli Stati Uniti. Nella grande svolta americana alla fine degli anni Settanta, che porterà da Carter, un presidente religiosissimo elaico,aReagan,unpresidente indifferente alla religione ma deciso a dotare la politica (la propria parte politica) di un nuovo potere: un popolo credente e obbediente. Non è la religione a invadere la politica, ma la politica che invade le religioni. Troppe questioni non possono essere più affrontate liberamente e autorevolmente dallapolitica –secondo la nuova destra – come le discriminazioni razziali, la difesa della scuola pubblica, i diritti umani e civili, i diritti delle donne, la libera scelta degli stili di vita, e persino la libertà di insegnamento e di pratica della professione medica a proposito di aborto e di eutanasia».
Misonopermessodicitaremestesso perché queste righe sono parte di un mio libro pubblicato a New York da Columbia University Press nel 1982, (e poi da Mondadori l’anno successivo). Ledatemiservonoperdimostrare quantopresto,econquanta radice e forza sia cominciato il colpo di Stato di una bene organizzata estrema destra americana per rovesciare l’America dei Federalist Papers, della Costituzione, di Jefferson, di Roosevelt, dei Kennedy. I sei giudici estremisti della Corte Suprema americana che hanno scelto di colpire e abolire l’ aborto, sapendo che il senso politico del gesto superava di gran lunga la natura morale e religiosa di quella libertà di decisione delle donne, sono il risultato vincente di un accurato lavoro di selezione (i giudici della Corte sono scelti dal presidente in carica e durano a vita), svolto con anticipo e accortezza da Reagan e da Trump per garantire ai governi di destra uno spaziopiùgrandedelgoverno.Fraessi siede ancora,ehafirmatolasentenza sull’aborto, il giudice Clarence Thomas, a suo tempo personaggio screditato e tenacemente accusato damoltedonnegiudiciperlasuaostinata abitudine alle molestie sessuali, ma scelto e imposto al Senato a suo tempo da Reagan, sicuro della fedeltà diThomas«aiveriprincipi»chestava portando la destra. Adesso, da giurista anziano, Thomas ha guidato la sentenza più importante della vita americana di molti decenni. I sei giudici hanno giocato sulla sovrapposizione di vari strati di vita e di storia dellaciviltàcontemporanea,troncando in quel modo e in quel punto – sia come simbolo, sia come fatto – una quantità di diritti sul v ivere libero di esseri umani capaci di scegliere e autorizzati a farlo dalle proprie leggi o – come nel caso della scelta di aborto in America –, da una sentenza (la famosa Roe vs Wade) che è stata accettata e rispettata dal mondo politico, da quello giuridico e dall’opinione pubblica americana per oltre cinquant’anni. Come nel gioco del bowling, illanciobencalcolatodi unasola boccia può abbattere tutti i birilli. Qui, nelle stanze solenni della Corte Suprema americana, non è il contenuto morale della materia aborto a contare, ma un grande punto segnato nel lavorio indefesso del colpo di Stato, o, come ha detto nel celebre titolo di un suo libro Philip Roth, nelComplotto control’America.
Ma questa epoca ha lasciato il suo segno anche in due gravissimi atti diterrorismo americano, la vicenda di Waco, una chiesa del Texas che aveva fatto incetta di armi, è saltata in aria uccidendo quasi cento fedeli, compresi molti bambini (1993). E l’attentato che ha fatto esplodere (per una bene organizzata vendetta contro l’assedio di Waco) il palazzo federale di Oklahoma City (1995), provocando quasi duecento morti, tra cui molti piccoli ospitati nella scuola materna. Noiadessocitroviamonelpunto di arrivo (in un punto d’arrivo) di unalungamarciachenonècertofinita (giudicate voi dai discorsi di Trump, come testimoniati da stretti collaboratori nell’inchiesta in corso al Senato americano sull’assalto al Pentagono) versoun’America deltutto spoglia di democrazia, occupata da un popolo a cui è stata messa inmano una Bibbia pietrificata in un passatoremoto.Unpuntodaconsiderare con molta attenzione è la religione come fatto politico, partecipazione di grandi folle, cerimonie fondate sui miracoli in chiese gigantescheche sono anche centri di produzione televisiva e che non chiudono mai. Trasmettono nella notte e presentano nuovi predicatori. I predicatori televisivi occupano nello stesso tempo lo spazio della fede e quello della propaganda, di Dio, che ovviamente è sempre con noi, e indicano di volta in volta l’uomo giusto, ma diffondono anche il rigetto per la politica sbagliata che diventapeccato.
