8 giugno 2022
Tags : Federico Palmaroli
Biografia di Federico Palmaroli
Federico Palmaroli, nato a Roma il 9 giugno 1973 (49 anni). Umorista. Autore di meme. Iniziò nel 2015 con la pagina Facebook Le più belle frasi di Osho, e per poco non fu denunciato dai seguaci del santone. Collabora con Il Tempo, Corriere della Sera e Porta a Porta. Premio Satira Forte dei Marmi nel 2017 (sezione: satira politica per il web). A giugno 2022 contava 1 milione e 200 mila gregari su Fecebook, 540 mila su Twitter, 32 mila e passa su Instagram • «L’autore delle vignette di satira politica più forte del momento, una firma – #lepiùbellefrasidiosho – diventata virale, le nostre applicazioni WhatsApp piene, tic-tac e a metà pomeriggio te ne entra sempre una che ti mette un filo di buon umore anche se è un pomeriggio che levati» (Fabrizio Roncone, CdS 19/4/2019) • «Insofferente, goliardico, non allineato» (Rizzoli) • «Per fare satira, a Palmaroli basta un’immagine. Sopra ci scrive in negativo, con il font Franklin gothic, dialoghi surreali in romanesco, l’idioma del popolo che da 2.774 anni dà del tu al potere. Il risultato è esilarante, talvolta profetico. Il presidente Sergio Mattarella a Mario Draghi durante la cerimonia di congedo dalla Bce: “Te posso chiamà se me serve ’n premier ar volo?”. Giuseppe Conte, in mascherina, riceve Silvia Romano strappata alla prigione jihadista: “Sei riuscita a vedelle le mie dirette?”. Lo stesso premier, a Brexit consumata, al numero 10 di Downing Street con il portone chiuso: “Me sa che so’ usciti”. Vito Crimi al computer, dopo aver rimpiazzato Di Maio alla guida del M5S, si rivolge alla segretaria: “Che per caso te ricordi che programma usava Luigi pe eliminà la povertà?”» (Stefano Lorenzetto, CdS 13/3/2021) • «L’idea è sempre quella: far parlare Giuseppe Conte, il Papa e Greta Thunberg come la Sora Cecioni» (Giulia Villoresi, venerdì di Rep 9/12/2020) • Cinque libri di vignette: Se, ciao core (Magic Press, 2016), Ma fa ‘n po’ come cazzo te pare (Magic Press, 2016), E so’ problemi (Rizzoli, 2017), Vedi de fa poco ‘o spiritoso (Rizzoli, 2020), Carcola che ve sfonno (Rizzoli, 2021). Una sit-com: Il Santone - #le più belle frasi di Osho, dieci puntate da venticinque minuti l’una (Rai, 2022) • «Palmaroli, come è arrivato fin qui? “Ah, boh. Io volevo solo cazzeggiare”» (Villoresi).
Titoli di testa «Lavora come impiegato in un’azienda. Ha una scrivania, una lampada, un cartellino da timbrare. Del resto gli autori di satira sono quasi sempre degli irregolari, partono in modo normale (Forattini, per dire, come operaio in una raffineria di petrolio) e poi trovano la loro vena, anzi è proprio la vena che gli parte e iniziano a creare» (Roncone).
Vita Cresciuto a Roma, quartiere Monteverde. Famiglia borghese. Il padre dirigente d’azienda, la madre casalinga. «Che bambino eri? “Due gambe, due braccia, due occhi… Già da piccolo ero un piccolo comico, un’esibizionista in erba. Io ho solo dei flash, ma mia madre, si ricorda benissimo le figure de m… che le facevo fare. Racconta sempre che un anno andammo in vacanza in Grecia e, mentre visitavamo la piazza di una città, all’improvviso mi misi a fare la scimmia gesticolando e facendo strani versi. I miei finsero di non conoscermi!» (Francesca Genovesi, Velvet Mag 24/12/2021). Un bambino curioso. Gli piace osservare uomini e animali e farne l’imitazione. «Ero anche un discreto attore, dicono. Alle elementari, presi parte ad una recita scolastica, La giara di Pirandello. Finita la rappresentazione, la madre di un mio compagno di classe, mi venne incontro riempiendomi di complimenti, dicendomi che ero un attore nato, che ero stato il più bravo di tutti. Non se filò de pezza il figlio, che ci rimase, comprensibilmente, malissimo e mi odiò per i restanti tre anni» (Genovesi). «Da dove viene questa vena creativa? “Sono cintura nera di luoghi comuni” Quindi è un luogocomunista? “No, per carità! È che fin da ragazzo annotavo le frasi fatte di mia madre”. Me ne dica una. “All’arrivo del temporale: “Meno male che me so ricordata de ritirà li panni”. Oppure: “Lassa