27 maggio 2022
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Biografia di Rudolph Giuliani
Rudolph Giuliani, nato il 28 maggio 1944 a Brooklyn (78 anni). Avvocato (dal 2018 al 2021 legale personale di Donald Trump). Politico (negli anni Ottanta responsabile della Giustizia). È stato il 107º primo cittadino di New York per due mandati (1993 e 1997). Per la sua politica «tolleranza zero» viene soprannominato il «sindaco di ferro»
Titoli di testa «È un grande anzi grandissimo sindaco, Rudolph Giuliani. Te lo dice una che non è mai contenta di nulla e di nessuno, incominciando da sé stessa» (Oriana Fallaci)
Vita Nato a Brooklyn, famiglia senza molti soldi, i nonni Rodolfo ed Evangelina originari di Marliana, provincia di Pistoia. Il padre Harold Angelo, gestore di bische clandestine con un passato da pugile: «La dote principale del pugile, mi diceva, deve essere quella di mantenere la calma. E fu questa la migliore lezione che appresi da papà, quella che mi ripeteva incessantemente: rimani calmo, specialmente se quelli intorno a te sono inquieti o preoccupati. Mi ficcò bene in testa il concetto che la persona imperturbabile è avvantaggiata quando si tratta di aiutare gli altri, di tenere una situazione sotto controllo o di risolverla. Il pugile che si agita al primo pugno che riceve finirà al tappeto, mentre se invece rimane calmo, anche dopo il pugno può sfruttare l’occasione di restituirlo. Mio padre cominciò a insegnarmi la boxe quando avevo appena cominciato a camminare e continuò a darmi lezioni anche da adolescente”» [Beniamino Placido, Rep] • Suo padre era stato condannato per aggressione e rapina, all’epoca era parte di un gruppo criminale organizzato • La madre, Helen D’Avanzo, è una casalinga statunitense, anche lei figlia di immigrati italiani • Frequenta la scuola cattolica locale a Garden City South, St. Anne e poi la Bishop Loughlin Memorial High School. Pare volesse farsi prete • Due lauree, la prima in Scienze politiche nel 1965, la seconda in Giurisprudenza, alla New York University School of Law di Manhattan, nel 1965 • Si propone volontario per la campagna elettorale di Robert F. Kennedy. Lavora con Lloyd Francis MacMahon, giudice distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York. A 27 anni entra in procura. Poco dopo è viceministro della Giustizia a Washington. Nel 1977 torna a New York per esercitare la professione ma qualche anno dopo viene scelto come ministro della Giustizia • Nel 1983, «nominato da Ronald Reagan procuratore federale di New York si occupa di lotta alla droga e crimine organizzato, collaborando perfino con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nelle inchieste sulla famiglia mafiosa americana dei Gambino. La fama di procuratore di ferro nasce così: mettendo in rilievo ogni arresto fa sfilare gli accusati in manette, davanti alla stampa» [Giuseppe Sarcina, CdS] • Anni di inchieste che finiscono con quattromila condanne e solo venticinque processi persi [Maria Laura Rodotà, Sta] • «Mi piacciono i film sulla mafia, come Il Padrino, o i serial televisivi come i Soprano, ma, avendo ascoltato per migliaia di ore i mafiosi in carne e ossa, direi che la qualità di leader che viene attribuita a certi personaggi principali è spesso esagerata» [Placido, cit.] • Nel 1989 si candida per la prima volta a sindaco di New York. Va male: vince l’afroamericano liberal David Dinkins. E Giuliani gli dichiara guerra, sfruttando il tentativo del sindaco nero di riformare il violento e corrotto corpo di polizia. Il 16 settembre 1992 è proprio lui a guidare la rivolta degli agenti in borghese sul ponte di Brooklyn. Una scena descritta su Newsday dal premio Pulitzer Jimmy Breslin: «10 mila manifestanti ubriachi e armati camminavano sulle auto terrorizzando i conducenti, Giuliani col megafono in testa: “Vi piace un negro alla guida della città?”». Un anno dopo è sindaco. Eletto di misura, grazie al voto bianco di Queens e Long Island. In realtà la città “ingovernabile” sta già cambiando. Il crimine è in declino grazie al predecessore. Ma il primo cittadino se ne assegna il merito, emanando le leggi della “tolleranza zero” contro spacciatori, graffitisti e senzatetto. “Lo sceriffo” si proclama paladino dei bianchi, sempre dalla parte della polizia. Sotto il suo regno l’haitiano Abner Louima, arrestato fuori da un nightclub, è picchiato e