14 giugno 2022
Tags : Filippo Tortu
Biografia di Filippo Tortu
Filippo Tortu, nato a Milano il 15 giugno 1998 (24 anni). Velocista italiano. Campione olimpico – insieme a Lorenzo Patta, Fausto Desalu e Marcell Jacobs – della staffetta 4×100 metri ai Giochi di Tokyo 2020. Primo italiano a scendere sotto i 10 secondi sui 100 metri piani. Al Meeting di Madrid 2020, con 9”99, ha battuto il record di Pietro Mennea (10”01, 1979): «Il post 9”99 è stato faticoso, l’attenzione che ha generato mi ha fatto piacere, spero resti, ma ha influito» [a Giulia Zonca, Sta]. Record poi spazzato via da Marcell Jacobs durante le Olimpiadi di Tokyo 2020 (9”80).
Titoli di testa «Quando corri non devi pensare a nulla. È talmente veloce come sforzo, come gara, che non hai veramente tempo di cominciare un pensiero» [a Riccardo Congiu, L’ultimo uomo].
Vita «Molto prima di decollare dalla Brianza alla volta di Tokyo e del libro dei record olimpici, questa storia comincia sul lungomare di Golfo Aranci, in Sardegna, circa cinque lustri fa. Nella cartolina a colori che arriva dal passato per spiegare molte cose del presente c’è papà Salvino, ex velocista di Tempio Pausania, che al primo appuntamento sfida mamma Paola in una corsa lunga cento metri. Paola è perplessa, Salvino insiste: “Dai, proviamo, ti do 50 metri di vantaggio...”. Lei vince, lui ha un sorriso grande così: voleva verificare la reattività dei piedi della futura madre di suo figlio Filippo» [Gaia Piccardi, CdS] • Mezzo sardo e mezzo brianzolo. «Sono più sardo, introverso e cocciuto. Per la parte brianzola suggerisce la mamma: sono un tipo concreto» [Zonca, Sta] • Una passione, quella per la corsa che è nel dna della famiglia Tortu: dal nonno Giacomo (10’’9 nei 100) al fratello maggiore di Filippo (pure lui Giacomo, nel 2015 sui 200 fermerà il cronometro a 21’’05) e a suo padre, Salvino, tutti si sono cimentati nell’atletica e in particolare nella velocità. «Nessuno però mi ha costretto – racconta ridendo –. Mio padre mi ha solo detto che dovevo fare uno sport. Non mi ha detto quale» [Brambilla, Avvenire] • «Ho sempre voluto fare atletica per seguire le orme di mio padre e di mio fratello Giacomo. Un giorno, durante una gara di mio fratello, mia madre si accorse che potevano partecipare anche i bambini sotto i sei anni e mi iscrisse. Allora ne avevo quattro e da quel momento non ho più smesso» [Stefano Ampollini, wumagazine.com] • Ha giocato a basket per 7 anni, ma ha fatto anche nuoto, sci e naturalmente, essendo molto appassionato, giocava a calcio: «Tutte le settimane due o tre volte. Ora non posso più fare» [Congiu, cit.] • «Con mio padre e mio fratello Giacomo parliamo soprattutto di calcio: allo stadio siamo come tre bambini in un negozio di giocattoli». Tifa Juve [Piccardi, CdS] • Nel 2010 e 2011 vince, nelle categorie prima e seconda media, è il ragazzo più veloce di Milano • Nel 2013, a 15 anni, vince gli 80 metri ai Campionati Italiani Cadetti con 9”09. «Lì capii che potevo andare davvero forte. Da quel momento iniziò ad allenarmi mio padre: può anche capitare di discutere, ma certamente il fatto di essere padre e figlio è un grosso vantaggio. Nessuno mi conosce come lui» [Ampollini, cit.]