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 2022  maggio 17 Martedì calendario

Biografia di Aldo Savoldello

Aldo Savoldello, meglio noto come mago Silvan, nato a Venezia il 18 maggio 1937 (85 anni). Illusionista. L’unico non americano ad aver vinto due volte, a Hollywood, nel 1991 e nel 2000, The Magician of the Year, l’Oscar della magia (come lui c’è solo David Copperfield, che lo considera un maestro). Socio emerito del Cicap, il comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale: «Con Piero Angela, in passato, abbiamo scoperto tanti truffatori e ancora oggi, ogni tanto, mi diverto a farlo. Mi camuffo e vado a qualche seduta spiritica e, se capita, mi fermo da quelli che fanno il gioco delle tre carte in autostrada».
Titoli di testa «Non si capisce quanti anni abbia, possono essere un attimo trenta e poco dopo centotrenta» [Carotenuto, Rep].
Vita Radici nobili, figlio del capo della polizia lagunare di Venezia: «Mio padre, un uomo bellissimo (vinse un concorso come sosia di Rodolfo Valentino) • «La folgorazione a 7 anni, quando a Crespano del Grappa, dove andavo in vacanza con i miei, incontrai un prestigiatore. Così cominciai a cercare libri sulla magia (oggi ne ho 4.500!) e a fare esperimenti» [a Solange Savagnone, Secolo] • Inizi a 9 anni all’oratorio Don Bosco di Venezia: «Aspettavo la domenica e i funerali. Per me una gioia. Allora ero un chierichetto a Venezia e ogni volta il prete si raccomandava: ‘Aldo, per favore, basta un solo cucchiaino d’incenso’. Non gli davo retta, ne utilizzavo quattro, poi quando uscivo dal tabernacolo mi piazzavo davanti alla bara: intorno a me creavo una sorta di nebbia, tutti mi guardavano, il mio egocentrismo infantile veniva saziato. Ero il protagonista assoluto della scena. Mi sentivo un mago […] Comunque tutto quell’incenso mi seccava la gola, così alla fine della messa prendevo un po’ del vino del prete per inumidirla…» [ad Alessandro Ferrucci, Fatto] • «Allora sembrava un po’ strano. Mi rinchiudevo nella mia stanzetta a studiare libri di magia e di occultismo che acquistavo sulle bancarelle veneziane dell’usato. In prima media papà mi portò dallo psichiatra. Mi bruciò due valigie coi giochi e i trucchi che avevo costruito perché mi allontanavano dallo studio. Bisogna capirlo, una volta il prestigiatore non esisteva. Poi papà divenne il mio più grande fan» [Savagnone, cit., Eleonora Barbieri, Giornale] • «Poi a 11 anni mi esibii in uno spettacolo per miei coetanei, laici e preti, per 4 ore e mezzo: ancora non so come ci riuscii. Parlavo, parlavo, e incantavo la gente... Forse il piccolo maghetto è nato lì» [ibid.] • «Dopo la terza liceo ho frequentato qualche corso privato ma fondamentalmente sono un autodidatta. Nella vita è importante conoscere e approfondire quello che ci attrae. Per quanto mi riguarda, oltre alla magia, Venezia e i suoi teatri» [Francesca Moscatelli, Tuttolibri] • «Quando avevo 14 anni con alcuni amici avevamo fondato il Club dei 4 Lord. Eravamo i ragazzi bene di Venezia, vestiti di tutto punto, seguendo la moda inglese. Pubblicavamo anche un giornaletto, intitolato Il Gatto a 9 code, e giravamo per i teatri. Ricordo che intervistai Vittorio Gassman in un camerino della Fenice dove venne per l’Adelchi» [ibid.] • La sua prima frase magica è: «Tac Tac Serumba Yama Cler» [Polese, CdS]. «Sim Sala Bim» sono invece un omaggio «al grande prestigiatore olandese Danté, che le utilizzava a inizio secolo» [Dell’Orto, Libero] • «Una volta, tornando da una festa fra amici, ci fermammo per assistere alle riprese di un film in costume. Il direttore di produzione mi invitò