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 2022  maggio 31 Martedì calendario

Biografia di Gianmarco Tamberi

Gianmarco Tamberi, nato il 1° giugno 1992 (30 anni) a Civitanova Marche (Macerata). Saltatore in alto. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020 a pari merito con Mutaz Essa Barshim, con la misura di 2,37 metri, dopo tre errori a testa a 2,39. Medaglia di bronzo agli Europei juniores di Tallinn 2011. Oro ai Mondiali Indoor di Portland del 2016 (primo italiano nella storia). Sempre nel 2016 ha vinto gli Europei di Amsterdam e stabilito il primato italiano di salto in alto con la misura di 2,39 al Meeting di Montecarlo, nel corso del quale si è rotto il tendine d’Achille della caviglia sinistra tentando di superare la misura di 2,41. Infortunio che l’ha costretto a saltare le Olimpiadi di Rio 2016. Nel 2019 oro agli Europei Indoor di Glasgow e nel 2021 argento a quelli di Toruń. Nel 2022 bronzo ai Mondiali Indoor di Belgrado.
Vita «Se lo ricorda il primo salto? “No. Non è come il primo amore. Io facevo basket. Poi essendo figlio di un saltatore ho provato. E ho vinto i campionati studenteschi”» (ad Agostino Gramigna) • «Viene da lontano. Da un nonno che saltava, dalla pallacanestro a livello giovanile nelle Marche (“Anche oggi mi devo imporre di stare lontano dalla palla a spicchi”), dai primi salti ai campionati studenteschi. Così, per provare, 2,01 a 16 anni. “È tutta la vita che mi chiedo: e se avessi continuato col basket come il mio idolo Tracy McGrady degli Houston Rockets?”» (a Gaia Piccardi) • Il padre Marco (1958) è stato due volte primatista nazionale indoor di salto in alto con la misura di 2,26 metri stabilita il 3 marzo 1980 ai Campionati europei di Sindelfingen 1980 e poi con 2,28 metri a Genova il 2 febbraio 1983 • «Quando i suoi genitori si separano, Gianmarco rimane a vivere con Marco, che fin da quando aveva 9 anni è il suo allenatore. Anche sua madre Sabrina era una saltatrice, anche lei era allenata da suo marito. “Mio fratello Gianluca invece si trasferì a Roma da mamma. Lui è sempre stato uno dei mie più grandi stimoli, perché volevo uguagliarlo e batterlo. Era primatista italiano nel lancio del giavellotto, ma poi ebbe grossi problemi con il suo allenatore. Che anche in quel caso era nostro padre”. Nel 1984 Marco Tamberi aveva 27 anni. Alle Olimpiadi di Mosca era stato finalista di salto in alto. Era campione italiano, aveva appena ritoccato il record indoor che già gli apparteneva. Mentre si allenava, venne investito da un camion che gli spezzò il tendine d’Achille. Per Gianluca, era persino andato in Finlandia a studiare i maestri del giavellotto. Ma con il figlio più piccolo fu subito diverso. Anche se Gimbo preferiva il basket (ha giocato come guardia nella Stamura Ancona, ndr) che ancora oggi adora. “Non gli feci alcuna pressione. Gli dissi solo che al massimo avrebbe giocato nelle serie minori. Nel salto in alto invece, gli bastavano due allenamenti per gareggiare con i migliori d’Italia. Diciamo che lo aiutai a scegliere”. Lo sport è lastricato di padri che proiettano sui propri figli i loro sogni non realizzati. “Forse è stato davvero così, e solo ora mi rendo conto di quanto anch’io desideravo questo oro” racconta Marco. “Io ho un carattere molto impositivo, lui non è affatto arrendevole”. Nella casa di Ancona, fino al 2012 restano solo padre e figlio. “Ero costretto a vederlo sempre” dice Gimbo. “A colazione, a pranzo, a cena, agli allenamenti”. Nel 2012 c’è una fuga da fermo. Gianmarco non fa vita da atleta, beve e torna tardi la sera, non si presenta al campo lasciando Marco ad aspettarlo per ore. “Bisognava cambiare qualcosa. Andai a vivere da solo, contro la sua volontà”. Quattro mesi dopo, fa il record italiano» (Marco