3 giugno 2022
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Biografia di Angelina Jolie (Angelina Jolie Voight)
Angelina Jolie (Angelina Jolie Voight), nata a Los Angeles (California, Stati Uniti) il 4 giugno 1975 (47 anni). Attrice. Regista. Vincitrice, tra l’altro, di un premio Oscar alla migliore attrice non protagonista (2000, per Ragazze interrotte di James Mangold) e di un premio Oscar umanitario Jean Hersholt (2014, per le sue attività filantropiche). Già annoverata da Time tra le 100 persone più influenti del mondo (2006, 2008), nonché definita da Forbes la celebrità più potente del mondo (2009), l’attrice più potente del mondo (2006-2008, 2011-2013) e l’attrice più pagata di Hollywood (2009, 2011, 2013). «Se fossi nata in tempi diversi, mi avrebbero bruciata sul rogo solo perché sono sempre stata me stessa» • Ascendenze tedesche e slovacche per parte paterna, franco-canadesi, olandesi, tedesche e amerindie (urone e forse irochesi) per parte materna • «Dal momento in cui è nata, il 4 giugno 1975, si è sentita ripetere due cose: “you are gorgeous”, cioè sei bella, anzi bellissima, e “you are trouble”, sei una peste e generi guai. Difficile smentire entrambe le affermazioni. […] I genitori Jon Voight e Marcheline Bertrand trovarono nella sua nascita un momento di pacificazione e amore, all’interno di un rapporto segnato dai litigi e dai continui tradimenti da parte del padre. Jolie in realtà è il suo secondo nome, ma Angelina ha deciso di adottarlo come cognome, abbandonando quello paterno e dichiarando di sentirsi molto più vicina alla tribù dei nativi americani Uroni, da cui discende da parte materna. I ricordi d’infanzia sono segnati da una continua tensione e “un lancinante senso di abbandono”, dal quale racconta di non essersi mai ripresa» (Antonio Monda). «Il giornalista investigativo Andrew Morton, […] che nel 2010 ha scritto su di lei Angelina: An Unauthorized Biography, narra delle continue scappatelle di Voight, quando lei era piccolissima. E di mamma Marcheline talmente sconvolta da lasciarla alle cure di una baby-sitter perché guardare quella bambina, copia esatta dell’uomo che amava e che continuava a ferirla, era per lei troppo doloroso» (Stefania Saltalamacchia). Ancora secondo Morton, da piccola la Jolie detestava il padre e le sue amanti al punto di «urinare nei loro cocktail». Nel 1978 l’inizio delle pratiche per il divorzio (poi concluso nel 1980) tra Voight e la Bertand, «che abbandonò la sua carriera da modella e attrice per allevare Jolie, tre anni, e suo fratello James Haven. […] Angelina […] ha sempre detto di essere stata ispirata alla recitazione dai film visti con sua madre, negando ogni influenza paterna. Quando Angelina aveva 11 anni, la famiglia si trasferì a Los Angeles, dove la ragazza si iscrisse ai corsi di recitazione del Lee Strasberg Theatre, per abbandonarli dopo un paio di anni, a 14, quando disse di voler diventare direttore di pompe funebri e iniziò a mostrare la sua passione per il nero, per i tatuaggi e per i simboli gotici, che avrebbero poi caratterizzato il suo personaggio» (Glauco Maggi). «Oggi sembra impensabile che […] possa essere stata presa in giro dai compagni di scuola per come mortificava la propria bellezza, ma l’adolescenza di Angelina Jolie è stata caratterizzata da un’angoscia soffocante, che l’ha portata persino ad atti di violenza sul proprio corpo. In quegli anni non era la donna formosa e sicura della propria avvenenza che ha sedotto il pianeta, ma una punk magrissima e piena di braccialetti, che si copriva il volto con enormi occhiali neri. Anche i pochi amici la consideravano