perde’, so sempre raggi”. Piuttosto di farmi sottoporre a una radiografia, mi lasciava con il braccio rotto”» (Lorenzetto). «In età adolescenziale, io e un mio amico tenevamo un quaderno sul quale appuntavamo tutte le frasi più stereotipate che ascoltavamo nelle telefonate dei nostri genitori» (a Roncone). «“Ho letto che Carlo Verdone ha preso anche ispirazione dalle chiacchiere al bar; ecco, il mio bar per tanti anni è stato l’autobus”. Cioè? “A un certo punto del liceo i miei hanno cambiato casa e quartiere, così per mantenere la stessa scuola ogni giorno passavo due ore sul bus: lì in mezzo agli altri ho confezionato il mio bagaglio di frasi; (sorride) ogni dialogo era mio, orecchiavo tutto, tanto da essere uno dei pochi ragazzi a non utilizzare i vecchi walkman”» (Alessandro Ferrucci, Fatto 5/12/2021). «Com’era Federico Palmaroli liceale? “Puntava alla salvezza, nel senso che facevo il minimo indispensabile per superare l’anno scolastico! Però mi ricordo che quando facevo ‘sega’ a scuola (spesso!), invece di andare in sala giochi andavo al Foro Romano: già lì emergeva la mia natura”» (Edoardo Sylos Labini, Cultura&Identità 4/1/2022). «Crescendo, sono sempre stato l’animatore della classe, facevo battute, anche ai professori. Qualcuno si straniva, altri ridevano, però non ho mai fatto scherzi molesti da espulsione, tipo mettere le puntine da disegno sulla sedia degli insegnanti» (Genovesi). «Ho sempre amato giocare con le parole; un giorno la professoressa di Chimica domanda alla classe: “Conoscete qualche tipo di etere?”. Immediatamente mi alzo davanti al banco e rispondo: “Sì, Etere Parisi”. Tutti iniziano a ridere, meno la professoressa che decide di assegnarmi un due sul registro; solo un amico si ribella: “Ma je metta un più, se lo merita”» (Ferrucci) • Da ragazzo Federico tiene in camera i poster dei Pink Floyd e Goldrake. A 15 anni è fissato con la storia e lo stilnovismo di Cecco Angiolieri. Altra grande passione: la politica. «Avevo i calzoni corti. Mi bevevo persino le Tribune politiche con Ugo Zatterin. E adoravo Mixer di Giovanni Minoli». «Mi sarebbe piaciuto molto fare il macellaio perché amavo l’odore della carne cruda e toccarla (lo so, sembro un maniaco), poi ho anche pensato di fare il giornalista. Alla fine, come accadeva all’epoca, ho seguito un po’ il gregge, e infatti la mia vera vena è uscita in età molto adulta» • «Dopo il liceo classico, al Tacito, mi iscrivo come un pecorone a Giurisprudenza. Poi trovo lavoro dopo qualche contratto interinale. Insomma, per merito: scusa se sottolineo per merito, ma ci tengo». La sua seconda vita comincia nel febbraio 2015. «Sul web scopre un sito dove raccolgono le più belle frasi di Osho Rajneesh, un santone che a metà degli anni Settanta girava l’India fondando comunità e insegnando amore e meditazione, per poi trasferirsi in Oregon, negli Stati Uniti, e appassionarsi alle Rolls-Royce (ne collezionò 92)» (Roncone). «Non sapevo manco chi fosse. Ma ogni volta che aprivo i social, vedevo foto di tramonti, paesaggi, gatti e soprattutto culi, accompagnati a profonde frasi di questo santone. Quindi ho pensato di rendere spiritoso qualcosa di spirituale». «Improvvisamente decido di creare la loro parodia: “Ti sei preso la mia anima ma il culo non te l’ho dato”; poi opero un salto di qualità, prendo una foto di Osho mentre guarda una piantina e aggiungo: “I pomodori non sanno più di niente”. Da lì è iniziato tutto» (Ferrucci). «L’idea è semplice, è il classico giochino alto-basso: prendere una foto del santone e poi associarci un luogo comune, una di quelle frasi che ripetiamo senza accorgercene – “Un giacchetto in macchina è sempre meglio lasciarlo” – e che, rilette, ti fanno poi pensare: sono un cretino» (Roncone). Un successo immediato. «In breve le immagini hanno scavallato la cerchie delle mie amicizie e ogni dieci minuti avevo 5.000 follower in più; non riuscivo a stargli dietro» (Ferrucci). «Perché prendersela con Rajneesh? “Tutti mi credono un ex sannyasin, un seguace pentito. Manco ce so mai annato, in India. L’ho scelto per la mimica facciale, molto adatta al romanesco. Usavo una sua foto con la mano a mezz’aria, come se dicesse: ‘Pare che j’ho detto cotica’, cioè “Mica lo sto insultando”. Ma le vere frasi di Osho le conosce? “Qualcosa ho letto. Che te posso dì? Le trovo banalotte. Ne ricordo una che suona pressappoco così: ‘Se ti lascia una donna, perché soffrire? Ritorni nella situazione in cui ti trovavi prima, quando non ce l’avevi’. Sì, vabbè, grazie ar c...!”