il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2022
Il Mar Nero tra guerre, storie e leggende
I Greci e il Mar Nero – I Greci lo chiamavano Pontos Euxeinos, Mare Ospitale. Avevano fondato a partire dall’VIII secolo a.C. numerose colonie sulle sue coste: nuclei di cittadini spediti a sfruttare terre prima inutilizzate, in genere senza contrasti con le popolazioni locali.
Ricordiamo sulla costa occidentale Byzantion, Odessa (non la attuale città ucraina, ma Varna in Bulgaria) e Tomis (in età romana sarà esiliato qui il poeta Ovidio); a nord Olbia (proprio in Ucraina, che per il resto era inserita nell’“impero nomade” degli Sciti, grandi cavalieri e temibili arcieri) e poi Chersonesos e Panticapeon (Kerch) nella penisola di Crimea; sulla costa meridionale (oggi turca) Trapezus (Trapezunte) e Amastris. Era inoltre ambientato in questo mare un noto mito ellenico: gli Argonauti alla caccia del Vello d’Oro della Colchide, all’estremità orientale. Non mancano tesori d’arte: per esempio gli splendidi vasi “di Panticapeon”, o “di Kerch”, peculiare fase produttiva (IV secolo a.C.) della grande ceramica attica figurata. Negli esemplari qui esportati in massiccia quantità, oltre al rosso e al nero abituali sono impiegati il bianco e l’oro, con effetti di particolare vivacità Per quanto riguarda il territorio oggi ucraino, da ricordare gli ori presenti nei tumuli principeschi degli Sciti: spicca un celebre pettorale d’oro del IV secolo a.C. con scene di lotte fra animali, forse eseguito da artisti greci, rinvenuto nel 1971 in località Tovsta Mohila presso Pokrov (Dnipro) e conservato a Kiev, Museo dei tesori storici.
I Greci e il Diluvio. – Al di là dei miti propri (come gli Argonauti di cui si è detto), i Greci condividevano, con adattamenti, anche narrazioni presumibilmente elaborate altrove: per esempio il Diluvio Universale. Nella versione ellenica si narrava che Zeus, disgustato dalla violenza omicida degli uomini, avesse scatenato una terribile pioggia di nove giorni e nove notti.
La narrazione più nota è però ovviamente quella della Bibbia, con la vicenda dell’Arca di Noè, che si collocherebbe nel VI millennio a.C. Ma era diffusissima nel Vicino Oriente antico anche l’Epopea di Gilgamesh, re di Uruk. Redatta in molteplici versioni, narra le tante vicissitudini affrontate dal sovrano, fra cui appunto il Diluvio, che qui dura però “solo” sette giorni e sette notti. Con diverse angolazioni, il racconto di un evento particolarmente catastrofico è poi presente un po’ dovunque, in tutti i continenti.
Negli ultimi decenni qualche studioso si è però concentrato proprio sul Ponto Eusino, ricostruendo questa serie di eventi: in origine il Mar Nero era un lago, separato dal Mediterraneo da un istmo e posto a un livello inferiore, con le sponde popolate di insediamenti. Quando, alla fine dell’ultima era glaciale, circa 7500 anni fa, l’acqua derivata dallo scioglimento dei ghiacciai “gonfiò” i mari, il Mediterraneo scavalcò impetuosamente l’istmo, determinando una forte variazione di quota della superficie del lago, che diventava mare, e mettendo in fuga gli abitanti delle coste.
La situazione del Mar Nero è peculiare: non dappertutto, infatti, un mare si è rovesciato violentemente dentro un lago, e bisogna dare atto a William Ryan e a Walter Pitman (Columbia University) che aver formulato questa ipotesi per il Ponto non è banale. Inoltre, lo specialista di ricerche subacquee Robert Ballard (a lui si deve fra l’altro il ritrovamento del relitto del Titanic), sponsorizzato dal National Geographic, ha scoperto lungo la costa turca tracce di insediamenti databili fra 7000 e 8000 anni fa (resti di capanne presso la foce di un fiume) a 91 metri di profondità: si ha così un’idea più precisa dell’entità del fenomeno.