Imarisio) • «Nel 2021 io e mio padre siamo arrivati alla corda di violino, stavamo per spaccarci: io ero nervoso, frustrato, lui non sapeva più come prendermi. Abbiamo vissuto insieme un evento traumatico e per cinque anni ci abbiamo litigato. È alle nostre spalle, ora si prosegue leggeri» (a Giulia Zonca) • «Alle 14.53 italiane del 1° agosto 2021, le 21.53 di Tokyo, Jacobs è partito allo sparo: 9”80, oro e record europeo, e dire che mai un italiano era entrato in finale olimpica nei 100, figurarsi vincerli. Ecco: dove eravate quando un italiano diventava l’uomo più veloce del pianeta? Il livello, per quanto possa apparire retorico, è questo. Gianmarco Tamberi era sul prato dello stadio olimpico della capitale giapponese, lo abbiamo visto tutti. È stato il primo ad abbracciare Jacobs ancora in pista in una sequenza di immagini già iconica, e la sua gioia è stata la gioia di un compagno di squadra che aveva peraltro appena ottenuto il proprio obiettivo, certo, ma più in generale è stata la gioia del mondo dello sport, quasi uno spot tanto spontaneo e genuino quanto potenzialmente perfetto sotto l’aspetto del marketing olimpico. La gioia di Tamberi a Tokyo 2020 rappresenta infatti lo sport senza preconcetti e invidie, un ciclone emotivo: l’oro condiviso e deciso assieme all’amico-rivale qatariota Barshim (il cui risoluto e risolutivo “Can we have two golds?” rivolto al giudice è qualcosa di meraviglioso, una domanda da giochi fra amici e senza arbitri che avviene invece sul palcoscenico dei Giochi con la maiuscola). [...] Se esiste una incarnazione dello spirito olimpico, forse è proprio Tamberi, e non si può non accennare a come perse i Giochi di Rio, per un infortunio alla caviglia sinistra poche settimane prima della partenza, un gesso che a Tokyo lo ha accompagnato nei festeggiamenti, a proposito» (Lorenzo Longhi). • «“Mi piace tornare alle gare con e contro il mio amico Mutaz Barshim, uno nato, anzi concepito per essere il migliore. È un atleta straordinario ci sentiamo spesso. Strano no? Avere un avversario con cui si condividono incidenti, stati mentali, successi, è straordinario. Il doppio oro di Tokyo ha rafforzato questa simbiosi. Dopo tanti anni di rincorsa sia io che lui ci siamo chiesti: e ora che facciamo? Come andiamo avanti?”. Il peso del successo olimpico non fa più volare? “Il 1° giugno compio 30 anni. Le ultime cinque stagioni le ho impiegate a inseguire quella che era diventata la mia ossessione. Da quando nel 2016 a un mese dai Giochi di Rio un infortunio al tendine di Achille mi ha privato dei Giochi. Quando sei vicino a un sogno e lo vedi svanire, anima e corpo non capiscono più niente, se non che devono riavere quello che è stato loro tolto. L’anno scorso se andavo male in allenamento, ero triste per settimane, ma ho capito che non è una pazzia dedicare tutte le energie al tuo sogno, lo è voltare le spalle ai problemi, far finta che non esistano, mentre invece vanno affrontati. Certo, quando arrivi in cima la domanda perché continuare te la fai. Soprattutto se hai rincorso l’impossibile” Voleva dire basta? “La tentazione c’è stata. Ti dici: ho sofferto tanto, non sono così sicuro di avere ancora quella voglia. Ho penato per la dieta, per i dolori, per le insicurezze, perché se hai un padre allenatore i tuoi rapporti sono sempre un po’ squilibrati, anche perché passi più tempo con lui che con la tua fidanzata. Non è normale. Capita di non parlarsi per tutto il viaggio. Capita che una volta ho detto al fisioterapista che avevo un problema al piede, e lui: strano che tuo padre non me lo me abbia detto. E io: non lo sa, siamo stati sempre in silenzio. Ma io sono uno che non si accontenta, mi è rimasta la voglia di dimostrare che non ci sono limiti”» (a Emanuela Audisio nel maggio 2022).
