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 2022  maggio 06 Venerdì calendario

Biografia di Elsa Maria Fornero

Elsa Maria Fornero, nata a San Carlo Canavese (Torino) il 7 maggio 1948 (74 anni). Economista. Seconda donna, dopo Tina Anselmi, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (governo Monti, dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013). Docente di Economia all’Università di Torino. In pensione.
Titoli di testa «Ho sempre pensato che maschio o femmina non faccia la differenza, contano le competenze»
Vita Figlia di Emma, casalinga, e Donato Fornero, operaio in un deposito dell’Esercito, cresce in campagna. «Avevamo un pezzo di campagna che mio padre lavorava. Mia madre curava l’orto, il pollaio e cuciva, era lei a fare i nostri vestiti» • «Quando studiavo, avevo una scrivania davanti a una finestra che dava sulla strada. Passava spesso, molto, molto adagio un vicino con la mucca e il carro. La lentezza di quel passaggio mi colpiva sempre. A una bambina questo non piaceva, era il segno di qualcosa di immobile. Immaginavo ci fossero degli stili di vita più affascinanti e dinamici» [a Francesca Bolino, Rep] • Fu la zia Domenica ad aprirle la mente: «È stata la prima nella borgata a comprare un televisore. Lei lo accendeva, alle 17 andava in onda Rin Tin Tin, tutti i ragazzi venivano a vederlo e facevamo merenda. Noi fanciulle eravamo affascinate dal tenente Ripley. Ho due sorelle, ma sono la più piccola e, pur con un fortissimo senso di appartenenza alla famiglia c’era una differenza di interessi. Ho vissuto sempre in questo contrasto: la campagna era bella, ma povera. Dunque ho spesso pensato di scappar via, uscire e studiare, scoprire altri mondi» • A 14 anni decide di andare a Torino per iscriversi a ragioneria. Il primo giorno di scuola il padre l’accompagna in vespa. A scuola è bravissima. Nel 1965 è la migliore della scuola. In un articolo della Stampa del 1965 si legge: «Tra le prime votazioni conosciute, spicca quella di Elsa Fornero, 17 anni, allieva di III B all’istituto tecnico Luigi Einaudi. I voti sono belli (otto “9”), in italiano, storia, geografia, merceologia, ragioneria, computisteria, diritto, economia e tre “8”. In francese, inglese, matematica; colpiscono soprattutto le circostanze in cui la studentessa li ha riportati. La ragazza proviene dalle scuole tecniche e ha il diploma di computista col quale terminano gli studi tecnici inferiori. Nel settembre scorso, dopo una preparazione portata a termine in poche settimane, sostenne con profitto l’esame di integrazione e ha dimostrato coi fatti di non risentire le difficoltà del passaggio ad un corso più impegnativo. Tuttavia non è la classica figura della “sgobbona”, si limita a studiare tre ore al giorno e mai di sera; questo non per una sua scelta, che potrebbe sembrare strana in una ragazza spigliata, ma perché è costretta a coricarsi molto presto in vista di una sveglia che suona sempre all’alba. Elsa Fornero abita a San Carlo Canavese, oltre Ciriè, e giunge a Torino col pullman che parte alle ore 6.30. Mentre alle sue compagne più fortunate è consentito alzarsi anche soltanto una mezz’oretta prima delle lezioni, la “prima della classe” affronta tutti i giorni un noioso trasferimento: un’ora per giungere in corso Giulio Cesare, uno spostamento per prendere il tram n. 10 e finalmente l’arrivo a scuola. La Fornero ha un sorriso molto dolce e occhi verdi scuri che riflettono la sua modestia: “Non credo di meritare tutte queste attenzioni – diceva – e il mazzo di fiori del prof. Allemano, degli altri insegnanti, di compagni e compagne è stato proprio una sorpresa» [Castelnuovo, Sta] • È in classe con lei Cesare Damiano – futuro ministro Pd – a cui passa i compiti [Pansa, Verità] • Col diploma di ragioniere, la scelta universitaria di Economia: «Ho avuto una borsa di studio di quattro anni grazie ad un grande maestro, Onorato Castellino. Una persona di elevato rigore intellettuale. Le sue lezioni erano davvero affascinanti. Fu lui a suscitare in me l’amore per l’economia». Non fa più la pendolare ma affitta una cameretta vicino a Piazza Statuto, «perché la facoltà era in Piazza Albarello. Alloggiavo a casa di una signora molto anziana. Ma nel fine settimana tornavo nella mia borgata. Come faccio ancora oggi» [Bolino, cit.] • «La scelta di studiare economia si confaceva al suo temperamento preciso e ordinato. Tutta l’ascesa sociale della