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 2022  maggio 23 Lunedì calendario

Biografia di Fabio Fognini

Fabio Fognini, nato a Sanremo (Imperia) 24 maggio 1987 (35 anni). Tennista. Best Ranking numero 9, è l’italiano più vincente di sempre. Tra le migliori vittorie quella senza dubbio del Masters 1000 di Montecarlo nel 2019, unico successo italiano a Montecarlo da quando c’è stata l’apertura del professionismo.
Titoli di testa «Che, vi piaccia o no, siamo tutti un po’ Fognini. Rassegnatevi».
Vita Nato a Sanremo, cresce ad Arma di Taggia. «Al momento della nascita peso quattro chili e due; a tre mesi sono già otto chili tondi. E non ho un capello in testa. Vedendomi, tutti ridono e dicono che sono il sosia di mio padre. Solo un po’ più scuro di pelle. Mi chiamano “il Cioccolatino”» [Warning di Fabio Fognini, Piemme] • «Genuino come l’olio extravergine della sua terra, Fabio Fognini affonda radici centenarie da ulivo dentro una famiglia solida e tradizionale» [Piccardi, CdS] • A tre anni papà Fulvio, ferramenta con la passione per il tennis, lo porta al circolo di cui era presidente, e lo infila in una gabbia con una racchetta e una pallina da far rimbalzare sul muro perché lui deve lavorare nella stanza affianco: «Mio padre racconta che quella prima volta al circolo di tennis mi lasciò nella gabbia per almeno due ore. Al suo ritorno io stavo ancora giocando con racchetta e pallina, e quando mi prese per riportarmi a casa cominciai a piangere. Quella sera a cena, mio padre racconta di aver detto alla mamma: “Guarda, Fabio è già diventato un campione di tennis”. Non so se fu allora che imparai la parola “tennis”, ma mi piace pensare di sì. O magari a colpirmi fu la parola “campione”. Chissà» [Warning, cit.] • Ama gli sport perché erano l’occasione per sfidare gli altri. La mattina va a scuola, il pomeriggio gioca a calcio, (il padre è amico fraterno di Altobelli) la sera a tennis. Il sabato il torneo di tennis, la domenica la partita di pallone con l’Argentina, la squadra di Arma di Taggia che ha preso il nome dal fiume che l’attraversa. Rinuncia allo sci, sport preferito da mamma Silvana, per evitare ai genitori troppe trasferte [ibid.] • «Io avrei preferito che Fabio diventasse calciatore: fino a 13 anni andava da una parte e dall’altra, ma portava già a casa le prime coppette di tennis e ha optato per quello sport, lasciando la squadra di Arma dov’era cresciuto. Però a calcio gioca bene bene, a livello di Promozione potrebbe spopolare anche oggi, così com’è» [Piccardi, CdS] • A 12 anni vince l’under 14 sia nel singolo che nel doppio ma agli europei viene buttato fuori da un giovane Novak Djokovic • Papà Fulvio gli fa firmare un contratto per accaparrarsi un allenatore come Leonardo Caperchi – costato un occhio della testa – che Fabio seguirà nei primissimi anni della sua vita. Tre le regole del contratto: deve prendere il diploma, non può lamentarsi e, ricorda la mamma, «tutto quello che dice Leonardo Caperchi è legge» • Nonostante vinca poco ottiene la sua prima sponsorizzazione da Babolat, nel 2003. Con questa racchetta si trova benissimo [Warning, cit.] • A Vienna la sua prima finale: «Adesso devo affrontare un russo dal nome impronunciabile: Krasnoroutskiy. Non ho nessuna paura di lui, mi sento in gran forma e pieno di energia. Domino il primo set 6-0. Nel secondo l’emozione di trovarmi a un passo dal titolo europeo si fa sentire e Krasno-eccetera ne approfitta e rimonta: 2-6. Vedo Leonardo dagli spalti che mi fa un cenno. “Smettila di cazzeggiare e dacci dentro”. “Io non sto cazzeggiando” penso. Ma Leonardo è il mio coach, quindi annuisco. “Smetti di cazzeggiare” mi dico. E lo faccio. Porto a casa il terzo set per 6-3 e finalmente alzo al cielo la mia prima, vera coppa» [ibid] • Vola a New York per gli Us Open Junior dove conosce Rafa Nadal • Nel 2006 a Buenos Aires gioca nella Copa Telmex ATP contro il suo idolo, Carlos Moyà: