Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  luglio 30 Sabato calendario

Un barbie da film

Per vedere in sala Barbie, il film dedicato alla leggendaria bambola – una commedia romantica, stando alle prime indiscrezioni – bisognerà aspettare un anno, visto che la data di uscita è il 21 luglio 2023. Ma questo ormai è solo un dettaglio: sono infatti bastati pochi scatti rubati sul set californiano della pellicola, per far annunciare agli esperti che questa è l’estate della Barbie-mania. Anzi del #Barbiecore, per dirla alla TikTok, dove il termine in pochi giorni ha già racimolato venti milioni e passa di visualizzazioni.
È merito certo della curiosità attorno al film diretto da Greta Gerwig, che promette una versione femminista e moderna della bambola, come pure dell’entusiasmo suscitato dai costumi creati da Jacqueline Durran, che dalle immagini trapelate paiono riprendere i gioiosi, eccessivi e iperaccessoriati look creati per lei negli anni Ottanta e Novanta. E in effetti, le tenute di Barbie (Margot Robbie) e Ken (Ryan Gosling) in rollerblade a Venice Beach, con marsupi, body sgambati e visiere coordinate, sono memorabili. Ma soprattutto, è merito della precisa confluenza tra tendenze, gusti e sensibilità del pubblico: in altre parole, ilBarbiecore non è solo merito di Barbie.
Prima di tutto, l’ottimismo e la femminilità senza retropensieri cui la bambola sottende non sono più oggetto di critiche, tutt’altro. Mentre imillennial sono cresciuti con l’idea che Barbie incarnasse un ideale di donna stereotipata e datata – bionda, magra, ricca, bianca –, i più giovani GenZ l’hanno conosciuta in una veste riveduta e corretta, frutto di un attento studio della casa produttrice Mattel volta a renderla un simbolo di diversità: varie etnie, fisici, stili di vita, estetiche, professioni.
Barbie s’è insomma messa al passo coi tempi, in linea con l’implacabile politically correct delle nuove generazioni: è indicativo che la colonna sonora del film non conterràBarbie girl degli Aqua, il brano più famoso che le sia mai stato dedicato, ma anche il più ferocemente satirico. Quella che ilBarbiecore esalta è una “donna” che si veste per sé, non per adeguarsi ai canoni di qualcun altro.
Ma a rendere tutto questo un vero fenomeno di costume è stato illockdown. Le riprese del film sono coincise con la fine delle restrizioni della pandemia, cioè con quel ritorno alla vita sociale che i designer vanno citando da tempo con collezioni decorate, vispe e colorate: Barbie con il suo immaginario è stata quindi la ciliegina sulla torta.
Per esempio: di sicuro Pierpaolo Piccioli non aveva in mente lei quando, per la collezione di Valentino per il prossimo autunno/inverno, ha utilizzato solo il PinkPP, la sua sfumatura di rosa ciclamino; però, la sua sfilata è diventata comunque uno degli emblemi della tendenza, forse il più riconoscibile; idem per le ciabattine con il tacco di vernice colorata di Chanel, introvabili, o degli abitini rosa pastello pieni di ruches di Blumarine.
Ma non c’è molto da stupirsi visto lo stretto rapporto che c’è sempre stato tra Barbie e la moda: negli anni quasi tutti gli stilisti l’hanno vestita e c’è pure chi, come Moschino nel 2015 e Balmain questa primavera, ha creato “veri” abiti modellati su di lei, vestendo le proprie clienti a sua immagine e somiglianza. AlBarbiecore ha contribuito anche il ritorno dello stile dei primi anni 2000, un periodo in cui certe nuance e certi abiti dettavano legge. La combinazione tra i vari elementi ha perciò favorito la viralità del fenomeno: Dayna Isom Johnson, responsabile marketing della piattaforma di vendita tra privati Etsy, ha spiegato come negli ultimi mesi le ricerche di pezzi riconducibili alBarbiecore siano cresciute del 35 per cento. Un bel salto in avanti, tanto che parecchi rivenditori, per attirare la clientela, hanno iniziato a usare il termine a prescindere, consci della sua popolarità.
Inoltre va ricordato che i social sono già stracolmi di Barbie: da quella vera, che grazie all’account di Instagram Barbiestyle racconta il suo lato più modaiolo a quasi 2 milioni e mezzo di follower, ai fan che replicano la sua esistenza in tutto e per tutto, casa e arredi compresi. Per non parlare degli influencer, che da anni dominano il digitale attraverso il racconto di esistenze perfette come quelle della bambola, tra filtri che levigano la pelle fino a farla sembrare, per l’appunto, finta, case da sogno e guardaroba sterminati. Per i loro follower, tutto sommato la vita impeccabile di Barbie deve apparire come la norma.