. L’anno dopo è campione italiano under 18 dei 200 metri con 21”42 • Sempre nel 2014, ai giochi olimpici giovanili cade sulla linea d’arrivo rompendosi entrambe le braccia e non potendo quindi disputare la finale • «A 17 anni quando sono entrato nelle fiamme gialle. Ho avuto l’opportunità di migliorare in maniera esponenziale, il mio hobby è diventato il mio lavoro» [Congiu, cit.] • Il 25 maggio 2016, al suo primo anno da juniores, batte il record di Pierfrancesco Pavoni correndo i 100 metri in 10”24: «Tortu è il quarto frazionista azzurro. All’epoca ha da poco compiuto 18 anni. È al primo anno della categoria juniores, ma è già il più forte della spedizione azzurra. Quando gli arriva il testimone, l’Italia è sesta in una batteria di sei squadre. Nel giro di 100 metri, recupera quattro avversari su cinque, con una facilità di corsa che lo fa sembrare un atleta di categoria superiore rispetto al contesto in cui gareggia. Quella staffetta arriverà settima in finale, ma il corridore italiano tornerà comunque a casa con una medaglia pesantissima, che ha guadagnato pochi giorni prima: l’argento sui 100 metri, conquistato in rimonta. Troppo poco per pensare di essere il prossimo Bolt, ovviamente, ma comunque abbastanza per far sperare al movimento di aver davvero trovato uno sprinter di classe internazionale» [Riccardo Raimondi, L’ultimo uomo] • Nello stesso anno vince il suo primo titolo italiano assoluto, perde alle semifinali dei 100 metri degli Europei di Amsterdam per 3 centesimi (in staffetta 4×100 arriva quinto) e conquista la medaglia d’argento ai Mondiali under 20 di Bydgoszcz (in staffetta 4×100 termina al settimo posto) • Diploma allo Scientifico con un tema sul rapporto tra uomo e natura [Piccardi, CdS] • A Roma, in occasione del Golden Gala, fa il suo debutto stagionale anche sui 200 metri correndo in 20”34 e migliorando di 58 centesimi il suo primato personale, a soli 6 centesimi da Andrew Howe. Nella notte però si storce la caviglia scendendo i gradini di Piazza di Spagna. «Il ragionier Fantozzi, in confronto, era un dilettante. «Spero che la nuvoletta mi abbia abbandonato. Ho capito che devo stare attento anche quando mi lavo i denti!» [Piccardi, CdS] • Agli Europei under 20 di Grosseto non delude le attese e vince la medaglia d’oro nei 100 metri • Il 22 giugno 2018 batte il record di Pietro Mennea correndo sotto ai 10 secondi i 100 metri piani. È il terzo europeo bianco ad abbattere questo muro dopo Lemaitre e Guliyev, il 134º al mondo: «Filippo, 20 anni appena compiuti, nato a Milano ma cresciuto a Carate Brianza, mantiene il giusto timore reverenziale nei confronti del mito Mennea, che “resta il più grande atleta italiano di tutti i tempi, senza discussioni”. Ma Tortu è sicuramente più simile a Livio Berruti, “la figura alla quale mi sento più legato, una bellissima persona”. E lo stesso Livio conferma: «Ho visto correre la bella copia di me stesso ed è stato un piacere. Sono felice che Filippo Tortu mi somigli, soprattutto nel modo di affrontare la gara, l’agonismo, lo sport che poi è lo stesso in cui, credo, io e lui affrontiamo la vita: leggeri» [CdS] • Agli Europei di Berlino di agosto 2018, Tortu arriva quinto in 10”08: «non ho grandi delusioni, ma lì dovevo prender la medaglia» • Durante il lockdown «ho trasportato la palestra nella casa di Costa Lambro. In taverna c’erano gli attrezzi di mio padre, abbiamo aggiunto quelli che servivano a me. Mi sgranchisco nel giardino. Abbiamo modificato i luoghi, non i modi» [Piccardi, CdS] • «Poco dopo l’inizio – racconta il padre Salvino -, abbiamo ricevuto una mail da un signore in Svizzera. Non ci conoscevamo, era un nostro vicino. Ci ha scritto che a causa della pandemia era rimasto bloccato oltre confine e che, se ci avesse fatto comodo, avrebbe messo a disposizione la sua tenuta vicino a casa nostra perché sa, seguo le gare di suo figlio, quegli