. «Parlare è la grande malattia di questo secolo», spiegava il santone indiano. “Che vor dì? Vale anche il contrario. Tacere spesso genera incomprensioni”» (Lorenzetto) • I seguaci della setta non la prendono bene. «Iniziavano ad arrivare comunicazioni da studi legali con una carta intestata che solo a riceverle facevano paura». «Era una cosa seria? “Serissima. Giudica tu: ho dovuto ritirare dal commercio tre libri. Due con editori minori che mi avevano dato credito, uno addirittura con Rizzoli, che aveva creduto in me”. Una catastrofe? “In parte. Mi stavano bloccando tutti i social, chiedendo l’inibizione all’uso di tutte le foto del maestro”. Addirittura? “Per loro ero un apostata. La pagina Instagram sono riusciti a bloccarla”. E Facebook? “L’ho salvata per miracolo. Ho cancellato tutta la gallery, fotogramma per fotogramma in una notte, credo di essere arrivato prima di loro per pochi minuti”. Quindi adesso odia la setta, e forse anche il santone? “Al contrario. In primo luogo perché non odio nessuno. E poi perché in qualche modo dovrei addirittura ringraziarli”. In che senso? “L’Osho che oggi ha successo è nato proprio per gli effetti collaterali di questa querelle. Le prime vignette erano tormentoni di costume nate partite dall’icona del santone. Nella politica facevo solo qualche incursione episodica. Poi, dopo la battaglia con la congrega, mi sono concentrato solo su quella”» (Luca Telese, La Verità 14/1/2019).
Vignette Salvini e Di Maio che parlottano, complice. Di Maio dice: «Oh, lo spread a 330!». E Salvini gli fa: «Prova a vedé su Amazon se se trova a de meno» • Calenda-Berlusconi, dopo la famosa cena del Pd a cui non era andato nessuno: «Se je dicevi che la facevamo ad Arcore venivano tutti» • Un comizio di Matteo Orfini a piazza Bologna. «Deserto totale, con due vecchine a cui ho messo in bocca: “Se se dovessimo perde’, se vedemo a la macchina”» • Maria Elena Boschi con la faccia un po’ da matta. «Che senso c’ ha salvà na banca se non c’ è sta n parente tuo!» • Gentiloni all’autogrill con una mano in tasca. «Me so ’nculato i Ringo» • Gentiloni, all’ Onu, sta firmando il libro ospiti. «Ma sembrava un ristorante, lui sembrava un maître, e allora gli ho messo in bocca questa: Appena me se libera un tavolo ve chiamo io!» • Greta che dice «N’è tanto er caldo, è l’umidità che t’ammazza» • Donald Trump che non se ne vuole andare dalla Casa Bianca. «Ho pigliato un’immagine con Melania e l’ho fatto parlare come un inquilino moroso dell’Ater: “M’ha detto un mio amico vigile che se dentro casa ce mettemo ’n anziano nun ce possono caccià via”» • Il principe Harry a Meghan mentre lasciano per sempre la casa reale: «Me sò ’nculato l’accappatoi». «Ammetterà che il suo humour non è molto british. “E chi ha mai sostenuto il contrario?”» (Lorenzetto).
Amori «Come riesce a capire se farà ridere? “Ho i tester. Uno è Claudio De Nicola, procuratore di calciatori e proprietario del Pan Bernardo, locale nei paraggi del Quirinale. Un’altra era una giornalista. Non mi chieda dove lavora, non lo dico”. Perché tanta riservatezza? “Era la mia fidanzata. Ci siamo lasciati pochi mesi fa. Sa, andando avanti con l’età, in amore mi scopro già guasto”. Traduca. “Aumenta la predisposizione naturale a diventare prigioniero dei miei impicci mentali. La prima morosa durò cinque anni, ma allora ero un ragazzo. Le altre in media non resistono più di quattro”. Quante ne ha avute? “Di storie spaccacuore? Quattro”. Come giustifica questa incostanza? “Detesto la perfezione. Mi trovo bene solo con asimmetrici e scapigliati. Non ho mai viaggiato su binari dritti. In amore capitombolo a 100 chilometri orari”» (Lorenzetto).