abusato sessualmente dagli agenti. E Amadou Diallo vien ucciso con 41 colpi mentre mette la mano in tasca per estrarne la patente. Ma quando Bruce Springsteen gli dedica una canzone, American Skin, 41 shots, Giuliani se ne lamenta: «C’è chi prova a far passare la polizia per colpevole» [Lombardi, Rep] • Rieletto nel 1997, nel 2000 si candida per il Senato degli Stati Uniti contro Hillary Clinton, ma si ritira a causa di un tumore alla prostata, dal quale guarirà dopo quattro mesi di cure. In realtà «si ritira dopo lo scandalo dei viaggi agli Hamptons pagati con soldi pubblici per andare a trovare l’amante» [Sarcina, cit.] • «Altra manovra controversa, i tagli all’assistenza pubblica. Spiegava Giuliani: “640 mila individui sono stati portati dalla dipendenza dal governo alla dignità dell’autosufficienza”, insomma non hanno più avuto un centesimo di sussidio. Comunque, negli anni Novanta l’economia americana era in una fase di boom, e New York beneficiava del boom più che mai. Comunque, mentre Times Square veniva riqualificata e diventava meno pittoresca, diventava via via più pittoresco il sindaco. Arrivava vestito da donna a feste di beneficienza e show tv» [Maria Laura Rodotà, Sta] • Tra i tanti ostacoli l’ex sindaco ha anche il muro dei media newyorchesi. «Lo detestano – scrive Howard Kurtz sul Washington Post – perché ricordano il Rudy arrogante, intollerante e razzista prima che l’11 settembre lo trasformasse in eroe”» [Alessandra Farkas, CdS] • «Come in un film hollywoodiano, l’antipaticuccio, inciucione sergente Rudy al momento della battaglia è diventato un eroe. Irruento, capace di ispirare, spesso in lacrime coi suoi, a volte tirato via a forza dal Ground Zero con grisaglia coperta di polvere e mascherina chirurgica ancora in faccia. La faccia della New York che reagisce e diventa umana e addirittura (non s’era mai visto) americana. Fino a diventare Persona dell’Anno (gli americani, Dio sia ringraziato per la political correctness, non dicono più “uomo”) dal settimanale Time, vale a dire essere umano dell’anno per l’America e l’Occidente» [Sarcina, cit.] • «Per avere avuto più fede in noi di quanta ne abbiamo noi stessi, per aver avuto coraggio quando è stato necessario e polso quando è stato giusto, per non essersi arreso o sottratto al dolore di tutti, Rudy Giuliani, sindaco del mondo, è l’Uomo dell’anno» [Time] • «È emerso che Giuliani non aveva organizzato alcun piano di emergenza per attacchi terroristici dopo il primo attentato al World Trade Center del 1993. Nelle prime ore successive a quello del 2001, inoltre, le operazioni di soccorso furono gestite in maniera caotica perché il centro cittadino per la gestione emergenze aveva la sede proprio nel World Trade Center, proprio per volontà di Giuliani nonostante i molti pareri contrari. Giuliani era anche noto per i suoi inciampi, come la volta in cui insultò un abitante di New York durante il suo programma radiofonico settimanale, o come quando annunciò in una conferenza stampa che aveva divorziato dalla moglie, lasciandosi sfuggire che non glielo aveva ancora detto» [Il Post] • Concluso il suo mandato, si mise a fare discorsi e pubblicò un libro autobiografico, Leadership, con una grossa casa editrice americana [IlPost] • Nel 2002 fonda la Giuliani Partners, la piattaforma delle sue numerose consulenze • Nel 2008 tenta la sfida presidenziale: «Dopo diversi mesi in cima ai sondaggi, riemersero alcuni piccoli scandali legati sia a quando era sindaco sia alla sua società, Giuliani li gestì malissimo e la sua campagna si concluse nel gennaio del 2008 con una serie di pesanti sconfitte nei primi giorni delle primarie, e una spesa totale di 60 milioni di dollari» [Il Post] • «Gradualmente esce dalla galleria dei potenziali statisti ed entra nell’albo, decisamente più affollato, dei faccendieri. Come altri sodali di Trump, fra tutti Roger Stone e Paul Manafort, anche Giuliani intuisce che i business più promettenti vanno cercati nei Paesi dalla dubbia reputazione. Uno di questi è l’Ucraina, dominata dagli oligarchi e umiliata da una corruzione capillare» [Sarcina, cit.] • Nel 2005 lavora per Bracewell & Patterson LLP poi ribattezzato Bracewell & Giuliani LLP • Torna in scena nel 2016 grazie al suo amico Donald Trump: «Trump e Giuliani si erano conosciuti durante il mandato di Giuliani da sindaco: all’epoca Trump era