perde. «Mi avvicino alla rete, gli stringo la mano. “Bravissimo” dice. “Non ti conoscevo. Non pensavo che giocassi così bene”. Nonostante la sconfitta, una delle tantissime al primo turno nella mia carriera, questa frase mi fa bene. È una specie di luce che mi fa sentire arrivato. E poi tutti allo stadio tifano per me, sono in piedi che applaudono e urlano per una partita che ha lasciato qualcosa dentro di loro. Anche se, per farlo, ha svuotato me» [ibid.] • Nel 2006 a Roma batte Djokovic e si qualifica per gli Internazionali ma perde calma e partita e perde tutto anche agli Us Open • A 19 anni il coach lo lascia e Andrea Gaudenzi, il suo manager lo spedisce a Barcellona alla btt Tennis Academy, che in realtà sta a Valldoreix, a mezz’oretta di auto dalla città. È l’accademia è stata fondata da Francis Roig, l’uomo che si dice abbia fatto il successo di Nadal. Il suo coach si chiama Óscar Serrano e con lui si qualifica al Roland Garros: perde • Cambia allenatore ma non racchetta e corde: «La tensione delle corde non è mai cambiata, negli anni: 27 chili per le verticali e 25 per le orizzontali. Anche la corda è sempre la stessa, un monofilamento rivestito in silicone, il Babolat rpm da 1,30 di calibro» • Ai Canada Masters da 139° batte un Andy Murray n. 14. Il giorno dopo però incontra Federer che lo fa fuori in quarantacinque minuti netti. «Sono così sbigottito che non ho nemmeno la forza di starci male per la sconfitta: non ho mai visto nessuno giocare come lui» [ibid.]. Chiude il 2007 al 95° posto nel ranking mondiale • «Forse sono in ritardo su Djokovic, su Nadal e Murray, che hanno la mia età ma sono anche dei fenomeni. Se invece guardiamo a quelli “normali” sono in tabella di marcia. Ma noi italiani siamo fatti così: arriviamo dopo. Anche per colpa nostra. Per una questione di mentalità» [Semeraro, Sta] • Lascia l’accademia e torna a farsi allenare da Oscar. Continua a perdere. In Istria riesce a battere Moyà ma perde contro Verdasco. A Roland Garros, nonostante le sfuriate in un match che sembrava non finire mai, ha la meglio su Gael Monfils • Nel 2010 decide a malincuore che Oscar non possa più essere il suo allenatore e si affida a Pablo Martin • A Wimbledon nel 2010 sconfigge al primo turno Verdasco con 7-6, 6-2, 6-7, 6-4, nella sua prima vittoria in carriera contro un top 10 della classifica mondiale. Al secondo turno sconfigge in 5 set Michael Russell e al terzo deve inchinarsi a Julien Benneteau • «Il problema è che sono istintivo, dico sempre quello che penso e un secondo dopo me ne pento. Se mi stai sulle palle, non faccio nulla per nasconderlo. E quando mi incazzo, perdo le staffe: insulti, racchette spaccate, warning... Nella vita non mi sono fatto mancare niente. Ma la fama di piantagrane comincia a starmi stretta» [Piccardi, CdS] • L’anno dopo arriva ai quarti di finale al Roland Garros ma deve ritirarsi per un infortunio. Il risultato gli consente di salire alla 35ª posizione della classifica mondiale, diventando il nuovo nº 1 italiano. Nello stesso anno nel torneo di Umago vince il primo titolo ATP in coppia con Bolelli • Ingaggia José Perlas che però lo reputa pigro e impone un prezzario a cinque zeri: «Mi paghi volta per volta, in base alle settimane. Poi i premi sono tutti tuoi. Se vuoi che diventi il tuo allenatore, devi sapere quello che posso fare per te. E quanto ti costerà. Decidi se ne vale la pena» [Warning, cit.] • «È il 25 giugno del 2012 e sto per scendere nel Centre Court di Wimbledon. Che è, forse, lo stadio di tennis più famoso di tutti i tempi: un tappeto d’erba tagliata e curata con attenzione maniacale, così perfetta da sembrare finta. Tutto intorno, quindicimila persone che guardano, in un silenzio così perfetto da sembrare che qualcuno abbia tolto l’audio alla tv. È la prima volta che gioco sul Centre Court. In realtà la partita è solamente il secondo turno del torneo, ma è molto speciale per via dell’avversario