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 2022  maggio 19 Giovedì calendario

Dieci fake news nel libro di Renzi

È uscito martedì Il Mostro, il libro di Matteo Renzi (Piemme): in 188 pagine, il leader di Italia Viva racconta alcune circostanze che non tornano. Le abbiamo confrontate con atti giudiziari e non solo. Vediamo quali sono.
1. Open Nel suo libro Matteo Renzi riduce l’indagine Open a “pure questioni formali”, e vede l’accusa di concorso in finanziamento illecito così: “Un giudice penale che diventa dirigente organizzativo del partito e stabilisce se un’associazione è una corrente oppure no stride con decenni di sociologia politica e civiltà giuridica”. Ribadisce che i bonifici dei finanziatori di Open sono trasparenti e tracciati. Vero, ma il punto è un altro: per la Procura di Firenze (che ha chiesto il rinvio a giudizio, è in corso l’udienza preliminare) Open era un’articolazione di partito e quindi soggetta agli obblighi di dichiarazione dei finanziamenti. La Cassazione ha segnato un punto a favore delle difese, annullando i sequestri a Marco Carrai. Sarà il gup ora a decidere.
2. Bankitalia Un capitolo, Renzi lo dedica a Banca d’Italia: la tesi è che le segnalazioni antiriciclaggio dell’Uif (Ufficio informazioni finanziarie) derivano da una sua azione politica non gradita dall’establishment bancario. Scorda però di dire che l’Uif segnala le operazioni delle cosiddette Ppe (persone politicamente esposte) e che ci sono parecchie indagini su politici nate dalle Sos.
3. Conti correnti “Sono l’unico politico italiano di cui è stato sviscerato l’estratto conto con tutti i movimenti bancari. E non perché sono accusato di aver intascato soldi. Ma semplicemente per darlo ai media, cosa che avviene sistematicamente con violazione del segreto bancario e dell’articolo 68 della Costituzione”. Il senatore omette un particolare: l’estratto del suo conto è depositato agli atti dell’indagine Open e viene pubblicato dal Fatto quando le carte dell’inchiesta diventano pubbliche. Inoltre Renzi dimentica che il conto corrente di Silvio Berlusconi è stato, per le stesse ragioni, acquisito dai pm e poi pubblicato nell’indagine “Ruby”.
4. Autostrade “Alla fine i Benetton prendono più soldi e un asset di rilievo nazionale finisce nelle mani di fondi speculativi internazionali. I grillini dicono: abbiamo fatto la revoca. I Benetton incassano. Il contribuente paga. Lo scandalo è il silenzio su Autostrade, non il chiacchiericcio sul ‘mio autogrill’”. Renzi non ricorda che proprio lui è stato tra i più strenui oppositori della revoca della concessione ai Benetton. Omette un altro dettaglio: nel dicembre del 2020, mentre il tema della revoca era caldo, la 21 Investiment, società di Alessandro Benetton, gli ha versato 19.032 euro come compenso (lecito) per uno speech.
5. Il pm Nastasi Renzi nel libro se la prende coi magistrati di Firenze, compreso il pm Antonino Nastasi che, nella versione dell’ex premier, si è “intrufolato” sulla scena della morte del manager di Mps, David Rossi. Nastasi ha riferito alla Comissione parlamentare d’inchiesta di essere stato coinvolto nel sopralluogo in qualità di titolare del fascicolo sulla situazione finanziaria della banca. Nel libro è citata anche la risposta alla telefonata di Daniela Santanchè, dal telefono di Rossi, già deceduto, che è però smentita dai tabulati telefonici.
6. La lettera del padre Per l’ex premier la lettera del padre Tiziano depositata dai pm e pubblicata dai giornali è un documento privato: “Quando anziché cercare reati si pubblicano gossip fa male”. Quella lettera, in realtà, è rilevante per il pubblico perchè parla di una società pubblica come Poste e anche per la Procura per ciò che Tiziano dice dell’ex socio Massone: “È una persona che a Genova ha accettato il patteggiamento senza lottare, rinviando e traccheggiando come la legge gli avrebbe consentito, magari coinvolgendomi, sapendo che non aveva la condizionale. Io ho un debito di riconoscenza…”. La lettera è depositata nel processo in corso a Renzi senior per bancarotta fraudolenta.
7. Cpl Concordia Renzi stravolge la narrazione dell’arresto dell’ex sindaco d’Ischia, Giosi Ferrandino, attuale europarlamentare del Pd (poi assolto), avvenuto nel 2015. “L’appalto contestato è del 2002, Giosi diventa sindaco nel 2007, ma siccome è diventato renziano prima che sindaco intanto ti schiaffo in galera poi si starà a vedere”. Falso: Giosi Ferrandino dal 2002 al 2007 è stato sindaco di Casamicciola Terme, nell’isola di Ischia oggetto di forti interessi per la metanizzazione.
8. Il complotto Anche in questo libro Renzi rinnova il suo amore verso Henry John Woodcock: ricorda che è il pm delle indagini di Ischia e poi parla del Fatto come il giornale che “chissà come mai” pubblica l’intercettazione di una sua conversazione del 10 gennaio 2014 con il generale della Finanza Michele Adinolfi in cui anticipa le strategie per sostituire Enrico Letta alla guida del governo. Renzi allude a un rapporto preferenziale del Fatto con gli investigatori ma un’indagine ha già stabilito che gli investigatori non c’entrano nulla: le intercettazioni furono inserite per sbaglio in un altro fascicolo, da alcuni carabinieri del Noe poco pratici del Tiap. Poi alcuni avvocati ne presero copie. I pm che si sono occupati della questione chiosano: “Non è stato possibile identificare chi consegnò la pennetta al giornalista, quel che è certo è che fu un avvocato o un appartenente a uno studio legale”. Pure gli avvocati fanno parte del complotto?
9. L’arresto dei genitori Nel libro Renzi descrive i genitori Tiziano Renzi e Laura Bovoli come vittime: “Hanno arrestato i miei genitori con un provvedimento subito dopo annullato”. Poi si dedica al “movente” dell’arresto, secondo lui a orologeria. Con i sottinteso sapiente parla di “coincidenza astrale” e colloca gli arresti del febbraio 2019 “dieci giorni dopo il colloquio tra Creazzo e Palamara”, ovvero tra il magistrato che aspirava alla guida della Procura di Roma e il dominus delle nomine nel Csm. Cosa non torna? Gli arresti vengono decisi da un Gip e le richieste di misura dei pm fiorentini erano molto antecedenti (del 26 ottobre 2018) a quel colloquio. Renzi inoltre sostiene che la misura dell’arresto “è considerata esagerata dal Tribunale della Libertà”. Ma i giudici, sostituendo gli arresti domiciliari con l’interdizione per otto mesi (ritenendo questa misura “sufficiente”), evidenziano comunque che “il quadro degli indizi a carico degli indagati è da qualificare grave in relazione a tutti i reati”.
10. Russia e Delimobil Renzi ripercorre i suoi rapporti con Putin condannando l’invasione dell’Ucraina. Non parla però della sua partecipazione nel board di Delimobil, società russa di car sharing, incarico lasciato dopo l’invasione russa. Inoltre il suo governo autorizzò la vendita di blindati a Mosca nel 2015, quando era già in vigore l’embargo.