strana e inquietante, specie quando andava a sballarsi in discoteca ballando il moshing (in italiano diremmo “pogare”) fino all’alba. A chi le chiede di ricordare quel periodo, risponde: “Collezionavo coltelli e oggetti taglienti. Per qualche strano motivo il rito di tagliarmi e sentire il dolore, e forse sentirmi viva sentendo un po’ di sollievo, per me era terapeutico”. Era attirata morbosamente dalla morte, Angelina. […] Ha cominciato a vivere con un ragazzo a quattordici anni, e la madre, dopo una tenue resistenza, glielo consentì: “L’alternativa era tra vivere da sbandata con il mio ragazzo in mezzo alla strada o dormire con lui nella camera da letto accanto a mia madre. È stata lei a fare la scelta, e così ho continuato ad andare a scuola ogni mattina e a esplorare la mia prima relazione in maniera tranquilla”. Ma in realtà quel periodo ebbe ben poco di tranquillo: la depressione la spinse sull’orlo del suicidio, e si lasciò andare ad abusi di ogni genere anche nel sesso, caratterizzato da pratiche violente, al limite del sadomasochismo. Fu la recitazione a salvarla: debuttò accanto al padre nel 1982 in Lookin’ to Get Out (Cercando di uscire, regia di Hal Ashby), e dopo qualche partecipazione in alcuni video (tra cui uno, Alta marea, per Antonello Venditti) partecipò a Hackers, thriller cyberpunk in cui si mise in mostra per la recitazione istintiva e la capacità di attirare l’attenzione su se stessa ogni volta che appariva in scena: il talento innato di chi è destinato a diventare una star» (Monda). «Da quel momento, era il 1995, iniziarono molte cose. La relazione con il collega Jonny Lee Miller, altro figlio d’arte (il nonno Bernard Lee è stato a lungo “M” nei film di James Bond), che porta a un matrimonio intermittente e durato un solo anno. Si prendono, si lasciano, si tradiscono. […] Sul set di Foxfire Angelina conosce la modella Jenny Shimizu, con la quale stabilisce un legame “sesso, droga e facciamolo strano”. Più avanti, sul set di Playing God, è contesa dalle due star maschili del film, Timothy Hutton e David Duchovny, allora sugli scudi per merito della serie televisiva X-Files. Angelina sceglie Timothy» (Paola Jacobbi). «Il matrimonio finì malamente, dopo essere iniziato con una cerimonia a cui lei si era presentata in pantaloni di cuoio e t-shirt bianca: sopra, ci aveva scritto con il sangue il nome dello sposo. Qualcosa di simile fece anni dopo, all’epoca del secondo matrimonio con Billy Bob Thornton, ma in quel caso il gesto estremo e simbolico era condiviso anche dal coniuge: per tutto il periodo del loro legame i due portarono al collo un pendaglio con il sangue dell’altro. Angelina si fece tatuare anche il nome Billy Bob, salvo poi rimuoverlo con il laser quando l’amore terminò» (Monda). «Chiunque la incontrasse era leggermente spaventato da lei, non perché fosse cattiva o poco gentile, ma aveva qualcosa di oscuro che metteva a disagio. Era come osservare un serpente che si srotola. Era inaccessibile, una forza della natura o una creatura di un altro pianeta» (Michelle Brookhurst, che recitò con lei in Foxfire). «Nel frattempo, non è più solo la madre che ne segue la carriera: Jolie si affida a un giovane manager, ultimo nella scala gerarchica dell’agenzia William Morris. Si chiama Geyer Kosinski. La venera, trasforma l’ufficio in un santuario di foto di Angelina, rompe le scatole a tutti dicendo che la sua cliente sarà la star del secolo. Oggi Kosinski lavora ancora per Angelina, ed è il suo fedelissimo e professionale filtro con il resto del mondo. Fu il fidato Kosinski, nel 1998, a convincere i produttori di Gia del fatto