nostra Elsa ha seguito il ritmo regolare di un metronomo. Presa la laurea, il suo professore, Onorato Castellino (sponsor anche di Monti, di qui l’amicizia tra Elsa e Mario), la cooptò come assistente [Perna, cit.] • Dal 2000 è professore ordinario • La sua prima esperienza politica è stata quella di consigliere comunale per il Comune di Torino, eletta con la lista “Alleanza per Torino”. Ha ricoperto tale carica dal 1993 al 1998: «Me la propose Gianni Vattimo. Era il periodo di Mani pulite. Fu una bella prova che non volevo trasformare in attività politica. Mi interessava la società civile. Ricevetti molti voti: scoprii, in seguito, che erano stati i miei studenti. È stata un’occasione fondamentale per Torino perché ha dato alla città un nuovo senso di direzione che le ha permesso di superare la staticità e la crisi in cui era finita. Abbiamo sfidato quella “saggezza convenzionale” che vedeva Torino come la città industriale in declino» [Bolino, cit.] • Tra i massimi esperti di previdenza, è stata coordinatore Scientifico del CeRP (Centre for Research on Pensions and Welfare Policies, Collegio Carlo Alberto), vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo (2010-2011), ha fatto parte del Comitato Scientifico del Mefop (2000-2003), ha lavorato per la Banca Mondiale, di cui è stata consulente in Russia, Lettonia, Macedonia e Albania. Le sue aree di ricerca riguardano inoltre il risparmio delle famiglie, la previdenza pubblica e privata, le assicurazioni sulla vita. È poi docente all’università di Maastricht ed editorialista del Sole 24 Ore. È stata anche membro del comitato scientifico di Confindustria e del consiglio direttivo della Società italiana degli economisti • Nel 2011 arriva la telefonata di Mario Monti: «Ero in aeroporto di ritorno da Bruxelles. Mi telefona e mi dice “sai perché ti sto chiamando?”. Gli rispondo “perché vuoi che ti faccia gli auguri?”. E lui, “voglio che fai il mio ministro del Lavoro”. Erano le 21.30, gli dissi che dovevo parlarne con mio marito, pretese una risposta entro le 23. “Confido che dirai di sì, Elsa”» • Donna di polso, che non si scompone. È determinata e sa molto bene cosa vuole. Il giorno del giuramento al Quirinale indossa una giacca bianca su gonna nera. Riservatezza assoluta, discrezione, serietà, grande competenza. «Tutti mi tirano per la giacchetta? È vero. Adesso basta giacchette, allora: solo maglioni» [Ascione, CdS] • «Nel primo giorno di governo, 16 novembre 2011, il premier Mario Monti le ingiunse: “Fai subito la riforma delle pensioni”. “Quanto tempo ho?”, fece lei. “15 giorni, al massimo 20”, disse l’altro. Le pensioni dovevano essere il biglietto da visita del governo tecnico, per tranquillizzare i mercati. Lo spread in quei giorni era volato a 523 punti. Elsa si buttò a capofitto. Man mano che mostrava le bozze a Monti, quello rispondeva: “Taglia di più”. Al ventesimo giorno la riforma era pronta. Elsa andò alla conferenza stampa con il premier in loden, i nervi a fior di pelle. Mentre illustrava il progetto e stava per pronunciare la parola “sacrifici”, pensando ai pensionati, ebbe un groppo in gola, smise di parlare, e pianse. L’Italia si intenerì un tantino nonostante la batosta, finché giorni dopo sorse l’imprevisto degli esodati. La tenerezza sparì sostituita dalla rabbia […]. Un autentico dramma per chi aveva lasciato il posto un po’ prima dell’età pensionabile. Costui infatti - l’esodato - anziché rinviare la rendita, come aveva calcolato, al compimento del sessantacinquesimo anno, restava a secco per ulteriori 2-3 anni. Roba da finire sul marciapiede a elemosinare» [Perna, cit.] • Il 20 marzo 2012 annuncia il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro risultata da mesi di trattativa con le parti sociali e intervenendo sullo storico articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La riforma venne emanata con la legge 28 giugno 2012 n. 92 • Ancora polemiche per una frase durante un convegno all’Assolombarda nell’ottobre 2012 sui giovani italiani troppo “choosy”, ossia “esigenti”: «Prendete la prima offerta e poi vi guardate intorno, mettetevi in gioco». «È stato quello il mio errore – ammette oggi – Ho usato un termine inglese, forse ho dato l’impressione di essere un po’ snob. Ancora oggi non so perché mi è uscita quella parola. Ma può capitare di sbagliare» (a Marco Sarti) [Ink 13/8/2013] • Poco tempo dopo, nuove critiche per un’intervista al Wall