che sto per incontrare. Roger Federer». Questa volta non perde la calma. Solo la partita [ibid.] • Ai Giochi di Londra, il sorteggio lo mette di fronte al primo turno al nº 2 del mondo Novak Djokovic, che si impone in rimonta in tre set. A San Pietroburgo però batte in sequenza Tobias Kamke, Serhij Stachovs’kyj, Roberto Bautista Agut e Gimeno Traver, e alla sua prima finale ATP sul cemento viene sconfitto da Martin Kližan per 2-6, 3-6. Chiude l’anno in 45° posizione • «Il mio 2013 comincia con un ottimo risultato ad Acapulco, dove arrivo in semifinale. Ad aprile, a Indian Wells, supero il primo turno e al secondo mi trovo davanti ancora Djokovic, più in forma che mai. Mi distrugge al primo set con un tragico 0-6. Riesco a oppormi e a prendermi il secondo per 7-5. Ma il terzo Nole mette una marcia diversa, non posso far niente per contrastarlo e lui vince la partita. Quindici giorni più tardi torno sulla terra rossa per gli ATP Masters di Montecarlo, e questa volta sono intenzionato ad arrivare in alto. È il mio torneo!». Arriva alle semifinali: «E sono quello che, ancora una volta, ha perso contro Djokovic» • «Era il ragazzo che perdeva le partite già vinte, è diventato l’uomo che vince quelle ormai perse. Era il ribelle con molte cause (sbagliate), lo sperperatore di occasioni. Si è trasformato in un campione freddo nei momenti che contano, capace di ridere di un’epidemia di corde rotte - tre in quattro game - un record -, salvare in scioltezza tre matchpoint e dimenticarsi anche gli sgarbi del giudice di sedia. La maturazione è sostanziale ed epocale, e spiega come Fabio Fognini ieri battendo Federico Delbonis (4-6 7-6 6-2) abbia vinto ad Amburgo il suo secondo torneo in due settimane (dopo quello di Stoccarda contro Kohlschreiber) e da oggi sia entrato fra i primi 20 del mondo. Numero 19 per la precisione, e n. 1 d’Italia riscavalcando Andreas Seppi (23) a due anni di distanza. Da quando esiste il computer fra i tennisti (maschi) italiani solo altri 7 prima di lui, da Panatta a Seppi, erano riusciti a entrare nel recinto dei top-20. Ma il 2013 è l’anno magico di Fogna, talento da sempre, campione vero solo da quando ha capito che a 26 anni era tempo di mettere i nervi in ordine, e non è detto che l’ascesa sia finita qui. Anzi» [Semeraro, Sta 2013] • Il 2014 verrà ricordato per i 27mila dollari di multa presi a Wimbledon. Durante il match contro Alex Kuznetsov il ligure scaglia violentemente la racchetta a terra e poi insulta a più riprese il supervisor Wayne McKewen. «L’erba di Wimbledon - gli aveva detto il supervisor australiano entrando in campo - è sacra, è come cristallo». La rabbia del ligure sfocia poi al cambio di campo quando, rivolgendosi a McKewen, gli intima di andare via «senno ti spacco la racchetta in testa» [Gazzetta] • Nel 2015 vince, sempre in doppio con Bolelli, gli Australian Open: «Erano quarant’anni che l’Italia non vinceva uno Slam, con Panatta in singolo nel 1976, in doppio addirittura nel 1959 con Sirola-Pietrangeli. Sono felice di esserci riuscito io. E soprattutto di averlo fatto in compagnia di un amico» • Sempre nel 2015 in Brasile batte Rafael Nadal, nº 3 del mondo, con il punteggio di 1-6, 6-2, 7-5, collezionando la quinta vittoria in carriera contro un Top 10. In finale però deve inchinarsi per l’ottava volta consecutiva a David Ferrer, che lo batte 6-2, 7-5. Ad Amburgo raggiunge la sua quinta finale ATP in carriera, dove si arrende in 2 set a Nadal dopo aver eliminato nell’ordine Chardy, Ramos, Bedene e Pouille. La colpa secondo Fognini è di Toni Nadal, lo zio di Rafa che dal box dispensava consigli a suo nipote distraendolo: «Le continue osservazioni alle mie spalle sono una scorrettezza che è come un sassolino nella scarpa; mi impedisce di dare il 100%. Vorrei girarmi e tirargli una racchetta, ma non lo faccio. Invece mi comporto come si deve: vado a protestare dall’arbitro, gli chiedo di far qualcosa, di