che nessuno meglio di lei, giovane attrice bellissima con conoscenza diretta di droghe ed esperienze omosessuali, avrebbe potuto essere l’interprete della biografia di Gia Carangi, top model bisex, tossicodipendente e morta di Aids. Era un film per la televisione, in un tempo in cui la televisione non era cool come oggigiorno, ma per Angelina fu un colpaccio. Vinse un Golden Globe grazie a quel personaggio, che tutti pensarono le assomigliasse» (Jacobbi). «Nonostante il successo e i premi ottenuti interpretando Gia Carangi, Angelina cadde in un’ennesima depressione, dalla quale riuscì a tirarsi fuori grazie a un ruolo secondario in Girl, Interrupted: doveva essere il film che consacrava il ritorno sugli schermi di Winona Ryder, ma fu lei a rubare la scena, e finì per vincere l’Oscar da non protagonista. L’inizio della sua carriera da star fu segnata da un nuovo gesto estremo: la sera della premiazione baciò sulla bocca il fratello James Haven, e poi dichiarò pubblicamente di amarlo pazzamente, lasciando intendere che il loro potesse essere un rapporto incestuoso. Hollywood può essere molto puritana, ma il trionfo commerciale cancella ogni possibile pruderie, e negli anni l’anticonformismo è diventato un amplificatore di successo superiore al perbenismo» (Monda). «I rapporti con il padre non furono mai buoni, anche se ci fu qualche avvicinamento. Per esempio, lavorarono assieme in Lara Croft: Tomb Raider, che consacrò la fama di Angelina» (Maggi). «È in Cambogia, dove si gira il film, che comincia a interessarsi ai rifugiati, ed è in Cambogia che adotta, da single, il primo dei suoi figli, Maddox. A quel punto è rimasta sola per la seconda volta: il matrimonio con Billy Bob Thornton è durato tre anni. […] In quegli anni, tanto per non smentire l’immagine di ribelle tutta tatuaggi e coltelli, Angelina litiga anche pubblicamente con il padre Jon Voight: lui le dà della pazza, lei gli rinfaccia il trattamento riservato alla madre» (Jacobbi). Fu allora, nel 2002, che «la giovane, allora ventisettenne, si rivolse al tribunale per cancellare il cognome Voight e diventare solo Angelina Jolie, richiesta che le fu accordata nel settembre di quell’anno» (Maggi). «Arrivano gli anni della maturità e del successo, quelli in cui gira un film dopo l’altro e, ogni volta, diventa più bella. Fino a ritrovarsi ad essere la più bella. La più ammirata, la più pagata, la più sexy. Non c’è classifica in cui, al primo posto, non ci sia lei» (Chiara Maffioletti). «Varia molto le sue interpretazioni negli anni successivi: passa dall’esibizione della propria prestanza fisica nei fragorosi Mr. & Mrs. Smith (2005) di D. Liman, La leggenda di Beowulf (2007) di R. Zemeckis e Wanted – Scegli il tuo destino (2008) di T. Bekmambetov a ruoli più introspettivi, dove non di rado mette in campo le sue affinate capacità recitative (The Good Shepherd – L’ombra del potere, 2006, di R. De Niro; A Mighty Heart – Un cuore grande, 2007, di M. Winterbottom; Changeling, 2008, di C. Eastwood)» (Gianni Canova). «Nel momento in cui cominciò a collezionare una lunga serie di straordinari incassi al botteghino, Angelina incontrò Brad Pitt sul set di Mr. e Mrs. Smith: la passione esplose subito, ma lei continuò a negarlo soprattutto a se stessa. Pitt all’epoca era sposato con Jennifer Aniston, e Angelina entrò in crisi: “Non ho mai perdonato a mio padre di aver tradito mia madre e ora sto vivendo una storia con un uomo sposato”. Tuttavia la passione travolse ogni remora e i due diventarono una coppia, per la gioia dei media, che cominciarono a inseguire ovunque i “Brangelina”» (Monda). «È l’ennesima