Mamma «Oggi è tra le mie prime fans. Lei che non sapeva manco aprire un computer, si è persino convertita ai social, per seguirmi. Sta tutto il giorno a spulciare tra internet Facebook, Instagram giornali, tv, cataloga, sceenshotta, ritaglia tutto. Almeno ho chi mi segue la rassegna stampa quotidiana, gratis». Nel 2015, quando Federico fu invitato a Medioera, un festival di cultura digitale che si tiene a Viterbo, lei rimase stupefatta dal fatto che le sue battute avessero un seguito. «Era basita. Non si capacitava di quello che mi stava accadendo e dentro di sé sicuramente avrà pensato: “Ma non po’ esse che tutti questi siano venuti qua pe’ sentì mi fijo”» (Genovesi).
Politica «“Stimavo Giorgio Almirante. Anche Gianfranco Fini, prima che diventasse liberista con la Svolta di Fiuggi”. Ecco perché passa per fascista. “Non ho mai avuto la tessera del Msi. Mi identifico con la destra sociale”» (Lorenzetto).
Tifo È laziale.
Vizi Fuma Marlboro
Curiosità Nella vita, si occupa di marketing per una società • Si definisce cupo, malinconico, fumantino, dice di non ridere spesso • Fa la doccia, perché a casa non ha la vasca da bagno • Gli piacciono Maurizio Crozza, Nino Frassica, i Guzzanti e Renato Pozzetto • Film comici preferiti: Frankestein Jr., Brian di Nazareth, la serie degli Scary Movie • Film preferito: Arancia Meccanica (specie per il linguaggio inventato dei drughi) • «Papa Francesco a piedi a Roma in una via del Corso deserta per il lockdown: “Provo ’n attimo a vedè se tante vorte è aperto Zara”. Scherza con i fanti e lascia stare i santi, non gliel’hanno insegnato? “No. Più il soggetto è alto per autorevolezza e più funziona il crash con il linguaggio del volgo. Non è blasfemia”» (Lorenzetto) • «Se lavorasse per Charlie Hedbo, farebbe una fotovignetta su Maometto? “Sì, perché sono nemico del politicamente corretto. Però quel tipo di umorismo non mi fa ridere. Mi fermo soltanto davanti alla morte e alla malattia» (ibidem) • Appassionato di Futurismo («La mia ossessione. Amo le parole in libertà, il verbo all’infinito, la liberazione totale della lingua è che è l’ essenza della dinamo») • «Mi considero un giovane artigliere in baldoria (frase mutuata da Filippo Tommaso Marinetti); nel corso della vita ho dovuto affrontare momenti veramente difficili, ho combattuto, e forse li ho superati anche con un po’ di superficialità e di atteggiamento guascone. Grazie proprio alla baldoria» • «Cito spesso un discorso di Marinetti a Montecitorio dove fu portato via dalle forze dell’ordine e il giorno dopo D’Annunzio gli scrisse complimentandosi. Oggi quelle figure ci mancano più che mai» • I puristi lo criticano perché non usa il romanesco del Belli, ma un romanesco italianizzato, per farsi capire in tutta Italia. «Vado particolarmente forte in Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo. Pure in Emilia. E poi, non so perché, in Puglia. In Campania ho difficoltà a sfondare: lì hanno un’altra tradizione comica dialettale. Il romano è più semplice» • Per una vignetta impiega da tre minuti a un’ora • Prende la foto da Google o dall’agenzia LaPresse • A Gentiloni le sue vignette piacevano così tanto che, quando era premier, lo volle invitare a palazzo Chigi • Tra i suoi fan: Filippo Sensi, Domenico Arcuri, Neri Marcorè, Marco Balich, l’intero cast della serie televisiva Romanzo Criminale, Camila Raznovich (che da bambina il vero Osho lo ha conosciuto bene) • «Ha iniziato ad avere imitatori! “L’emulazione a me fa sempre piacere. Purché non arrivi uno più bravo, eh eh...”» (Telese) • Ancora oggi va al ristorante da solo per ascoltare le frasi fatte altrui e trarne ispirazione • Il vero Osho Rajneesh, morto nel 1990, diceva: «Sii uno scherzo per te stesso, e sarai una benedizione per tutti quanti».
Titoli di coda «Ancora oggi, ogni volta che incontro un mio ex compagno di classe, oggi valido senatore, gli faccio sempre la stessa domanda: “Come abbiamo fatto a diventà famosi io e te? E’ un mistero”» (Genovesi).