dirgli di smetterla. Lui scrolla le spalle e non fa nulla». La vendetta arriva agli Us Open. Per Fognini è il primo successo contro Nadal sul cemento e la seconda vittoria contro un top 10 in uno Slam. Negli ottavi di finale viene battuto da Feliciano López in tre set • Alle fine del 2016 lascia Perlas per Franco Davìn • Nel 2017 agli Internazionali batte il numero 1 al mondo Murray, «in una partita pazzesca, una delle più belle che abbia mai giocato, in due set senza esitazioni. Con la testa, con il braccio». Il giorno dopo perde contro Zverev ma non gli importa molto perché la notte stessa vede nascere suo figlio Federico • È felice, si sente finalmente adulto. Almeno fino a quando non scende in campo contro Stefano Travaglia, agli Us Open. «In questo video si vede Fabio che spara una palla fuori dal campo a gioco fermo, che grida “Unaaa!” chiaramente in direzione del giudice di sedia Louise Engzell dopo un overrule, e che infine si lascia andare ad un turpiloquio da censura nei confronti di un individuo di sesso femminile, non sappiamo se l’arbitro stesso oppure qualcun altro: “Tr**a che non sei altro, una tr**a sei, brutta bocch**ara”» [Gibertini, 2017]. «Alla fine Stefano vince il match e io vengo chiamato dalla commissione disciplinare. I miei insulti sono stati ascoltati e ritenuti inaccettabili. Per questo hanno deciso di squalificarmi dagli Us Open e di assegnarmi una multa di 96.000 dollari, che potrà ridursi della metà se non commetterò altre infrazioni per i prossimi otto Slam. So che il mio comportamento è stato ingiustificabile, quindi chiedo scusa e accetto la punizione. Chiedo anche di poter parlare con la giudice per chiarirmi con lei. Le dico che secondo me ha fatto molto male il suo lavoro e ha sbagliato, ma che non ho scuse per il mio comportamento, e le chiedo perdono. Lei accetta le mie scuse» [Warning, cit.] • La Asics non vuole più che scenda in campo con le loro scarpe ai piedi: «È una cattiva pubblicità» • «Con il nuovo anno, 2018, volo a Sydney. Poi a Melbourne per gli Australian Open, dove arrivo fino al quarto turno e perdo contro Berdych in un match bellissimo. A febbraio mi sposto a Rio: al primo turno affronto il brasiliano Thomaz Bellucci, idolo di casa. Mentre servo per il secondo set, mi cade la racchetta. So che Bellucci se ne accorge e per vincere il punto accelera. Ma io recupero la racchetta al volo e riesco a rispedire la palla indietro di rovescio. Thomaz viene a rete; anche io. Serie di scambi ravvicinati. La palla si alza velocissima, fa per superarmi. D’istinto colpisco una volée a due mani e vinco il punto. Il pubblico impazzisce, i giornalisti lo definiscono il più bello che abbia mai giocato in carriera. Vinco la partita ed esco dal torneo solo in semifinale. A luglio vado in Svezia, a Båstad, e arrivo in finale contro Gasquet. Vinco il primo set 6-3. Mi distraggo e perdo il secondo, ma solo per impormi sul terzo con un ruvido 6-1. È il mio settimo titolo ATP» [Warning, cit.] • A Los Cabos beneficia di un bye e supera Quentin Halys, nei quarti Yoshihito Nishioka e in semifinale Cameron Norrie. Vince il primo torneo sul cemento per 6-4, 6-2 sul nº 4 del mondo Juan Martín del Potro, conquistando l’ottavo titolo ATP e battendo per la quinta volta in carriera un top 5 • «Tutto quello che ho costruito nel 2018 va in pezzi l’anno successivo, in una di quelle montagne russe emotive che sembrano far parte della mia vita fin dall’inizio. A gennaio vado ad Auckland e perdo al terzo turno, agli Australian Open e anche lì perdo al terzo. Da lì in poi comincia una serie desolante di competizioni in cui non riesco a vincere nemmeno una partita: Córdoba, Buenos Aires, Rio, Indian Wells, Marrakech» • Ma il 21 aprile conquista il trofeo più importante in carriera vincendo il torneo di Monte Carlo. Nei quarti sconfigge in rimonta il nº 13 del ranking Borna Ćorić e in semifinale prevale per 6-4, 6-2 sul nº 2 del