Polemiche Nel 2016 si disse contrario al ritorno all’attività agonistica di Alex Schwazer, che aveva scontato la squalifica per doping • «Gianmarco Tamberi, qualcuno dovrebbe conoscerlo, è quel saltatore in alto che si rade soltanto mezza faccia perché dispone di solida personalità. Ma a saltare è bravo. Quando Alex Schwazer, scontata la squalifica per doping, tornò alla marcia dopo indicibili fatiche, Tamberi fu spietato: “Non ce lo voglio a Rio con me, uno così”. Giusto una settimana dopo, chiudendo un salto, si ruppe il piede e a Rio c’è andato, certo che c’è andato, ma a fare la bella statuina. Ora, dopo che una sentenza all’evidenza verminosa ha espulso Schwazer dallo sport, mezzabarba Tamberi ha ridetto la sua: “Gli sta bene!”. Opinione legittima. E noi si spera che gli parta l’altro piede così poi si droga» (Andrea Marcenaro nel 2016) • «Secondo lei chi è stato trovato dopato non deve più rientrare nello sport, giusto? “Sì, perché lo sport è un valore e lo dico senza avere in testa bersagli o esempi. In assoluto, contesto chi bara per vincere andando contro ogni senso. Se batto Bolt in motorino non sono contento, se invece lo sono c’è qualcosa di profondamente sbagliato”. Chi ha fatto un errore non si può redimere? “Nella vita sì, lo sport però è altro. Del resto esiste una Carta Etica che noi atleti firmiamo e stabilisce che una sanzione grave per doping comporta l’esclusione dalle convocazioni in azzurro. Se arrivi a pensare che l’unica via per puntare al successo è usare un trucco perché tanto tutti sono compromessi, allora significa che non credi proprio in ciò che fai e non è giusto che tu lo faccia”» (a Giulia Zonca nel 2021).
Peso «A Tokyo ero 11 chili sotto il mio peso che quando non mi alleno è di circa 86» (a Emanuela Audisio) • «Da anni prima di un evento di peso vado a mangiare le tagliatelle al ragù. Vengo da diete tirate, tutto a puntino, ma c’è quello spazio che ho sempre visto come un ricarico di energia in tutti i sensi. Stesso piatto, stessa trattoria prima della partenza. Non lo faccio più, ma sono davvero tante le innocenti ripetizioni che ho cancellato. Dovevo uscire dalla comfort zone» (a Giulia Zonca) • Ama cucinare. Nel 2017 aveva superato il provino di Celebrity Masterchef. «Ma avrei dovuto stare fermo un mese per registrare: troppo».
Barba Per anni, fino al 2021, per scaramanzia ha gareggiato con la metà destra della faccia rasata e l’altra metà con la barba. Da qui il soprannome di Halfshave. «Resta il mio soprannome e il mio gioco, ma non è più detto che a ogni sfida io mi presenti con un pezzo di faccia rasato e l’altro no. Ho distrutto i riti».
Sonno Non dorme mai prima delle gare. Gli è successo solo una volta: a Tokyo. «Uno scherzo della natura. Avevo pure ingaggiato un esperto del sonno. Invece quella notte sono crollato. Mistero. Il corpo si è imposto alla mente» (ad Agostino Gramigna).
Soldi «Quando non era campione olimpico, incassava di ingaggio una media di 20.000 euro a meeting. La cifra, dopo Tokyo, è raddoppiata» (Fabio Tonacci).
Fumo È testimonial Airc, l’associazione che si occupa di prevenzione e di lotta ai tumori. «Io parto dal presupposto che il fumo è una malattia sociale. È una cosa sbagliata. È successo anche a me a 17 anni. Volevo sentirmi grande. Bisogna aiutare i ragazzi a capire che non è la sigaretta in bocca che fa di loro un adulto».
Musica Ha suonato la batteria nel gruppo The Dark Melody.
Amori Il 1° settembre 2022 sposerà Chiara Bontempi, classe 1995, di Ancona, con cui è fidanzato dal 2009. Cerimonia a Pesaro, a Villa Imperiale. «Il viaggio di nozze è rimandato a chiusura stagione, forse nella Polinesia francese» • «Sapevo che è un ragazzo sensibile e forte, bello come il sole, dentro e fuori. Non lo immaginavo così forte! La sua concentrazione, la capacità di gestire emozioni così intense mentre l’asticella saliva fino a 2,39… Prima della finale di Tokyo gli ho mandato un messaggio ma le mani mi tremavano, non trovavo le parole. Lui mi ha risposto serafico: goditi la gara, al resto penso io. Una delle cose che mi piace di Gianmarco è che mi mette sempre al primo posto, mi coccola con dei regalini dopo gli esami, tante piccole cose. Un Natale mi regalò un anellino, lo infilò in una scatolina attaccata a un palloncino che ho dovuto far scoppiare» (Chiara Bontempi a Gaia Piccardi).