uno spregiudicato imprenditore immobiliare, reso famoso soprattutto dai tabloid della città, mentre Giuliani stava entrando solo in quel momento nei circoli dell’alta società newyorkese. Il rapporto divenne ancora più stretto, e così rimase nel corso degli anni, anche perché i due avevano due case una accanto all’altra a Palm Beach, in Florida. Nel 2000 Trump e Giuliani furono persino protagonisti di uno sketch registrato per un evento locale a New York in cui Giuliani finge di sedurre Trump, vestito da donna» [Il Post] • «Chris Christie, ex governatore del New Jersey e uno dei primi repubblicani moderati ad appoggiare Trump, ha raccontato al New Yorker che nei mesi finali della campagna elettorale del 2016 Giuliani era diventato il First Friend, cioè la persona con cui Trump si confrontava e di cui si fidava di più in assoluto: “Rudy era diventato la persona accanto a cui Donald si sedeva in aereo per commentare le voci e le critiche. Era anche la persona più vicina a Donald dal punto di vista generazionale. Rudy diventò una persona su cui Donald poteva fare affidamento, con cui poter chiacchierare e persino divertirsi”, ha raccontato Christie» [ibid] • Spera di diventare Segretario di Stato ma si accontenta della carica di consigliere informale sulla sicurezza informatica nel gennaio 2017. «Fa notizia solo perché ha dovuto far sbloccare il suo iPhone da Apple dopo aver inserito il codice sbagliato dieci volte. Di sicuro non una buona credenziale per un esperto ufficiale di sicurezza tecnica» [bluewi.ch] • «Nel 2018 diventa uno degli avvocati personali del presidente. L’anno dopo emerge il suo ruolo di inviato nei meandri della vicenda Usa-Ucraina, i contatti e le pressioni per macchiare la fedina di Joe Biden. Ma l’Ucraina è lontana, e Rudy si muove dietro le quinte, senza un incarico ufficiale, senza preoccuparsi troppo di ciò che dice e di come si tinge. Il finale del 2020 è un’altra storia: Rudy ci mette la faccia, parole e smentite (compresa quella secondo cui avrebbe chiesto a The Donald 20 mila dollari al giorno per il disturbo). Dice e si contraddice: in Pennsylvania urla pubblicamente che quella contro il suo capo è “chiaramente una frode elettorale”, salvo poi ammettere davanti a un magistrato che “non si tratta affatto di frode”. Nel silenzio di tanta parte del partito repubblicano, sudando e accusando, Giuliani parla sotto i riflettori. Si lascia andare ad arditi paragoni cinematografici: l’altro giorno si è esibito con l’accento di Joe Pesci in Mio cugino Vincenzo, “uno dei miei attori preferiti perché di Brooklyn come me”. Giuliani che recita Pesci, con la tinta che cola, è un film oltre il film: Rudy nella parte dell’avvocato della difesa che chiede alla donna ipovedente, teste chiave in un processo per omicidio, “Quante sono queste?”. Lui mostra le dita. E lei si sbaglia. Ecco, per Giuliani “questa gente” (gli osservatori alle urne) erano molto più lontani dalle schede elettorali di quanto fosse “il cugino Vincenzo dalla testimone del film”. È il livello zero della difesa di Rudy. E quando il rivolo nero lo costringe ad abbandonare la scena toccandosi la fronte (in attesa di un buon consiglio dal parrucchiere del capo), l’avvocata che lo sostituisce non è da meno: Sidney Powell sostiene di avere identificato “interferenze nelle elezioni, a causa di un massiccio flusso di denaro comunista proveniente da Venezuela, Cuba e probabilmente Cina”. Nessuna prova, giù il sipario. E la prossima volta un controllo maggiore, più che sulle fonti, sulle tinte [Farina, CdS] • Nel giugno del 2021 una Corte d’appello dello Stato di New York gli ha sospeso la licenza di avvocato per «dimostrabili dichiarazioni false e fuorvianti ai tribunali, ai legislatori, e al pubblico in generale». Stessa cosa un mese dopo a Washington • A gennaio «l’ex avvocato personale dell’ex presidente ha coordinato, secondo quanto scrive Washington Post, la presentazione di certificati elettorali falsi compilati sostituendo in cinque stati i nomi dei Grandi Elettori democratici (eletti) con quelli dei repubblicani sconfitti. Un gioco delle tre carte preparato da John Eastman, funzionario del Dipartimento della Giustizia, per disorientare e mettere in dubbio al Congresso la vittoria di Joe Biden. Ciò avrebbe fornito al vicepresidente Mike Pence l’appiglio per bloccare la certificazione elettorale e