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 2022  luglio 30 Sabato calendario

Le 90 teste dei Cinque stelle che salteranno a causa del tetto del doppio mandato

La paura fa novanta, come le teste dei Cinque Stelle pronte a saltare a causa del tetto del doppio mandato. La telefonata di giovedì tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte che ha portato al no secco a deroghe lascia diverse vittime sul campo. Conte ha spiegato ai big che «Grillo è stato irremovibile, non ha voluto sentire ragioni». Impossibile un compromesso.
Il no di Grillo determina la fine della carriera politica nel Movimento per quarantanove parlamentari e una quarantina tra consiglieri regionali ed eurodeputati. Per tutto il giorno tra i Cinque Stelle si insinua una domanda: è l’inizio del nuovo corso o la resa dei conti finale? Il post in cui Conte annuncia la linea dura è stato salutato dai militanti sulla Rete con malumori, perplessità, mugugni. Ecco questi malumori sono solo una minima parte di quelli che corrono – salvo poche eccezioni – tra gli eletti che vedono la loro carriera politica stroncata. «Conte e Grillo ci hanno ucciso per lo stesso motivo: sono troppo deboli. Uno per imporsi agli occhi del garante, l’altro per cacciare un leader che non lo convince né lo ha mai convinto», commenta un Cinque Stelle. E mastica amaro: «Alla fine tutta questa debolezza la pagheremo alle urne. In un momento di difficoltà potremo contare su Mario Turco e Riccardo Ricciardi come frontman».
Le stilettate verso i contiani sono fortissime. Ma anche i fedelissimi del presidente non lesinano commenti al vetriolo. C’è chi tra le seconde file dice: «Bye bye...» alludendo con malizia ai posti che si liberano in lista. C’è chi invece commenta lapidario: «Si apre una nuova fase».
Ma prima che la nuova fase si apra i candidati in lista dovranno passare sotto le forche caudine delle regole per le candidature, stilate dal comitato di garanzia, composto – ironia della sorte – da tre big tagliati fuori dai vertici (Roberto Fico, Virgina Raggi e Laura Bottici). I loro colleghi in uscita premono per un «principio di equità». «Ora non si deroga su nulla, a partire dal principio di territorialità», spiega un Cinque Stelle. In pratica i candidati come in passato dovranno essere residenti nelle zone in cui saranno in lista. Quindi nessuna candidatura multipla o in collegi «blindati». A rischio sono soprattutto i pochi big rimasti al Nord e al Centro, come Stefano Patuanelli (Friuli-Venezia Giulia) o i vice Ricciardi (Toscana) e Alessandra Todde (candidata alle Europee in Sardegna). C’è chi chiede anche che, come per le Parlamentarie delle due precedenti Politiche, i «capilista vengano scelti tramite consultazione online e non calati dall’alto».
In realtà, per Conte le carte da giocare in campagna elettorale sono davvero poche. Con Alessandro Di Battista lontano, Raggi tagliata fuori, rimane Chiara Appendino come volto nuovo. «Sarà il partito di Conte», dice ironico un Cinque Stelle. La campagna elettorale rischia, quindi, di vedere molti palchi orfani dei protagonisti dell’ultimo decennio. Molti dei big uscenti, intanto, cominciano a pensare al futuro. Se già a giugno Stefano Buffagni aveva detto a Un giorno da pecora «Torno a fare il commercialista», ieri è stato un fuoco di fila di dichiarazioni su quello che verrà dopo la politica. Luigi Gallo sarà impegnato nel lancio del suo secondo libro Il manifesto della società del benessere, Angelo Tofalo vestirà di nuovo i panni da ingegnere, molti assicurano che faranno valere le competenze acquisite.
Di sicuro, queste ultime settimane di legislatura rischiano di riservare altre sorprese. E altri addii. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, l’ex capogruppo del Movimento Davide Crippa e la deputata Alessandra Carbonaro, che ieri ha lasciato il partito, terranno una conferenza stampa lunedì alla Camera. I rumors di palazzo li vogliono pronti a lasciare il Movimento per imbarcarsi in una nuova avventura politica: dovrebbero essere candidati in liste collegate al Pd alle prossime elezioni. «Che bella mossa, Beppe – commenta un Cinque Stelle —. Così a settembre potremo vedere molti ex parlare male di noi in televisione». Insomma, prima di assistere all’inizio di un nuovo corso – per rispondere alla domanda che nel M5S molti si sono posti – prima i Cinque Stelle dovranno passare da una resa dei conti.