Anteprima, 7 giugno 2022
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Biografia di Gianni Clerici
Gianni Clerici (1930-2022). Tennista. Scrittore. Giornalista. Famoso commentatore del tennis (su Repubblica e, fino a Wimbledon 2011, su Sky con Rino Tommasi). Dal 15 luglio 2006 nella Hall of Fame del tennis di Newport (California), primo giornalista europeo ad avere questo onore, secondo italiano in assoluto dopo Nicola Pietrangeli. Motivazione: «Per il suo contributo alla diffusione del tennis, per aver seguito 170 tornei del Grande Slam in più di 40 anni di attività, per aver scritto oltre seimila articoli seguendo a bordo campo le gesta degli eroi della racchetta». «Gianni era nato a Como il 24 luglio 1930, da famiglia comancina a memoria d’uomo. Prima categoria e azzurro di tennis, aveva partecipato a Wimbledon nel 1953 perdendo al primo turno contro lo jugoslavo Stefan Laslo. Per problemi di salute era stato costretto ad abbandonare la carriera di giocatore da numero 5 d’Italia, per poi laurearsi con una tesi in Storia della religione romana. Ha iniziato la sua carriera di giornalista a La Gazzetta dello Sport, poi è passato al Giorno fin dalla fondazione del quotidiano e infine a la Repubblica. Era considerato il maggior esperto di tennis del mondo, soprattutto dopo la pubblicazione, nel 1974, di 500 anni di tennis (Mondadori), una bibbia del gioco tradotta in francese, inglese, tedesco, spagnolo e giapponese e ancora oggi il libro di tennis più venduto al mondo» [Marianantoni, GdS]. «Ho davanti a me alcuni dei tanti libri di Gianni Clerici, Quello del tennis, dal titolo di una “storia della mia vita e di uomini più noti di me”, che reca in copertina la fotografia di un ragazzino che si produce in una volée di diritto in avanzamento con tecnica impeccabile (eppure non era il diritto il suo colpo migliore per via di un’impugnatura troppo chiusa, che, diceva, aveva imparato a modificare “da vecchio”). Difficile dire quale sia stato il libro più riuscito in una produzione così ampia, che comprende romanzi, anche raccolte di poesie, e due lavori teatrali. Personalmente voterei per I gesti bianchi, evocativo di una suprema eleganza stilistica non solo nei gesti, ma anche nell’abbigliamento, ormai offuscati da troppi rovesci bimani e da divise chiassose più adatte a un pigiama che a un incontro di tennis. Di sicuro il libro che lo ha reso famoso, in Italia e nel mondo, è 500 anni di tennis. “Dopo aver frugato sottotetti e cantine, consumata una scrivania del British Museum, intervistato più di settecento addetti ai lavori, un giovane Clerici aveva finalmente dato alle stampe, nel 1974, il suo riassunto di ben 500 anni di tennis”. Così recitava il risvolto di copertina della prima edizione di quest’opera monumentale, che non si riesce a reggere con una mano sola. Fu tradotto in sei lingue, compreso il giapponese, e Enzo Biagi lo definì “il libro italiano più conosciuto dopo la Divina Commedia e Pinocchio”. E Italo Calvino, che di Clerici era un estimatore, disse che era la prova che Gianni era “uno scrittore in prestito allo sport”. Giudizio che suonava ingeneroso verso chi scrive di sport. Soprattutto per chi, come Clerici, veniva da una scuola, quella del Giorno di Italo Pietra, la cui pagina sportiva era ricca di scrittori, a cominciare da Gianni Brera» [Galimberti, Rep]. «Chi era Gianni? Per Brera era l’homo burgenses comecinus. Le sue parole possono essere sposate da tutti: “Si ritenne votato alle Lettere, coltivandole con amorevole incostanza. Perché considerarsi votato alle Lettere significa veder chiaro in se stessi, ma non al punto da ignorare che il genio chiede paziente fatica, e Gianni Clerici è più sovente geniale quando si spazientisce e i suoi amici lo sanno, ma non trascurano di vessarlo con autentiche intimidazioni pratiche”» [Rossi, Rep]. Morto a Bellagio, sul lago di Como.