Intanto si pongono alcuni problemi. Che rapporti ci sono con la chiesa cattolica? Che rapporti con Israele? Che rapporti con l’America delle armi? Ecomehafattoquestafolladicredenti (in gran parte ispanici e neri) a seguire un vasto stato maggiore di leaderbianchi,alcuni deiquali arrivano come consiglieri fino alla Casa Bianca dei Reagan e dei Bush? Ricordo, a pochi giorni dall’inaugurazione presidenziale di Ronald Reagan, la prima conferenza stampa del reverendo Jerry Falwell, apparso subito in prima fila nella grande coalizione chiese-Stato che sosteneva Reagan. Il luogo era il Capocabana Club, uno dei più cari alla mondanità newyorchese. Noneralaconquistadiunfortino, la fede che scaccia il peccato. Il proprietario del frivolo club compariva accanto al reverendo e insieme celebravano sia il nuovo presidente, sia lo sforzo di uomini come Falwell di «ridare una spina dorsale all’America». Le chiese del colpo di Stato sono statemoltoprudenticonlachiesacattolica. Ma la chiesa cattolica lo è stata dimeno.Lagerarchiacattolicaamericana ha visto subito, con attenzione e poi con apprezzamento, la continua condanna dell’aborto, in un Paese cheavevatutelatocosìalungolostrumento fragile di una sentenza e aveva resistito e stava resistendo da decenni allarichiesta cattolica del divieto pieno e assoluto.
Quell’attenzione, quell’apprezzamento sonodiventatialleanzacattolica con la cultura americana antiabortista inespansione,senzabadareaidiritti ignorati od osteggiati in ogni altro campo della vita sociale dai neocristiani. ConIsraele inuovileader religiosi dell’eradiReaganhannogiocato due carte. La prima è stata sostegno assoluto anche nella difesa di Israele, ma in cambio la presenza a Gerusalemme dei nuovi gruppi religiosi americani.Èstatounlegamedurato poco. I nuovi cristiani sono stati accusatiquasisubitoditentatoproselitismo e rispediti in America. I nuovi culti hanno tentato allora una seconda carta. E hanno concluso per un nuovo legame, senza alcun tentativo ditrasformarel’alleanzapoliticain alleanza religiosa. Più facile il rapporto fra America della fede miracolistica e l’America delle armi.
Nella nuova coalizione di credenti si è inserito il diritto di «portare le armi per scortare Dio». Ovvero per dire: se qualcuno nega i diritti di Dio e della fede, noi siamo pronti. E infatti per questa porta si entra nel percorso armato della nuova religiosità. Nasce il terrorismo americano, di cui parlavo nel 1982, ovvero terrorismo di americani contro americani. Il governo di Dio, armato in nome di Dio, non può avere che un nemico: il governo federale che infatti propone e sostiene diritti chenonsipossonoaccettare.Trovo scritto all’inizio del libro-inchiestaRaccolti di rabbia del giornalista investigativo americano Joel Dyer (1998, in Italia 2002, editore Fazi): «Tutto ciò trova oggi espressione nelle azioni estreme di movimenti che combattono il governo federale. Sitratta di centinaia di migliaia di persone che dispongono diunaretedicomunicazione e propaganda capillare efficacissima. Sonogli autoridinumerosiattentati dinamitardi e, quasi certamente, anche delle lettere all’antrace. Chiamano sestessi patriots».Enoii patriots americani li abbiamo visti in quell’indimenticabile 6 gennaio 2021, quando hanno dato l’assalto al Campidoglio americano, su ordine e incitazione del presidente sconfitto Donald Trump, tutti con la vistosa inclinazione a spaccare,sfondare e fare male. Adesso l’ex presidente, il capo di Stato che ha violato tutti i punti del suogiuramento,aggiungendoviolenza e volgarità, è sotto inchiesta di una commissione del Senato: non è ancora un processo e potrebbe non diventarlo.
Noi sappiamo che in questo braccio diferrotral’AmericadellaCostituzione e quella dei patriots si gioca sopratutto una questione di fermezza e di forza. La questione del divieto di aborto che i sei giudici della destra intendono imporrealledonneamericane serve a scuotere e squilibrare di più la grande e confusa scena americana fra Reagan e Trump. Non saranno i vincitori. Ma il danno è grande e un duro colpo è stato inferto: il divieto di aborto non è che una parte e un inizio del complotto contro l’America