spazi potrebbero farvi comodo per continuare ad allenarvi.... E così ci siamo trovati con le chiavi di una tenuta di 17 ettari a 200 metri da casa, per cui nel pieno rispetto delle distanze previste dal lockdown. Ecco perché Filippo ha respirato l’aria di una volta, prati, alberi, semplicità; da quel punto di vista è stato davvero uno stacco positivo. C’era persino una pista di terra battuta lunga 120 metri... già, la terra battuta. I casi della vita: l’ultima olimpiade con un fondo così era stata Tokyo 1964 e ora hanno rinviato Tokyo 2020...». Filippo sorride, annuisce e «quel rettilineo è stato fondamentale per mantenermi in forma» aggiunge. «Diciamo che Giuseppe Negri», questo il nome del benefattore rimasto «prigioniero» in Svizzera, «è entrato nella mia squadra» [Casadei Lucchi, Giornale] • «Con il lavoro sulla tecnica in curva, è potenzialmente più forte sui 200, nonostante fino ad ora i risultati più evidenti siano arrivati sul rettilineo. Ma su questo punto lui e il padre sono sempre rimasti molto prudenti: “I 200 sono una gara che ha bisogno di molta esperienza, devi correrla molte volte, Voglio arrivarci più in là”. Quando hanno potuto, i Tortu hanno sempre evitato il mezzo giro, forse per non alzare troppo le aspettative, o per continuare a lavorare in allenamento» [Congiu, cit.] • Nel 2019 vince la Fastweb Cup di Rieti con un altro record: 9”97 nei 100 metri (prestazione non omologabile a causa di una folata di vento più forte del consentito). A settembre prende parte ai Mondiali di Doha e arriva settimo • Nel 2020 conquista il titolo di campione italiano assoluto indoor sui 60 metri piani con il tempo di 6”60, arriva secondo alla Fastwebcup di Rieti, primo Langenthal e a La Chaux-de-Fonds. Poco prima della finale dei Campionati Italiani assoluti di atletica 2020 rinuncia, a sorpresa, alla sfida sui 100 metri, lasciando così campo libero al rivale Marcell Jacobs, che si è aggiudicato gara e titolo correndo in 10 secondi e 10 centesimi. Chiude l’anno arrivando terzo al Golden Gala Pietro Mennea, tappa della Diamond League • A ottobre 2020 lascia la casa di famiglia e va vivere a Milano «con mio fratello Giacomo e mi alleno all’Arena. Sono state scelte figlie di una dedizione sempre più assoluta verso l’atletica. Abituarsi a vivere da solo non è semplice: certe magliette sono diventate cartine geografiche in rilievo. Ma sto migliorando» • La sera del 6 agosto 2021 vince da ultimo staffettista la medaglia d’oro nella 4x100 ai Giochi di Tokyo mettendo il naso per un centesimo di secondo davanti all’inglese Mitchell-Blake. Filippo, un oro olimpico, vinto in quel modo, cambia la vita? «Sì, la cambia. In aspetti che non reputo fondamentali (mi riconoscono, faccio più cose, giro per eventi con la medaglia in tasca), perché la sostanza è rimasta la stessa. Al contrario, c’è un cambiamento importantissimo che faccio fatica a riconoscere a me stesso: sono campione olimpico. Ancora oggi, mi fa strano dirlo». Perché? Sindrome dell’impostore? «In un atto di piena riconoscenza ammetto che me lo sono meritato, anche se quello che inseguiva da vent’anni l’oro nell’atletica è il prof Di Mulo, responsabile della velocità azzurra. Io lo volevo e me lo sono preso. Non mi aspettavo di correre così veloce, non ero mai sceso sotto i 9” nella mia frazione. A Tokyo ho fatto una cosa non banale, insomma. Di carattere però sono così, non mi piace vantarmi» [Piccardi, cit.] • «Ogni gara sui 100 fa storia a sé. Al bivio tra vivere o morire, ho acceso la miccia. E pensare che erano giorni in