Street Journal in cui afferma che il posto di lavoro non è un diritto • Come ha vissuto quel momento? «In modo incredibilmente intenso. Anche i periodi successivi. A volte mi chiedo come ho potuto attraversare quell’esperienza senza restarne totalmente schiacciata». Come erano le sue giornate? «Dalle 8 del mattino alle 22 la mia agenda era fitta. Dalle riunioni di lavoro agli incontri di governo, dalla partecipazione ai lavori parlamentari alle conferenze...». E l’aspetto mediatico. Come lo ha attraversato? «Ho sempre cercato di essere me stessa. Ho parlato in modo trasparente, ma trovavo spesso travisate le mie affermazioni. La politica è l’arte di dire e non dire. Quella debolezza del pianto iniziale è stata fatale. Le mie giornate romane erano un tormento» [Bolino, cit.] • Secondo un sondaggio Swg è risultata il personaggio politico meno apprezzato del 2012: «Elsa Fornero non è mai piaciuta. Né alla destra né alla sinistra: paradossalmente poco riformista per la prima, troppo per la seconda. Né agli uomini né alle donne: poco femminile per i primi, troppo frignona per le seconde. Dando prova di una antipatia straordinariamente bipartisan. Peraltro dimostrando che anche l’arroganza ha le sue quote rosa. «Fornero sparisci» hanno scritto in tantissimi sui social network dopo la conferenza stampa di fine anno e fine governo. E un po’ è un peccato. Perché la Fornero, che poco ama gli articoli femminili e le critiche maschiliste, è forse l’unico ministro ad aver realizzato, nel bene o nel male, una riforma, in questo esecutivo immobile. Il solo ad averci messo la faccia, in questo governo di maschere. Uno dei pochissimi ad aver rischiato, in questa compagine di indecisi. Una che ci ha provato. A differenza dei Riccardi, dei Barca, dei Passera, degli Ornaghi, che hanno fatto della inazione la propria azione di governo. Per il resto a mancare, dell’ormai ex ministro Fornero, non sarà tanto, o solo, la sua riforma («che ha molti aspetti positivi che non vengono riconosciuti», ha detto contestualmente all’annuncio del suo ritiro, e forse non ha tutti i torti), quanto i suoi comportamenti. Che, va riconosciuto, rimangono ampiamente criticabili. Politicamente coraggiosa, umanamente troppo snob. Dettasi ferita dalle accuse di durezza ricevute dalla stampa, che pure è stata la più filogovernativa della storia repubblicana, in realtà Fräulein Elsa ha offerto più di un pretesto per gli attacchi della piazza e della Rete: dalle ormai pittoresche lacrime, alla fuga insopportabile dall’inviato delle Iene che chiedeva lumi sulle irregolarità di un ente pubblico regno di lavoratori in nero. Dalla inopportuna lezione di giornalismo ai giornalisti («Parlerò lentamente perché ogni parola dovrò pensarla, naturalmente farò degli errori, e saranno gli errori a fare i titoli») all’inimmaginabile «Deve capire com’è difficile la vita di un ministro» detto a un malato di Sla. Fino alla pessima uscita di scena, e dal Parlamento quando - dimostrando che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire - si è tappata le orecchie per non ascoltare le critiche dei leghisti. Il doveroso richiamo di Gianfranco Fini è stato l’unico gesto della legislatura che ha ricompattato, il tempo di un applauso, l’intero arco costituzionale. Del quale la Fornero non farà più parte, purtroppo» [Mascheroni, Giornale] • Il 28 aprile 2013 lascia la politica, fa sapere che non di ricandiderà e torna a insegnare all’Università • Nel 2018, a 70 anni, ha preso la pensione ma non quella da ministro: «Non si possono chiedere sacrifici al proprio paese e poi dire “scusate però io mi prendo il mio privilegio”. Altri l’hanno fatto» [Bolino, cit.] • «Vado dove mi chiamano associazioni di studenti, piccoli comuni come Pieve di Teco. Dove c’è qualcuno che è interessato ad ascoltarmi, io ci vado. Certo, ricevo anche tanti insulti e devo dire che non mi fanno neanche paura. Soprattutto i vigliacchi che non si firmano, alcuni hanno dei vergognosi nickname che rimandano al peggiore squadrismo» [a Tommaso Labate, CdS] • Nel 2020 è giurata in Resta a casa e vinci di Costantino della Gherardesca: «Un quiz show in cui dieci esperti – Fornero (esperta di economia) divide il parterre, tra gli altri, con Carmen Di Pietro (letteratura), Enzo Miccio (galateo), Vera Gemma (seduzione), Lory Del Santo (cinema) e anche un pupazzo a forma di porcellino – rivolgono domande sul tema di loro competenza ai concorrenti. Che, come i giurati, stanno a casa loro. “Sia chiaro, non è che sto cercando un futuro come giurata in tv o partecipante ai quiz show. Non ho l’età per iniziare un nuovo lavoro”, spiega Fornero. “Ho solo accettato la proposta gentile e cortese di una persona gentile e cortese” […] Eravamo durante il lockdown, mi chiama un collaboratore di Costantino e mi chiede se posso registrare alcune domande semplici a proposito di quella che io chiamo ‘alfabetizzazione finanziaria’ per un quiz tv. E io dico ‘ma certo, perché no?’”