16 giugno 2022
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Biografia di Ken Loach (Kenneth Charles Loach)
Ken Loach (Kenneth Charles Loach), nato a Nuneaton (Inghilterra) il 17 giugno 1936 (86 anni). Regista. Attivista. Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2006 per Il vento che accarezza l’erba e nel 2016 per Io, Daniel Blake. Premio della giuria sempre a Cannes nel 1990 per L’agenda nascosta, nel 1993 per Piovono pietre e nel 2012 per La parte degli angeli. Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia nel 1994. Orso d’oro alla carriera al Festival di Berlino nel 2014. «Non mi sento per nulla uno sconfitto. Né ritengo sconfitto il ceto sociale che ho sempre difeso. Semplicemente perché credo che un giorno vinceremo. Il capitalismo per sopravvivere deve aumentare sempre di più le dosi di sfruttamento, e questo lo porterà alla fine».
Vita Nato in una famiglia operaia, il padre era elettricista in una fabbrica di pezzi di ricambio per automobili. «Non ho avuto fratelli e sorelle, cosa che ha reso tristi i miei. E così mi sono preso cura di me, ho avuto tanti amici. Da figlio unico passi più tempo da solo, pensi, leggi di più. La mia prima grande passione sono state lettura e scrittura, purtroppo senza speranza. Non avrei mai immaginato che avrei fatto cinema» (ad Arianna Finos) • «Seguì gli studi giuridici al St. Peter’s College di Oxford, dove cominciò a interessarsi di teatro, abbandonando poi la carriera legale per dedicarsi alla recitazione e alla regia: dal 1961 diresse il Northampton Repertory Theatre di Birmingham. Nel 1963 venne assunto come regista al secondo canale della Bbc. Dopo aver diretto nel 1964 tre episodi della popolare serie poliziesca Z cars, tra il 1965 e il 1969 collaborò alla serie settimanale The Wednesday play, uno dei programmi più famosi della storia della televisione inglese: realizzò dieci docudramas, incentrati su problemi scottanti e girati nei luoghi reali, con tempi e budget ridotti, spesso con attori non professionisti. Nel 1965 ottenne il premio della British Television Guild come miglior regista dell’anno per i primi sei episodi della serie (prodotti da James MacTaggart), tra i quali Up the junction, tratto dal romanzo di Nell Dunn, su tre adolescenti della working class. Tra quelli successivi spicca Cathy come home (1966), incentrato su una famiglia provata dalla disoccupazione e dalla mancanza di alloggi, con il quale ebbe inizio la collaborazione di Loach con il produttore Tony Garnett, che condivideva le sue idee: far uscire la televisione dagli studi, girare negli ambienti naturali e affrontare temi di attualità. Il film generò un’ondata di indignazione tra gli spettatori, un’interpellanza parlamentare, il varo di una legge sui problemi dei senzatetto, e impose Loach e Garnett come combattivi autori sociali» (Emanuela Martini) • «Quando, giovane adulto, arrivarono gli anni Sessanta, lui cominciò a comunicare attraverso la tv. “In quegli anni il cinema in Gran Bretagna era quasi scomparso, soffocato dalle produzioni di Hollywood più che in altri paesi europei. Il nostro cinema era la fiction televisiva. Andava in onda dopo il telegiornale e quello che si cercava di fare era un tipo di prodotto che potesse richiamare, per stile, la realtà delle news. Portavamo la 16mm per la strada, volevamo raccontare storie di finzione che fossero il più autentiche possibile. Allora come oggi, per esempio, mi piace la ricerca di verità anche nella scelta degli attori: che siano professionisti oppure no, non hanno mai una sceneggiatura definita, consegno le battute uno-due giorni prima delle riprese perché non perdano la spontaneità. Se non le sentono proprie le cambiamo in corsa”» (a Maria Pia Fusco) • «Loach ricorda “con commozione la scoperta del neorealismo italiano. Per tanti di noi fu un’illuminazione, non pensavamo che i volti e quelle storie di comune vita quotidiana potessero arrivare sullo schermo, senza il glamour dei divi o la grandiosità degli eroi. In loro c’era la normalità di tanti piccoli eroi della sopravvivenza di ogni giorno”. Poi ci fu l’esperienza del Free Cinema, il movimento a cui Loach aderì insieme a Lindsay Anderson, Tony Richardson e Joseph Losey con i suoi primi film, Poor Cow e Kes. […] La scuola di resistenza gli è stata decisamente utile negli anni di Margaret Thatcher, che non poteva certo simpatizzare con il socialismo dichiarato e le lotte sociali di Loach: per circa un decennio ha dovuto limitarsi a girare la pubblicità televisiva. Bisogna aspettare gli anni Novanta, prima con l’affermazione di L’agenda nascosta sui rapporti tra l’Ira e la polizia britannica negli anni Ottanta (premio della giuria a Cannes 1990), poi col ritorno al successo con film come Riff Raff, Piovono pietre, Terra e libertà, Il vento che accarezza l’erba (Palma d’oro 2006) o ai più recenti Il mio amico Eric, L’altra verità, La porta degli angeli» (Maria Pia Fusco) • «Loach è uno dei pochi registi ad avere sempre e costantemente sotto controllo la situazione della working class, che vede ridurre le condizioni del welfare e i diritti e le tutele nel mondo del lavoro, conseguenza spesso della globalizzazione e della tecnologia che rende l’uomo schiavo invece di liberarlo. “Quando ero giovane io, se uno imparava un mestiere si presupponeva che continuasse a esercitarlo tutta la vita. Oggi non è più così e il paradosso è che a sfruttare il lavoratore non è tanto il datore di lavoro ma il lavoratore stesso. Non esiste più la catena di montaggio, su cui passare otto ore”» (a Cristina Battocletti) • Ultimo film Sorry we missed you (dal biglietto che i fattorini di Amazon lasciano nella buca delle lettere), presentato al Festival di Cannes del 2019. «È dedicato ai nuovi schiavi, i lavoratori della cosiddetta Gig Economy, l’economia e i “lavoretti”, che sono poi i riders, i fattorini, e tutto il mondo che ruota intorno al mondo delle App e dei lavori precari. “La flessibilità è stata un vantaggio per i datori di lavoro, per le grandi società, ma un disastro per i lavoratori. Significa precariato. Come puoi pianificare la vita? Come puoi comprare una casa se non c’è niente di sicuro? Gli operai sono stati ridotti a lavoratori a tempo, e quindi vulnerabili e quindi ricattabili, perché non c’è più la forza del contratto collettivo, quindi non c’è più niente di garantito» (a Caterina Soffici) • Nel maggio 2022 ha iniziato le riprese del nuovo film The Old Oak, scritto dallo sceneggiatore di fiducia Paul Laverty, con protagonisti Dave Turner e l’esordiente Ebla Mari.
