Corriere della Sera, 18 maggio 2022
Radio Italia, 40 anni di musica e concerti. Inervista a Mario Volanti
«Nel periodo in cui nessuno trasmetteva musica italiana mi è venuta l’idea di dedicarmi solo a questo genere, in assoluta controtendenza rispetto a quello che erano le radio nel 1982». La musica italiana era da «sfigati»? «E io che probabilmente lo sono ho deciso di puntare su questa scommessa». Era il 1982 quando a Mario Volanti, inventore e presidente di Radio Italia, viene in mente quello che all’epoca appariva come un folle azzardo. In mezzo a suoni che sono solo inglesi, nell’aria entra qualcosa di nuovo ma estremamente familiare.
Musicista, compositore, dj, Volanti ha fatto tutto da solo: «Sono partito da zero da un appartamento in via San Gregorio 23 a Milano, che era di proprietà del mio allora socio al 50%. Ho costruito Radio Italia con le mie mani: ho montato i primi ponti, ho piazzato i trasmettitori, ho costruito con l’aiuto di mio padre i banconi in compensato – il truciolato costava troppo —, ho acquistato i piatti. Non ero mai salito su un tetto e mi sono arrampicato a piazzare un palo per l’antenna, sono andato anche in Sicilia a montarmi i ponti, all’epoca non c’era bisogno di autorizzazioni (la legge Mammì è del 1990), bastava una comunicazione alla Questura. Oggi invece non puoi muovere uno spillo senza chiedere 800 permessi».
La svolta arriva con un’altra idea tanto semplice quanto fondamentale: «A un certo punto abbiamo acceso il telefono e non ha più smesso di squillare, era nato un ascolto enorme in Lombardia, il segnale era buono, e tutti avevano finalmente la radio che non c’era. Così siamo entrati nei negozi, è arrivata la pubblicità, incassavo i primi milioni che utilizzavo per migliorare il raggio d’azione della radio, per comprare registratori migliori».
Da lì è un crescendo, lo sviluppo, la syndication con editori locali che ripetevano il segnale di Radio Italia su tutto il territorio. «In un anno abbiamo coperto tutto il Paese, anche con una dorsale di ponti che arrivava fino a Palermo. Poi nel 1990 abbiamo realizzato il collegamento via satellite, ma spendemmo una fortuna: parliamo di 2 miliardi e 400 milioni di lire al mese». L’anno dopo la soddisfazione più grande: «Nel 1991 diventiamo la prima radio d’Italia». A chi deve dire grazie? «Grazie bisogna dirlo sempre, tutti i giorni, a tutti». All’inizio era facile: «Eravamo in 3, oggi siamo 120».
I ricordi
Il primo Concertone
fu interrotto tre volte perché in molti si erano arrampicati ovunque
In questi 40 anni i momenti più esaltanti sono stati due: «Penso a quando siamo diventati la prima radio in Lombardia, non era facile partendo dal niente in mezzo a grandi colossi. Il secondo momento è stato quando ci siamo trasferiti, nel 1997, a Cologno Monzese: ho acquistato questo immobile distrutto e l’ho rifatto a immagine e somiglianza del mio progetto di radio, un posto dove fare anche musica, nel nostro auditorium (oggi Reward Music Place) facciamo i live, ne abbiamo organizzati più di 700, sono passati tutti a suonare qui».
Il momento peggiore risale ai primi anni Novanta: «Un attentato, due bombe che hanno bruciato tutto, quando stavamo in via Felice Casati. Dietro c’erano alcuni personaggi pericolosi che volevano riciclare soldi nelle radio, gente che aveva a che fare con sequestri e traffici illeciti».
Centinaia di incontri, tutti gli artisti più grandi, gli emergenti, chi ha avuto successo e chi è stato inghiottito nel dimenticatoio. «Mi vengono in mente quelli che non ci sono più, perché sono quelli che ti mancano. Pino Daniele il giorno dopo l’attentato è arrivato subito in aiuto: se hai bisogno di qualcosa facciamo un concerto di raccolta fondi. Avevo l’assicurazione, ma fu un grande gesto di un grande artista. Anche Mia Martini si era detta disponibile a muoversi. Lucio Dalla invece era una persona umanamente straordinaria, i più grandi sono sempre i più semplici».
Il primo Concertone (nel 2012) in piazza Duomo a Milano non si scorda mai: «Vedere 40mila persone che seguono le prove sul palco di Laura Pausini è stata un’emozione indimenticabile. Il primo Concertone fu il più clamoroso e il più complicato, fu interrotto tre volte perché in molti si erano arrampicati ovunque e stava diventando una questione di ordine pubblico. Non era una folla, era un’infinità di persone, tutti uno sopra l’altro. Era un lunedì e per fare una battuta dissi che mi aspettavo venissero solo i parrucchieri che quel giorno sono chiusi. Invece sono arrivati anche tutti i clienti».