cui il mio umore non era dei più felici, nella gara individuale ero uscito in semifinale con 10”16. Eppure prima della finale della staffetta, al campo del riscaldamento con il prof Di Mulo, me ne sono uscito con una frase così: se mi arriva il testimone giusto, vinciamo noi. Lungo i 300 metri tra la call room e lo stadio avevo un unico pensiero in testa: Filippo è l’ultima volta che fai questa strada in questa Olimpiade, non puoi non lasciare un segno, guai a te se riparti con qualche rimpianto» [Piccardi, cit.] • Squadra che vince, di solito, non si cambia ma Marcell Jacobs, re dei 100, ha espresso il desiderio di correre l’ultima frazione. L’ha detto anche a lei? Vi siete chiariti? «È un discorso venuto fuori da certe sue interviste, con Marcell ne abbiamo parlato a settembre, al Gran premio di Monza. Entrambi vogliamo vincere tanto con la staffetta, ci schiereremo nel modo migliore per riuscirci. Al prof Di Mulo ho sempre dato la mia totale disponibilità: dove mi vuole, mi metto. Ma io so che la frazione dove rendo di più, per come sono fatto, è l’ultima» [Piccardi, cit.] • «Tortu è stata la mia kryptonite. L’avversario che mi indeboliva la testa, con lui ho imparato a perdere, che è una cosa importantissima. Mi batteva sempre perché ne ero ossessionato, era la mia debolezza, e quando vuoi a tutti i costi superare un rivale, parti giù sconfitto. Le nostre storie sono opposte, non c’è nulla di male ad essere diversi» (Marcell Jacobs, nella sua autobiografia) • Da quando è campione olimpico ha fatto incontri speciali? «Ho conosciuto Alberto Tomba a Porto Cervo quest’estate, un mito assoluto: i suoi complimenti mi hanno commosso. L’emozione più grossa è stata consegnare il testimone della 4x100 al presidente Mattarella, al Quirinale. Seguita a ruota dall’abbraccione in cui Giorgio Chiellini mi ha stritolato a bordo campo prima di Juve-Chelsea di Champions. Ah, bello anche il messaggio di Alvaro Morata dopo l’oro: anche se non sono italiano, mi hai dato i brividi» [ibid.] • A dicembre 2021. Dove tiene la medaglia d’oro di Tokyo? «L’ho nascosta». Dove? «Dove, non posso dirlo. Per i ladri che leggono il Corriere e per scaramanzia. Ho disegnato una specie di mappa del tesoro, tipo: 40 passi a Est, venti a Ovest, gira intorno alla credenza, vai dritto fino al bagno… Mamma, papà e mio fratello Giacomo conoscono il nascondiglio, naturalmente, ma hanno l’obbligo di non rivelarlo nemmeno sotto tortura» [Piccardi, CdS 27.12.2021] • A gennaio del 2022 i ladri hanno provato a rubargliela: «Qualcuno è entrato in casa mia, probabilmente per rubarmi la medaglia di Tokyo. Fortunatamente non hanno trovato quello che cercavano perché l’avevo fatta mettere in banca tempo fa, dove rimarrà visto quanto successo. Non ho parole» • Un mese e mezzo fa, a Nairobi, è arrivato settimo sui 100 metri, e a Doha nei 200: «Il record di Mennea (19”72) è lontano ma voglio correre i 200 metri al più presto sotto i 20 secondi. Amo sempre i 100 ma il mio futuro saranno i 200 perché credo sia la distanza dove potrò rendere di più. Ai Mondiali punto alla finale, agli Europei ad una medaglia per un lavoro in funzione delle Olimpiadi di Parigi 2024» • A Trieste è primo nei 100 metri • «Sogno di essere competitivo in entrambe le distanze: l’esperienza di Tokyo mi dice che devo puntare anche a tempi che prima reputavo impossibili. L’oro olimpico non è un caso, è un inizio» [Piccardi, cit.] • Il 9 giugno è arrivato al terzo posto nei 200 metri maschili del Golden Gala Pietro Mennea, in 20”40 (primato stagionale).