mondo Nadal, campione in carica, undici volte vincitore del torneo e reduce da 18 incontri consecutivi vinti nel Principato, diventando il quarto tennista in grado di battere il fuoriclasse spagnolo almeno 3 volte sulla terra rossa. In finale trionfa con il punteggio di 6-3, 6-4 su Dušan Lajović – che poi ha per allenatore Perlas – malgrado un infortunio subito nelle fasi finali dell’incontro. Cinquantuno anni dopo il trionfo di Nicola Pietrangeli nell’era amatoriale, Fognini è il primo italiano a vincere il torneo di Monte Carlo nell’era Open e, dopo gli Internazionali d’Italia 1976 vinti da Adriano Panatta, il secondo italiano ad aggiudicarsi un torneo di questo livello • A luglio è al 9º posto in singolare, in top ten. Il suo allenatore ora è Corrado Barazzutti, già coach della Coppa Davis • A Wimbledon, reo di averlo parcheggiato su un campo secondario, però si becca un’altra multa, durante il match con Sandgren, urla «scoppiasse una bomba su questo circolo» • Il 2020 è l’anno della pandemia, del lockdown – virale il video in giardino, con lo stendino dei panni come rete, in cui sfida a tennis la moglie Flavia Pennetta – e dell’operazione alla caviglia • Nel 2021 una nuova squalifica, questa volta a Barcellona per aver lanciato una pallina in cielo e anche a Tokyo, contro Daniil Medvedev, negli ottavi di finale delle Olimpiadi quando, dopo aver perso una palla importante, s’è messo a urlare contro se stesso «Sei un frocio, sei un frocio. Sei un frocio perché devi tirarle sopra la rete». Sui social poi il giocatore ligure si è scusato con la comunità Lgbt • Nel 2022 in California si ritira dopo il primo turno per un raffreddore ma con un nuovo primato di vittorie nel circuito per un tennista italiano: 392, meglio di Adriano Panatta • «Negli ultimi mesi ho ritrovato di nuovo belle sensazioni, sono tornato a divertirmi. Il ranking non è più un problema, sono consapevole che se sto bene posso giocarmela con chiunque, su una partita secca» [a Paolo Rossi, Rep] • «Chi ha intravisto giorni fa al Foro Italico Fabio Fognini e Jannik Sinner si sarà chiesto quale dei due fosse l’adolescente, il ventenne o il trentaquattrenne. L’avete visto, Fognini, sbattere la racchetta per terra, risbatterla due, tre, quattro volte, fino a distruggerla. Puerili escandescenze, mentre l’altro, il ragazzino, aspettava tranquillo che finisse quella scenata penosa per riprendere a battere senza sbattere» [Di Stefano, CdS] • A Ginevra Fognini, è stato sconfitto al primo turno con il punteggio di 6-4 6-3, in un’ora e 27 minuti di gioco, dall’australiano Thanasi Kokkinakis, numero 85 ATP. L’azzurro è apparso fisicamente un po’ scarico e ha fatto vedere il suo tennis migliore solo a sprazzi» [Rep] • È 55° nel ranking mondiale • Fabio, accetta di invecchiare? «Lo dicono i capelli… dovrò farmi l’intervento prima o poi… Rafa Nadal mi ha detto che c’è già passato, ma io ho una fifa…» [Rossi, cit.].
Amori Primo amore Martina. È cominciato in seconda media nei corridoi delle medie ed è durato due anni • Fidanzato per diversi anni con la modella bulgara Svetoslava Simeonova: «È più grande di me di cinque anni: le donne maturano prima e noi maschi italiani siamo sempre un po’ mammoni. Sve sa sempre come prendermi e come dirmi le cose, anche quelle sgradevoli...». [Gaia Piccardi, CdS] • Il grande amore arriva con Flavia Pennetta, anche lei campionessa di tennis, che conosce da anni ma alla quale non può confessare il suo amore perché prima è fidanzata con il suo idolo, Carlos Moyà, poi perché lui è fidanzato con Svetoslava ma neanche quando questa lo lascia lui si non fa avanti. È Flavia a dargli il primo bacio. I due si sposano nel 2016. Hanno 3 figli: Federico, Farah e Flaminia: «In casa Fognini ci chiamiamo tutti con la “F”, una specie di talismano di famiglia». È molto legato alla sorella che si chiama Fulvia.
Titoli di coda «Non è cattivo. È che lo disegnano così» (Gaia Piccardi).