Famiglia Dal 17 luglio 1962 è sposato con Lesley Ashton. «È l’amore della mia vita, ci siamo conosciuti all’università, ancora ridiamo insieme. Tra le sue qualità più belle c’è la pazienza e la forza di non crollare nei momenti più difficili». Vivono a Bath, nel sud dell’Inghilterra. Hanno avuto cinque figli: Stephan (1963), Nicholas (1965, morto nel 1971 in un incidente stradale), Hannah (1967), James (detto Jim, 1969, anche lui regista) ed Emma (1972).
Politica Esponente della hard left del Partito Laburista, dagli anni Sessanta ha militato nelle organizzazioni trotskiste e anti-capitaliste Socialist Labour League, International Socialists e International Marxist Group Ha lasciato il partito alla fine degli anni Novanta in forte polemica con il New Labour blairiano allora emergente. È poi entrato nel movimento politico Respect, nato da una scissione d’un gruppo di sinistra dal Partito Laburista, con cui è stato anche candidato al Parlamento europeo nel 2004. Nel 2015 è stato tra i fondatori del partito di sinistra radicale Left Unity • È rientrato nel Labour con la nomina a leader di Jeremy Corbyn, nel 2015. «Forse per la prima volta nella loro storia i laburisti hanno trovato un leader sinceramente di sinistra. Lo hanno eletto a sorpresa, in fondo non credendoci, e appena si sono accorti dell’errore la destra del partito ha cominciato a boicottarlo sui media». Espulso dal Partito labourista nel 2021 per essere rimasto fedele alla linea corbynista. «Sono stato espulso dal Labour. Sono vittima di una caccia alle streghe, di una purga. Ma non tradirò mai i miei compagni di partito. Non ci arrenderemo: loro sono pochi, noi tanti!» (su Twitter) • «Loach rientra nelle categorie da allontanare: di sinistra radicale, al regista vengono rimproverate anche controverse dichiarazioni su ebrei e antisemitismo. Posizioni che hanno screditato pure Jeremy Corbyn» (Antonello Guerrera) • «Quali sono stati i momenti critici del suo Paese che lei ha vissuto? “Sono stato bambino durante la Seconda guerra mondiale. A parte i bombardamenti, ho realizzato solo dopo la tragicità orribile dell’evento. Poi, per me, l’evento più importante politicamente è stato il grande sciopero dei minatori di carbone negli anni ’80: la classe operaia è stata sconfitta e i partiti di destra, inclusi i socialdemocratici di destra, da allora hanno usato quella sconfitta per minare i diritti dei lavoratori. Se avessimo vinto avremmo posto fine alla corsa al neoliberismo nel nostro paese e forse in tutta Europa. Infine la speranza e la catastrofe per la guerra fatta a Jeremy Corbyn, un uomo di sinistra che si batteva contro le privatizzazioni e per i diritti dei sindacati. L’ala destra del suo stesso partito lo ha distrutto. Avevamo quasi vinto le elezioni nel 2017. E in pochi in Europa lo sanno perché i media, la stampa e la Bbc sono stati silenti. C’è stata una sorta di assassinio politico”» (ad Arianna Finos) • «Se sei per il mercato e la deregulation sei di destra. Se credi nella proprietà comune e nella pianificazione condivisa sei di sinistra. Fino a pochi anni fa almeno metà dello Stato era nostro. Oggi non abbiamo più niente» (ad Andrea Malaguti).
Calcio Tifoso e finanziatore del Bath City Football Club, che milita in Conference South (la sesta serie del calcio inglese) • «Il calcio è una vacanza. Una vacanza da tutto» (MicroMega).
Vizi Si ritiene un grande cuoco. «Quando mi metto ai fornelli non voglio essere disturbato da nessuno, mia moglie dice che svelo un lato da dittatore. Non solo, ma quando preparo un piatto – la mia specialità è la fricassea – se non proprio un applauso pretendo almeno che tutti siano soddisfatti e mi facciano i complimenti» (a Maria Pia Fusco) • Ogni pomeriggio mangia un pezzo di cioccolata.