Curiosità È disordinato • È negato a golf • Colleziona maglie di calcio: «Le ho sistemate sugli ometti. Ne ho un centinaio, le ultime prese a Londra: quella del Chelsea e quella azzurra di Del Piero al Mondiale 2006, trovata in un mercatino» [Piccardi, CdS] • La zia, ogni Natale, gli regala una maglia della Juve, a nonna Titta l’anno delle olimpiadi ha chiesto un maglione, «agli amici un ferro di cavallo: sono ultimo al Fantacalcio, mi serve un amuleto. Il regalo più bello è quello che mi sono fatto in pista a Tokyo» • Appassionato di musica, tra i suoi cantanti preferiti ci sono Patty Pravo e Califano ma non solo: «E allora? Vado pazzo per Paolo Conte, per Lucio Battisti, ho fatto notte seguendo in tv lui e Mina, che come diceva Sinatra se solo fosse andata in America sarebbe diventata la più grande anche lì. I Queen sono gruppo che ho sempre amato. Anzi un suggerimento alla tv: se fate un servizio su di me, mettetemi in sottofondo Freddie Mercury. I suoi crescendo musicali sono leggendari» [Audisio, Rep] • Abita in una via parallela a corso Sempione a Milano, «vicino all’area pedonale dell’Arco della Pace: all’Arena vado a piedi. La parte più importante dell’arredamento di casa è costituita dai poster: Lo chiamavano trinità, Pink Floyd, Muhammad Ali» [Andrea Bongiovanni, Gazzetta] • Adora la zuppa di cipolle «è il piatto che non mi stanca mai» [Zonca, Sta] • «Sembra quasi che abbia fatto un corso per rapportarsi coi media e con le telecamere. Glielo faccio notare. Sorride un po’: “Il fatto di essere logorroico, come avrai sicuramente notato, mi ha aiutato. E poi, un’altra cosa, io sono molto tranquillo”. Insiste: “Molto, molto tranquillo. Difficilmente le cose mi agitano o mi mettono ansia. Sul blocco devi averne il meno possibile». In questo modo l’attenzione dei media non diventa mai un peso, perché Tortu è distaccato, concentrato sul suo obiettivo: «Non sento pressioni, o meglio responsabilità, se non quelle che mi metto io”» [Congiu, cit.] • I suoi amici lo chiamano «vecchio», «dicono che sono nato anziano» [Zonca, Sta] • Ha avuto due volte il Covid. La prima ha perso 4 chili, la seconda era asintomatico • Ha pianto tre volte nella sua vita, sempre in qualche modo per i Cinque Cerchi: la prima quando si sono qualificati alle Olimpiadi giapponesi, la seconda nell’allenamento prima della finale della 4x100 («ho incrociato lo sguardo di Davide Manenti, il nostro capitano, la figura più importante che ho avuto, io ho sorriso, lui ha sorriso, e mi sono venuti i lacrimoni»), la terza mentre guardava il tempo sul tabellone e Lollo Patta correva ad abbracciarlo [Fabio Tonacci, Rep] • Dicono che il segreto di Berruti fosse la passione per il pattinaggio su ghiaccio. Aveva imparato a inclinarsi benissimo e aveva caviglie fortissime. «Io amo lo sci e anche lì rinforzi caviglie e pieghi. Ma non posso più praticarlo per non farmi male. E non so pattinare. Diciamo che oggi sto seguendo quell’altro consiglio di Livio sulle curve...». Quale? «Mi ha detto che per saper apprezzare la curva in pista devi saper apprezzare anche le curve femminili. Per cui, se nel pattinaggio non posso lasciarmi andare, se non altro mi cimento seguendo l’altro consiglio» [Benny Casadei Lucchi, Giornale].
Amori Primo bacio in prima media • È stato fidanzato con una Sofia conosciuta in Sardegna • «Se conosco una ragazza e mi chiede cosa faccio, io rispondo: studio economia alla Luiss. Se lei si spinge oltre, se viene fuori il discorso dell’atletica e lei mi chiede qual è il mio sogno, io dico: partecipare a un’Olimpiade» Certo che questa ragazza lo scorso agosto era sugli anelli di Saturno per non sapere nulla. «Eh, magari era in vacanza senza la tv». [Piccardi, cit.] •
Titoli di coda «Non vado a ballare, non bevo, non esco, mangio le cose giuste, mi alleno tutti i giorni. Lo faccio con piacere, non mi pesa. Sono cose che fanno tutte le persone al mondo. O meglio: quelle che si pongono degli obiettivi».