procedere alla scelta del presidente non più attraverso il meccanismo del voto dei Grandi Elettori, ma quello della Camera dei Rappresentanti. Ora i dem stanno indagando se la falsificazione di questi documenti sia un reato criminale perseguibile dalla legge, e soprattutto quanto Trump sia stato coinvolto nel complotto. L’ex presidente aveva apertamente incoraggiato uno schema di “elettori alternativi” dopo essere stato sconfitto alle elezioni del 2020. Alcuni dei responsabili statali delle certificazioni elettorali hanno inviato i documenti falsificati alle procure federali. I falsi Grandi Elettori scelti da Giuliani nelle loro certificazioni fasulle si sono dichiarati “debitamente eletti e qualificati”, sostenendo che Trump fosse il vincitore in cinque stati che aveva effettivamente perso: Arizona, Georgia, Michigan, Nevada e Wisconsin. Questi stati, invece, avevano elettori democratici legittimi che hanno votato per Joe Biden – scrive il Washington Post – aggiungendo che alcuni dei Grandi Elettori repubblicani erano così a disagio con gli imbrogli di Giuliani che si sono rifiutati di prendervi parte. Le false dichiarazioni sono state depositate anche in Pennsylvania e in New Mexico. In questi casi le attestazioni contraffatte su carta intestata del Partito Repubblicano sono state definite “Grandi Elettori in attesa”, nel caso in cui le sfide giudiziarie per la vittoria di Biden avessero avuto successo» [Massimo Jaus, La Voce di NewYork] • Al contrario di Trump che ha definito Putin un genio dopo l’invasione in Ucraina, Giuliani a Paolo Del Debbio ha detto che per lui è un barbaro» • Visto due settimane fa sul palco della convention della Lega È l’Italia che vogliamo •
Curiosità Pur essendo repubblicano ha posizioni liberali su coppie di fatto – anche Lgbtq – aborto e fecondazione assistita • Tifa gli Yankees • Non è sui social.
Amori Tre matrimoni; tre divorzi: Il primo è con Regina Peruggi, una cugina di secondo grado, nel 1968. Le nozze vengono poi annullate nel 1983 • Il suo secondo matrimonio è con Donna Hanover nel 1984, una giornalista, con la quale ha due figli: Andrew nell’86 e Caroline nell’89. Il matrimonio finisce in tribunale nel 2002. «Persino i suoi due figli, Andrew e Caroline, gli hanno voltato le spalle. Il motivo della ruggine, accumulatasi ormai da tempo, è la presenza al fianco di Giuliani della terza moglie, l’infermiera Judith Nathan, invisa a entrambi. Al padre i figli non hanno mai perdonato la relazione adultera con la sua assistente Christine Lategano. Né il modo, a dir poco volgare, scelto per dare il benservito alla loro madre, Donna Hanover: una conferenza stampa in cui annunciò al mondo, prima ancora che a lei, di volerla lasciare per un’altra. Il rancore tra di loro è tale che nel 2005 Giuliani snobbò la cerimonia di maturità del figlio (un “must” in America) [Alessandra Farkas, CdS] • «Quando un giudice ha ingiunto a Giuliani di non ospitare Nathan a Gracie Mansion, la residenza del sindaco, vista la presenza di moglie e figli nello stabile, è andato a vivere nell’appartamento di una coppia di amici gay. Neanche i giulianologi più critici l’hanno trovato strano: su questione gay, aborto e immigrazione Mayor Rudy è molto più progressista della media repubblicana. E la sua poteva essere una media commedia newyorkese contemporanea, con tocchi finali da “Strana coppia”. Invece si è trasformata di colpo in un film catastrofico» [Rodotà, Sta] • Con Judith divorzia male nel 2019: «Dopo 15 anni di matrimonio riempiono i giornali popolari e i tg non solo perché gli (ex) coniugi che non temono il ridicolo fanno volare pubblicamente gli stracci scambiandosi accuse imbarazzanti: l’avvocato di Judith, Bernard Clair, ora sostiene che Giuliani ha fatto improvvisamente sparire il suo reddito per non pagare più i 42 mila dollari mensili che deve alla moglie (alimenti e mantenimento del tenore di vita precedente)» • Adesso è fidanzato con Maria Ryan, una dottoressa di 56 anni.
Altro Ha ricevuto il titolo di cavaliere onorario da Sua Maestà nel 2002, per il suo contributo come leader durante gli attacchi dell’11 settembre. Ha anche ricevuto il premio Fiorello LaGuardia Public Service, il Ronald Reagan Freedom Award, la Margaret Thatcher Medal of Freedom.
Titoli di coda «Le frasi di Giuliani sono fatte solo di tre cose: soggetto, verbo, e “11 settembre”» (Joe Biden).