a esibirmi per un signore in costume. Non sapevo chi fosse, era imponente, aveva una risata sonante, mi sembrava Mangiafuoco. Poi presi una chiave, la feci sparire e gli dissi di guardare nella sua tasca: era lì. Offrì il gelato a tutti. Dopo anni scoprii che era Orson Welles, stava girando Otello. Appassionato di magia, agli esordi fece anche degli spettacoli con Marlene Dietrich. Comunque all’epoca ignoravo chi fosse, ero un ragazzino e mi facevo chiamare Saghibù» [Barbieri, cit.] • Saghibù, pseudonimo inventato mettendo insieme le iniziale del suo cognome e quelle di due maestri: Ghigi e Bustelli. Poi cambia nome grazie a Silvana Pampanini «Dopo un mio spettacolo mi suggerì di usare il suo nome, “ti porterà fortuna”» [Polese, cit.] • Esordio in tv nel 1956 nel programma per dilettanti Primo applauso (condotto da Enzo Tortora e Silvana Pampanini) • «Dopo Primo applauso cominciai a esibirmi a Roma, alla Rupe Tarpea: due spettacoli a sera e poi un altro, all’una di notte, nel night club sotto il locale, frequentato dai grandi nomi del cinema e della dolce vita. Il mio cachet era 6.000 lire al giorno. Un impresario francese mi chiese se volevo fare uno show all’Olympia, prima dell’esibizione di Edith Piaf. Era la fine degli anni Cinquanta. Io la Piaf non sapevo nemmeno chi fosse, ma accettai […] in seguito tornai in questo famoso music hall per tre mesi con Josephine Baker». Si esibisce anche con Juliette Greco conosce Chagall («mi fece uno schizzo») e De Gaulle: «Con la sua voce tonante: “Bravo, J’aime la magie”, amo la magia» • Al Rupe Tarpea lo pagavano una miseria «Ma andavo a letto con le entraîneuse» [ad Andra Scarpa, Vanity] • Dominique Bosquero, ex fidanzata di Alain Delon, gli presenta Brigitte Bardot: «Eravamo all’Alicorn, locale allora up to date di Parigi con il Chez Regine, al tavolo c’erano anche Aznavour e Marc Camoletti. Feci dei giochi per lei. Sono stato un uomo che ha avuto la fortuna di incontrare tante donne stupende» [Barbieri, cit.] • Grande successo nel 1973 con Sim sala bim, nel 1976 vince l’Oscar mondiale della magia. Negli anni è diventato una “leggenda vivente della prestidigitazione”. «L’illusionista esibisce il falso e nasconde il vero, ma è una persona onesta. Quando il pubblico grida al miracolo di fronte a un mio numero io dico sempre “Alt! Questo non è un effetto paranormale, ma un gioco di prestigio”» • In tv taglia in due Raffaella Carrà [Carotenuto, cit.], in tre Loretta Goggi, «adesso faccio le donne in otto pezzi» [a Francesco Olivo, Leggo] • A un certo punto voleva tagliare una donna in verticale • «Per la Salomé di Carmelo Bene presta le sue mani a Dio: «Che cosa fanno le mani di Dio? “Si muovono e poi fanno apparire un foulard. Poi le prestai a Gassman, per il film Senza famiglia con Villaggio. E a Mastroianni, per Diamonds for Breakfast. Quando ero a Londra al Palladium venne a vedermi e diventammo amici. Nel ’78 gli chiesi di partecipare come ospite alla puntata di Natale di Sim Sala Bim per la prima volta a colori e ne fu entusiasta» [Barbieri, cit] • «De Filippo era attratto dai maghi incontrati nella sua Napoli e mi chiamò per una ripresa di Sik Sik l’artefice magico e per La grande magia. Poi, anni dopo, feci la consulenza per La grande magia diretta da Strehler al Piccolo Teatro di Milano» [Barbieri, cit.] • Quando vivevo a Londra Fellini mi scrisse per propormi un ruolo nel suo Viaggio di G. Mastorna ma purtroppo il film saltò» [Moscatelli, cit.] • «Negli anni Settanta il marchese Antonio Gerini era il mio manager, un giorno mi chiama: “Aldo, ti vogliono nel film Metti lo coso tuo nella cosa