metamorfosi per l’attrice, che si trasforma in compagna devota, e poi ancora in mamma felice. […] Qualche anno di quiete, poi arriva la rottura più inattesa, quella della coppia d’oro di Hollywood. I tabloid parlano per mesi di una fine triste e cupa, fatta di attacchi e liti furibonde» (Maffioletti). «Da qualche anno è diventata anche produttrice e regista, scegliendo storie e tematiche ben lontane dal luccicante sistema del successo, come il documentario A Place in Time, […] Nella terra del sangue e del miele, girato nei teatri di guerra dell’ex Jugoslavia, […] e Unbroken, sull’eroe di guerra e di sport Louis “Louie” Zamperini, con cui ha conquistato tre nomination all’Oscar» (Giorgio Gosetti). Negli ultimi anni ha continuato ad affiancare all’attività di attrice, spesso in pellicole di genere fantastico o fantascientifico (Maleficent di Robert Stromberg, 2014; Maleficent – Signora del male di Joachim Rønning, 2019; Alice e Peter di Brenda Chapman, 2020; Quelli che mi vogliono morto di Taylor Sheridan ed Eternals di Chloé Zhao, 2021), quella di regista, con By the Sea (2015), storia drammatica di cui è stata anche sceneggiatrice, produttrice e interprete al fianco dell’allora marito Brad Pitt, e Per primo hanno ucciso mio padre (2017), incentrato sul genocidio cambogiano perpetrato dagli khmer rossi. Attualmente sta preparando la regia di Without Blood, trasposizione cinematografica del romanzo Senza sangue di Alessandro Baricco, le cui riprese dovrebbero iniziare in giugno in Italia, tra Martina Franca (Taranto), Roma e Matera • Dal 2001 è ambasciatrice di buona volontà dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. «Il suo lavoro in ambito umanitario è apprezzato anche politicamente, i suoi interventi hanno spessore, il suo impegno è autentico. La ragazza che collezionava coltelli diventa una giovane donna che siede al fianco di Condoleezza Rice, o quella con il velo in testa che parla guardando negli occhi e tenendo le mani delle persone, soprattutto donne, incontrate nelle sue missioni di pace» (Maffioletti) • Sei figli, di cui tre adottivi (Maddox Chivan, nato nel 2001 in Cambogia, Pax Thien, nato nel 2003 in Vietnam, e Zahara Marley, nata nel 2005 in Etiopia) – adottati dapprima dalla sola Jolie, e in un secondo momento anche da Brad Pitt – e tre biologici (tutti partoriti all’estero: Shiloh Nouvel, nata nel 2006 in Namibia, e i gemelli Knox Léon e Vivienne Marcheline, nati nel 2008 in Francia), figli del suo terzo matrimonio, contratto con Brad Pitt nel 2014 a coronamento di una relazione iniziata nel 2005 e conclusosi burrascosamente pochi anni dopo, dapprima con la separazione (2016) e quindi col divorzio (2019), richiesto dalla stessa Jolie per «differenze inconciliabili», peraltro accusando Pitt di alcolismo (ammesso dallo stesso attore) e di maltrattamenti nei confronti dei figli (negati anche dall’autorità giudiziaria). Nell’ottobre 2021, dopo una lunga battaglia legale, i figli minorenni della coppia sono stati affidati esclusivamente alla madre. «Hanno tutti una bella parte ribelle, che è meravigliosa e curiosa. Non voglio che siano persone perfettamente educate» • «Quando ho iniziato a prendermi cura di Maddox, ho capito che non c’era più spazio per nulla di autodistruttivo. Ora ho altri 5 figli: è chiaro che mi devo comportare bene» • In seguito alla morte della madre, Marcheline Bertrand (1950-2007), anche per assecondare uno dei suoi ultimi desideri, si è progressivamente riconciliata col padre, Jon Voight (1938) • Dichiaratamente bisessuale. «Ero molto “sessuale” già all’asilo. Avevo creato un gioco in cui baciavo i