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 2022  luglio 29 Venerdì calendario

Intervista a Mara Carfagna che sceglie Calenda

È stata una lunga e sofferta riflessione. Ma Mara Carfagna ha deciso: «La scelta più difficile, anche umanamente per la riconoscenza che devo a Silvio Berlusconi, è stata quella di lasciare FI. Il passo successivo è stato più semplice. Oggi formalizzerò la mia candidatura con Azione di Carlo Calenda, che rappresenta a mio giudizio l’unica proposta politica capace di salvare il Paese da una nuova stagione di estremismi».
Perché Azione?
«Perché ha una proposta europeista, liberale, garantista, fedele al patto europeo e occidentale, capace di dire la verità agli elettori, di prendere impegni seri e poi di rispettarli fino in fondo, e quindi in sintonia con tutto ciò in cui credo da sempre».
Nel centrosinistra si discute ancora su come presentarsi: crede in un’alleanza di Azione con i progressisti di Letta o sarebbe più utile una corsa solitaria?
«Sono una persona pragmatica, e per me la domanda è un’altra: qual è la soluzione più utile per costruire, nel prossimo Parlamento, un’area moderata capace di incidere sulle scelte di governo e di far pesare le ragioni dell’impresa, delle famiglie, dell’Italia stanca di salti nel buio? La risposta arriverà presto. La corsa “in purezza” sarebbe bellissima e anche più facile, ma so bene che le regole del sistema elettorale non la aiutano».
Ma quali sarebbero in caso i rischi di corsa solitaria del centro e quali quelli di una sorta di «fronte anti-Meloni» che potrebbe far perdere consensi sia a destra che a sinistra?
«Non vedo rischi nella corsa solitaria, se non quello di un meccanismo elettorale che penalizza moltissimo chi non si associa ad altri. Non ho scelto Azione per partecipare a un fronte “contro” ma per dare una speranza a chi crede in questo Paese, nella sua possibilità di crescita, ed è stufo di irresponsabilità politica».
Quale è il suo giudizio sul Pd, per come si è mosso nel governo e per come si sta ponendo?
«Non mi piace fare l’opinionista sulle scelte degli altri, ma è ovvio che il Pd è stato preso in contropiede dalle scelte di Giuseppe Conte e capisco il momento di confusione. Pensavano di “normalizzare” il M5S, i fatti dimostrano che era una missione impossibile».
Si parla di «agenda Draghi», e anche di Draghi come premier nel caso in cui nessuno schieramento dovesse prevalere: se accadesse, lei ci spera?
«Da cittadina vorrei avere Mario Draghi premier anche nella prossima legislatura, e i sondaggi ci dicono che oltre metà degli italiani, compresi tanti elettori del centrodestra, la pensa allo stesso modo. Mi candido con Azione anche perché è il solo partito a dire apertamente che Draghi sarebbe ancora il premier ideale. Se questo non dovesse accadere, il nostro compito è continuare ad applicare il metodo di lavoro sperimentato fino al 20 luglio: pragmatismo, serietà, capacità di decidere».
Berlusconi si dice «amareggiato»: ha provato a trattenerla? E come?
«Ho avuto una lunga conversazione con Berlusconi, che ha speso bellissime parole di apprezzamento per il mio lavoro. La stima reciproca rimane intatta. Ma non potevo restare in un partito che, davanti a una scelta di crisi, tra salvare il Paese ed esporlo a un’ennesima avventura, prende la seconda strada senza neanche chiedere: quali sono i rischi per le categorie, per le imprese? Che succede al Piano di Ripresa se revochiamo la fiducia?».
Le scelte
L’alleanza con Letta?
La corsa solitaria,
«in purezza», sarebbe bellissima e anche più facile, ma so bene
che le regole del sistema elettorale non l’aiutano
Perché una persona come lei, che è apprezzata nel centrodestra come nel centrosinistra, non poteva rimanere nel suo schieramento, con un ruolo magari di front runner di FI, per bilanciare la forza dei due partiti di destra che hanno grandi chances di governare?
«È quello che ho fatto negli ultimi quattro anni ma le mie parole, le parole di chi ha militato nella prima Forza Italia moderata, europeista, liberale, volavano nel vento e spesso mi sono sentita isolata. Se fossi rimasta dopo la messa alla porta di Draghi avrei barattato la mia coscienza, le mie idee, con una poltrona. Non potevo».
Cosa pensa di Meloni? C’è davvero un pericolo fascismo in Italia?
«Come ho spesso ripetuto, prendere voti e governare sono due mestieri diversi. Gli estremismi fanno bene il primo lavoro e fanno malissimo il secondo. Le storie parallele del M5S e della Lega, votatissimi nel 2018 e poi naufragati dal Papeete in poi, ce lo confermano. L’Italia alle prese con la crisi del gas, l’Italia dove cala il potere di acquisto, della disoccupazione record, degli investitori che fuggono, ha bisogno di gente che sappia governare. Meloni sotto questo profilo è quantomeno un’incognita».
E sulle ipotesi di influenze russe nella crisi italiana di cui si sta molto parlando in queste ore: lei ha percepito qualcosa, o teme ambiguità future?
«Nel 2018, il Contratto di governo stipulato dalla Lega con i Cinque Stelle definiva la Russia “interlocutore strategico”. Le relazioni di Salvini e Meloni con Viktor Orbán, che in questo momento è una sorta di quinta colonna russa in Europa, non sono mai state interrotte. L’ambiguità è nei fatti, non è un’opinione, e ogni timore è fondato».
Chi l’ha delusa nel suo partito, Berlusconi o i suoi consiglieri, ai quali viene spesso data la massima responsabilità per la svolta che ha fatto cadere il governo Draghi?
«Non voglio entrare nel merito delle vicende del partito, anche per una questione di stile».
In Azione ritroverà alcuni colleghi e colleghe che hanno la sua stessa militanza, come Gelmini: si aspetta altri arrivi dal fronte di cui faceva parte, come Toti?
«Lo spero. Potremmo fare una bellissima battaglia di coerenza e responsabilità insieme ai tanti amministratori sul territorio che hanno fatto questa scelta».
C’è un «caso» Renzi? Pensa sia giusto coinvolgere Iv in un polo di centro?
«Tutte le persone che hanno la stessa idea dell’Italia e della politica, in questo momento, dovrebbero stare dalla stessa parte».
Berlusconi
Ho avuto una lunga conversazione con Berlusconi, che ha speso bellissime parole
di apprezzamento per il mio lavoro. La stima reciproca rimane intatta
Cosa le mancherà di più di Forza Italia, e anche della sua esperienza di governo?
«Per carattere tendo a guardare avanti, non vivo di rimpianti ma di entusiasmo: comincia una nuova impresa che posso affrontare a testa alta, fedele alle mie idee e ai miei valori, tutto il mio impegno è verso il futuro».