mia”. Era il periodo delle pellicole pruriginose. Ho rifiutato» [Ferrucci, cit.] • Per caso Licio Gelli contattò anche lei, all’epoca della P2? «Ci provò, in effetti. Alla fine degli anni Settanta mi chiamò tre volte, forse dopo aver visto uno spettacolo che feci ad Arezzo, per chiedermi se volevo diventare un “fratello”. Ringraziai e declinai l’offerta. Sono un borghese tranquillo: così ho vissuto, così voglio restare» [Scarpa, cit] • Ha impartito lezioni di illusionismo a Costantino di Grecia e a Ranieri di Monaco («Come socio onorario del Magic Circle di Londra, ho visto all’opera Carlo d’Inghilterra, mago dilettante») [Polese, cit.] • Si è esibito per Elisabetta II («venne a salutarci»), per l’ex re d’Italia Umberto II di Savoia («mi regalò un frac») e ha indovinato quanti soldi aveva in tasca Reagan: «venti dollari. Feci lo stesso trucco in Vaticano al cardinal Sodano che mi disse: “Lei è il diavolo!”» [Barbieri, cit.]. E poi per Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr., Silvio Berlusconi: «Ma non posso dimenticare uno spettacolo con la mia compagnia in un lussuoso hotel di Genova. C’era un solo spettatore: un bambino figlio di un miliardario» [Moscatelli, cit.] • Tra il 1984 e il 1986 cura una rubrica su Topolino, grazie alla quale ha ricevuto 25 mila lettere «La più bella? Quella di un bimbo che sognava: “Silvan, ma stasera se lascio la finestra aperta, tu arrivi?”» • Gli sono state dedicate 13 scatole gioco di magia e 42 copertine. Ha scritto 13 libri, l’ultimo nel 2020: «La sua ultima fatica letteraria è la fenomenologia di questo stupore e dei suoi protagonisti: 400 pagine fitte di nomi e di storie dai Rab Mag babilonesi agli illusionisti contemporanei Dynamo e Criss Angel, passando per il Vaudeville, i luna park americani di inizio Novecento, Houdini, Mesmer, Bartolomeo Bosco, David Copperfield e Arturo Brachetti. La chicca finale sono gli elenchi dei «Prestigiatori professionisti e amatori noti al pubblico dei maghi» e quello dei “Prestigiatori professionisti noti al pubblico profano” suddivisi per regione. Come nasce La nuova Arte Magica? “Ho pubblicato tredici libri ma questo lo considero il più importante perché è il frutto finale di una vita di ricerche» [Moscatelli, cit.] • «Nella mia carriera ho realizzato tanti show in prima serata, oggi mi invitano per fare qualche ospitata» [ad Andrea Scarpa, Vanity] • Nel 1998, su Raiuno, Sanremo magica «“con me c’era Anna Falchi. Facemmo un picco d’ascolti di 9 milioni e 600 mila spettatori”. E poi? “Niente”. Che fine ha fatto? «Sparito. La Tv non è più quella di una volta. Rai e Mediaset pensano poco ai programmi per la famiglia e così c’è poco spazio per i veri professionisti dello spettacolo» [ibid.] • Nel 2016 partecipa a quattro trasmissioni di Barbara D’Urso «con picchi d’audience, stessa storia a Sanremo. Ho rifiutato dieci puntate con Milly Carlucci a Ballando con le stelle» [Ferrucci, 2017] • «Ma non voglio lamentarmi. Tutto l’anno faccio spettacoli nelle piazze, in teatro e nelle convention. E mi sta bene così» [Scarpa, cit.].
Flop Suoi flop clamorosi: al teatro Sistina, nel numero della donna tagliata in tre pezzi, l’assistente si muove, lui la graffia con la lama affilatissima, lei si spaventa e sviene: «Era la nipote di Jean Harlow. Ho dovuto interrompere lo spettacolo, spiegando tutto al pubblico. È un numero difficile, non basta dire “Et voilà!” come sembra dalla platea»; un’altra volta, rimane rannicchiato per più di un’ora dentro un bauletto di un metro in attesa di un fabbro («l’assistente nel trambusto aveva perso le chiavi dei quattro lucchetti»).
