20 maggio 2022
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Biografia di Nick Cassavetes (Nicholas David Rowland C.)
Nick Cassavetes (Nicholas David Rowland C.), nato a New York il 21 maggio 1959 (63 anni). Attore. Regista. Sceneggiatore. Figlio primogenito del regista greco-americano John Cassavetes, classe 1929, morto di cirrosi epatica nel 1989, e dell’attrice Gena Rowlands (n. 1930) • «Uno dei tre rampolli della famiglia Cassavetes (le altre sono Alexandra e Zoe), che hanno seguito le orme paterne e materne» (Alberto Crespi, l’Unità, 24/6/2005) • Detto «Cassavetes junior» • «Ha gli occhi scuri e la mascella volitiva del padre John, ma i lineamenti regolari sono quelli della madre» (Giovanna Grassi, CdS 21/5/1992) • «Il talento se l’è ritrovato nel sangue» (Natalia La Terza, Sole 30/10/2015) • «Ha la fortuna, o la sfortuna, di essere cresciuto al centro di una tribù di cineasti e attori. Eppure lui, da grande, è diventato attore e cineasta» (Cr. P., l’Unità, 16/5/1997) • Visto, tra gli altri, nei film: Il replicante (Mike Marvin, 1986), Face/Off - Due facce di un assassino (John Woo, 1997), Life (Ted Demme, 1997), La moglie dell’astronauta (Rand Ravich, 1999). Ha diretto: Una donna molto speciale (1996, in cui recitava sua madre), She’s So Lovely – Così carina (1997, con Seann Penn, John Travolta e Robin Wright), John Q (2002, con Denzel Washington e Robert Duvall), Le pagine della nostra vita (2004, con Ryan Gosling e Rachel McAdams), Alpha Dog (2006, con Bruce Willis, Sharon Stone e Justin Timberlake), La custode di mia sorella (2009, con Cameron Diaz), Yellow (2012), Tutte contro di lui (2014, con Cameron Diaz) • Ha detto: «Ho passato una vita a cercare spazi miei, ho tentato il basket e ho smesso, ho studiato letteratura, ho fatto il venditore, tutto pur di uscire dall’ ombra gigantesca di mio padre. Alla fine sono tornato al mestiere di famiglia».
Titoli di testa «Con due genitori entrambi candidati al premio Oscar, Nick aveva molto da cui trarre ispirazione. Eppure, come sentirete in questa intervista, la sua strada verso le arti è stata più tortuosa di quel che si potrebbe pensare» (dal podcast Dreampath, condotto da Bryan Smith, episodio 46, 6/5/2020).
Vita «Mio padre e mia madre si sono conosciuti all’American Academy of Dramatic Arts. Erano entrambi attori, entrambi hanno avuto successo relativamente giovani. Mio padre voleva fare il regista indipendente – ma anche se molti non lo sanno ha iniziato con i film dei grandi studios. Faceva un film intitolato Gli eslcusi, con Burt Lancaster e Judy Garland, la storia di alcui ragazzi con problemi mentali o qualcosa del genere. Non mi ricordo quale fosse la casa cinematografica, ma il produttore era Stanley Kramer […] Venne la sera della prima. Mio padre aveva consegnato il lavoro, ma non sapeva che Stanley Kramer lo aveva rimontato tutto in maniera diversa […] Quindi, quando il film è stato proiettato, papà - che era matto - si alzò e si avvicinò allo schermo, fuori di sé, afferrò lo schermo e lo strappò. Tutto questo di fronte a 500 persone. Insomma, da allora papà non ha più lavorato e ci siamo trasferiti in California. La mamma ha cominciato a lavorare in Peyton Place [una soap opera americana degli anni Sessanta, ndr], manteneva lei la famiglia. Mentre papà ha iniziato a scrivere cose che piacevano a lui. Poi lo hanno comunque assunto come attore, ma dopo un bel po’… insomma, anche se molti non lo sanno, lui è stato costretto a diventare un regista indipendente […] All’inizio non volevo saperne del cinema, lo vedevo come il lavoro dei miei genitori, e io volevo fare qualcosa di mio […] Mi sono dedicato alla pallacanestro, sono sempre stato molto alto, ero anche abbastanza bravo […] Poi però mi sono spezzato il tendine di Achille, è il tipo di infortunio che può mettere fine a una carriera […] Ho preso un appartamento a Los Angeles, per un paio d’anni ho lavorato come custode alla Sears [catena di grande distribuzione statunitense, ndr], volevo essere autonomo, farmi i fatti i miei, avere un po’ di libertà […] Quando ho saputo che anche a Los Angeles c’era una Scuola d’Arte drammatica, come quella frequentata a New York dai miei genitori, ho cominciato a chiedermi: io riuscirei a entrarci? Poi ho conosciuto una bella ragazza che la frequentava e ho pensato di andare a dare un’occhiata» (Dreampath).
Amori Nel 1985 sposò una Isabelle Rafalovich, che gli diede due figlie, Virginia (n. 1986) e Sasha (n. 1988). Seconda moglie: Heather Wahlquist, che è apparsa in parecchi suoi film. Ora ha una fidanzata.
Curiosità È alto 1 metro e 98, trenta centimetri più alto di suo padre (ha preso dalla famiglia della madre, tutti altissimi) • Ha fatto un cameo in Una notte da leoni 2 (Todd Phillipps, 2011) • Gli è piaciuto moltissimo The Joker (Todd Phillips, 2019) • Quando ha visto Manchester by the Sea (Kenneth Lonergan, 2016) era gelosissimo perché avrebbe voluto farlo lui • Gioca a poker. Ha partecipato a tornei di Texas Hold’em per professionisti • Criticatissimo quando disse che i rapporti incestuosi sono come i rapporti omosessuali, non vanno giudicati • Imbranatissimo con la tecnologia. Non usa Facebook («Non ho opinioni da comunicare al mondo»), né Instagram, né Twitter. Oggi scrive le sceneggiature al computer con il programma Final Draft ma tiene sempre carta e penna a portata di mano, nel caso gli venga un’idea improvvisa • Peter Falk era un amico di famiglia • Ha definito il padre: «Regista per passione, attore per necessità» • Quando dirige la madre sul set, non la chiama «mamma» ma «Gena».
Titoli di coda «Purtroppo non ho mai avuto modo di lavorare con John, ma per me il suo gruppo, con Gena, Ben Gazzara, Peter Falk era un mito, pensavo con invidia a quel loro modo di stare insieme, li immaginavo che parlavano di cinema e di vita, e chissà quante belle bevute si sono fatti. Sul set di Nick, così rispettoso degli attori e pronto ad ascoltarli, mi è sembrato di ritrovare il clima che avevo immaginato» (John Travolta).