. E così, nel pomeriggio catodico di mamma Rai, è possibile incrociare Fornero mentre interviene nella sfida tra la squadra Neomelodiche e il team Rockettari e fa la sua domanda: “Ho depositato duemila euro in un conto corrente bancario che mi dà un rendimento annuo del 3 percento. Senza prelievi, quanto avrò alla fine dell’anno?”. “Le dobbiamo sape’ ’ste cose, i teng cinccient euro ’ncopp ’o cunto”, è la prima reazione di una delle neomelodiche mentre, tra i rockettari, il più lesto s’arrampica nel calcolo, “dobbiamo fare duemila per tre diviso cento, no?”» [Labate, cit.] • «“E poi l’altro giorno Costantino della Gherardesca mi ha mandato a casa il suo ultimo libro. Lo apro, c’è anche una bella dedica, lo metto da parte col proposito di dargli un’occhiata. Finisce nelle mani di mio marito, che lo apre prima di me…”. A questo punto la voce di Elsa Fornero si abbassa, come se il pudore nei confronti della scena che sta per raccontare meritasse il sussurro che si deve alle confidenze, e non la tonalità propria delle conversazioni normali. “Mio marito mi dice ‘Elsa, ma questo libro?’. E io, ‘me l’ha mandato l’autore, guarda c’è anche una bella dedica…’. E lui, ‘ma gli hai dato un’occhiata?’. E io, ‘a dire il vero non ancora, perché?’. ‘Elsa, questo libro parla anche di sesso’, mi fa lui. Sono rimasta un po’ così, sa, non me l’aspettavo. Abbiamo così poco tempo nella vita che uno, se proprio deve leggere un libro, magari non legge un libro che parla di sesso. Non trova?”» [ibid].
Amori Il 9 giugno del 1973 sposa Mario Deaglio. Il primo incontro è avvenuto nel mondo universitario: «Era un giovane assistente nel dipartimento di Economia dove io lavoravo. Ci siamo incontrati quando avevo 24 anni e sposati un anno dopo» • «Mi piaceva fisicamente e intellettualmente. Aveva una grande capacità di scrivere. Ed era molto curioso. I nostri interessi e i nostri caratteri erano complementari. E poi ho capito che con lui potevo costruire un futuro. Per me il verbo costruire ha molta importanza» [Bolino, cit.] • La coppia ha due figli. Silvia, carinissima, medico universitario, molto in carriera, tutta sua mamma. Andrea, il ribelle che ha divagato: cineasta, documentarista, sceneggiatore, orecchino al lobo. La madre stentava a vederci il suo gene e sono stati spesso ai ferri corti. Andrea però ha resistito e ci ha vendicati [Perna, cit.] • Chi sono i vostri amici? «Per ricordarne solo alcuni, Piero Gastaldo e Giovanna Zincone. Lei è romana e ha un grande senso dello humor. Mi ha insegnato molto. È una politologa e dunque più abituata a vedere le cose nella complessità sociale che non nella razionalità dell’economia. Mi prende spesso in giro perché dice che lavoro troppo. E poi Massimo e Edda Salvadori, Pucci Lavazza. E le amicizie di San Carlo, quelle di sempre, che restano» [Bolino, cit.].
Curiosità Nel tempo libero cura l’orto nella sua casa di campagna nel torinese • «Mi piacciono gli abiti eleganti, adoro quando nei convegni internazionali mi dicono “come sei chic, che look italiano!”. Vorrei invecchiare come mia madre, che diventò sempre più tollerante e capace di ascoltare i giovani. Nel frattempo, investo in creme e cosmetici. Mario mi provoca, “non ti sembra immorale?”. E io gli rispondo “neanche un pochino”» (Vera Schiavazzi) [Rep 16/11/2011] • Ha sempre l’aria un po’ disgustata per l’altrui idiozia. Se ascolta, mette due dita sotto il mento per farti capire che puntella la testa, se no, muore di noia. Quando a parlare è lei, alza l’indice come un imam e ti scruta ammonitrice. Seppure concede qualcosa, l’accompagna con una mazzata [Perna, cit.] • Ama viaggiare • Tifosa del Torino • «Faccio un ottimo risotto con le verdure. In realtà in famiglia dicono che non sono capace a fare la pasta...».
Titoli di coda «Diciamo che per adesso preferisco non morire… Se ci devo proprio pensare, immagino le mie ceneri sparse nella mia campagna».