Curiosità Anni fa ha assicurato le sue mani per tre miliardi di lire («ma fortunatamente non mi sono mai fatto male»), le cura con impacchi in acqua tiepida e poi fredda «però non sono perfette, ho un callo dovuto al gioco delle 140 carte, le manipolo con una mano sulle note del concerto n. 21 di Mozart» [Dell’Orto, cit.] • Nel suo repertorio ci sono 3.500 giochi e 150 illusioni • «Per preparare un nuovo numero impiego due, tre anni» [Francesca Romana Elisei] • Si allena quattro ore al giorno: «Con le dita sollevo pesi di 5 grammi, poi 10 e 15. E le muovo velocemente: serve per allenare i muscoli e far sparire gli oggetti». I pesi che lega alle dita erano «quelli che usava mia madre» • Nel suo armadio ha una trentina di smoking: «Smoking, mi raccomando. Il frac non l’ho mai messo» [a Francesca Moscatelli, cit.] • Non ha mai messo un paio di jeans • «Per me, da ragazzo, esisteva solo e soltanto un signore chiamato Mandrake» • La sua libreria conta cinquemila volumi: «Vivo circondato dai libri. Ne ho trenta aperti sul comò, altri venti sul tavolino. Li divoro» • «Su un vecchio passaporto è scritto: non può entrare al casinò: «Ad Aix-les-Bains in Francia frequentavo la figlia del sindaco e per il suo compleanno mi sono cimentato in alcuni giochi di manipolazione con le carte. Al mattino dopo mi hanno chiamato e proibito l’accesso al casinò. Anzi, a tutti i casinò» [Ferrucci, cit.] • Smette di giocare al casino nel 1963 dopo aver passato 13 mesi ad esibirsi a Las Vegas e visto morire due suoi collegi che si sono ammazzati perché avevano giocato troppo pesante [Ferrucci, cit.] • Si dice negato per la tecnologia • Pesa 69 chili per 1 metro e 82 • Sogna ancora di «recitare Shakespeare a teatro, come attore».
Amori Sposato con Irene, figlia di un noto ingegnere inglese: «Era diplomata alla scuola di Belle arti di Saint Martins, allestiva vetrine a Londra per Marks and Spencer. La conobbi mentre vendeva oggetti d’antiquariato per beneficenza. Di una bellezza folgorante. Come oggi. Portava un gibus su un vassoio. Venne al tavolino e le feci spuntare dal cilindro una rosa. Suo padre, un ex ufficiale dell’esercito di stanza in India, era contrario: gli italiani, sosteneva, sono tutti playboy» [Carotenuto, cit.] • «Dopo un anno la ritrovo al Savoy hotel dove aprivo gli spettacoli di star come Tom Jones e Shirley Bassey. Mi presento. Quindi la invito a prendere una tazza di tè. Rifiuta, io resto turbato, anche perché suscitavo un certo interesse da parte delle donne. Dopo qualche giorno l’ho convinta» [Ferrucci, Fatto] • Due figli: Stefano e Sara, che da piccola viveva in camerino «tra colombi, conigli bianchi e foulard che si trasformavano in bacchette magiche» [Serra, CdS].
Politica «Sono apolitico. Mi sono esibito nelle feste dell’Unità, dell’Avanti e del Popolo» [Olivo, Leggo].
Religione «Son religioso, certo. Non dimentichi che i miei primi debutti sono avvenuti negli oratori di Venezia e che ho intrattenuto due patriarchi che poi sarebbero saliti al soglio pontificio: Giovanni XXIII e papa Luciani. Io sono cattolico e se posso vado alla messa, un’abitudine che ho trasmesso anche ai miei figli. La sera, prima di addormentarmi, dico sempre le preghiere» [Moscatelli, cit.] • «E credo nella reincarnazione. Oso pensare che un tempo sono stato Giuseppe Pinetti di Orbetello, illusionista del ’700: girava su un carro trainato da quattro cavalli bianchi» [Carotenuto, cit.].
Titoli di coda «Il trucco c’è, ma come fa» [Andrea Scarpa, cit.].