Attacco persiano agli Sciti – Prima e dopo questo evento si andarono insediando nell’area pontica popolazioni nomadi provenienti dal nord. Si è detto degli Sciti in Ucraina: nel 512 a.C. o poco dopo, subirono un attacco da parte dell’imperatore persiano Dario.
Un attacco proprio in quell’area? È paragonabile a quello oggi scatenato dalla Russia? Quali erano i motivi? Rispondere è complesso. L’imperatore persiano era una figura che i Greci stessi (che non molto dopo avrebbero affrontato anche loro quella grande potenza) chiamavano con timore e deferenza “il Grande Re” o “il Re dei Re” o “il Re dei Paesi dell’Universo”, cosa che nessuno si sognerebbe di fare con Putin: in entrambi i casi, però, c’è una potente aspirazione all’espansione territoriale, propria di ogni imperialismo e variamente motivata. Per esempio, prestigio da recuperare: un illustrissimo predecessore di Dario, Ciro il Grande, era stato respinto e ucciso dai Massageti dell’Asia centrale guidati dalla mitica regina Tomiri: ci voleva un’impresa compensativa, e se a est era andata male poteva avere un senso cambiare obiettivo, tanto più che il Mar Nero era un’area molto appetibile. Dario varcò il Bosforo su un ponte di barche per poi avanzare lungo la costa occidentale, già popolata di città greche. Quando i Persiani giunsero nelle terre degli Sciti (che loro chiamavano Saci), nessuno aiutò gli aggrediti (come invece avviene compulsivamente oggi), ma il re Idantirso trovò contromisure. Gli Sciti stessi, in quanto nomadi, non avevano città o punti di riferimento fissi, e spaziavano a piacimento in terre estesissime. In questi spazi il re “inventò” una fuga quasi senza meta, volta solo a eludere l’invasore (Dario mandò addirittura messaggeri per rimproverare l’avversario di non accettare la battaglia campale, e quello gli rispose per le rime): dopo quindici giorni di inutile marcia fino al Dnestr, i Persiani tornarono indietro senza alcun risultato.
Dall’antichità al Medioevo – Secoli dopo, la riva meridionale è inglobata nell’impero di Alessandro Magno; più tardi ancora, regna sul Ponto una potente dinastia di sovrani, che si chiamano quasi tutti Mitridate o Farnace. Mitridate VI “il Grande” sfida Roma, ordinando nell’88 a.C. (tremenda provocazione) una strage degli Italici residenti in Asia Minore, e poi affrontando l’Urbe in tre guerre: l’ultima (in cui è anche tradito dal figlio Farnace) gli è fatale, e il re si fa uccidere da un suo ufficiale (63 a.C). Nel 47 Farnace sarà sconfitto a sua volta da Cesare a Zela. Il Ponto, insieme con la vicina Bitinia, costituirà una florida provincia romana, e la città di Nicomedia sarà addirittura una delle capitali dell’impero tardoantico.
A partire dall’Alto Medioevo (VI-VII secolo d.C.) nei territori gravitanti sul fiume Dnepr si insediano popolazioni slave; a queste nel IX si uniscono i Rus’ (nelle lingue scandinave significa “uomini che remano”) provenienti dal nord, e la “Rus’ di Kiev” è l’entità, il nucleo, dai cui futuri sviluppi deriva il nome, e anche l’estesissima realtà territoriale, della Rossija, o Russia. Fra 1237 e 1241 la Rus’ sarà invasa dai Tatari, popolazione di origini turche precedentemente insediatasi a nord della Mongolia; nel secolo successivo subentrano ai Tatari la Lituania e poi la Polonia. Per i Polacchi la Rus’ di Kiev è una sorta di confine verso cui tendere. “Confine” in polacco si dice “Ukraina”, e questa nuova definizione sancisce l’inizio di una nuova storia.