maschi, pomiciavamo e ci spogliavamo. Sono finita in un mare di guai!» • Ha detto di essere stata molestata da Harvey Weinstein. «Aveva 21 anni quando realizzò il film della Miramax Playing by Heart, prodotto dal famigerato predatore sessuale e stupratore condannato. Dice che le donne spesso sminuiscono un’aggressione se riescono a scappare, come fece lei in quel momento. “Se riesci a uscire dalla stanza, pensi che ci abbia provato ma non ci sia riuscito, giusto? La verità è che il tentativo e l’esperienza del tentativo sono un assalto”. […] “Me ne sono tenuta lontana e ho messo in guardia la gente su di lui. Ricordo di aver detto a Jonny, il mio primo marito, che fu fantastico al riguardo, di spargere la voce tra gli altri ragazzi: non lasciate che le ragazze vadano da sole con lui. Mi fu chiesto di fare The Aviator, ma dissi di no perché lui era coinvolto. Non ho mai più collaborato o lavorato con lui. Fu difficile per me quando Brad lo fece”. Nel 2009, Pitt recitò in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, co-prodotto dalla Weinstein Company. Nel 2012, dice, Pitt si avvicinò a Weinstein per lavorare come produttore per il thriller noir Killing Them Softly, che la Weinstein Company successivamente distribuì. Comportandosi così, Jolie sentiva che lui stava minimizzando l’aggressione sessuale da lei subita. “Litigammo per questo. Sicuramente mi fece male”, dice Jolie riguardo al fatto che Pitt fosse felice di lavorare con Weinstein, nonostante sapesse che l’aveva aggredita. Lei evitò di partecipare a eventi promozionali per il film. Weinstein, che attualmente sta scontando una pena detentiva di 23 anni per stupro e aggressione sessuale, nega l’accusa di Jolie» (Simon Hattenstone) • «Con la rivelazione delle sue personalissime vicende di salute, ha lanciato un segnale che è impossibile ignorare. Ha scelto di sottoporsi a una doppia mastectomia prima e alla rimozione di ovaie e tube dopo, in seguito all’analisi del suo patrimonio genetico, che la rende soggetto ad altissimo rischio di tumore» (Jacobbi). «Un semplice esame del sangue aveva rivelato che sono portatrice di una mutazione nel gene Brca1, e aveva calcolato che io avessi l’87 per cento di possibilità di sviluppare un tumore al seno e il 50 per cento di possibilità di sviluppare un tumore alle ovaie. A causa del cancro ho perso mia madre, mia nonna e mia zia. Ho voluto che altre donne a rischio conoscessero le opzioni a loro disposizione e ho promesso che avrei fornito aggiornamenti relativi a qualsiasi informazione utile. […] Mi sento donna, una donna che con i piedi per terra ha preso decisioni che riguardano tanto lei quanto la sua famiglia» • Molti tatuaggi, tra cui il motto latino «Quod me nutrit me destruit» («Ciò che mi nutre mi distrugge») • «Una mocciosa viziata e senza talento» (Scott Rudin). «A scorrere la lista dei suoi film, sono pochi quelli che rimarranno nella storia del cinema, e gli unici grandi autori con cui abbia mai lavorato sono Oliver Stone (nel colossal Alexander) e Clint Eastwood (in Changeling). Il talento non le manca, ma è interessante notare che il ruolo più celebre di questa donna così carnale sia un personaggio dei videogiochi come Lara Croft» (Monda) • «Straordinaria capacità di cambiare il proprio “marchio”, quello che nel marketing si chiama rebranding» (Matteo Persivale). «L’immagine della ragazza ribelle, sempre sull’orlo dell’autodistruzione, è stata sostituita da quella della donna impegnata, che mette la propria popolarità al servizio di cause importanti» (Monda) • «Nel profondo del cuore sono, e rimarrò sempre, una ragazzina punk con dei tatuaggi».