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 2022  maggio 18 Mercoledì calendario

Intervista a Sangiovanni

In diciotto mesi da zero a cento. Ma il momento per godere del successo è arrivato solo adesso per Sangiovanni, uno dei protagonisti del Concertone di Radio Italia sabato in piazza Duomo a Milano. All’inizio dell’autunno 2020 era solo un ragazzo che frequentava il liceo linguistico. Si è trovato ad «Amici», è arrivato secondo dietro Giulia, la ballerina che ora è la sua fidanzata, e con «Malibu» ha piazzato uno dei tormentoni dell’estate. Quindi è arrivato Sanremo con «Farfalle» e da qualche giorno il primo vero tour con i sold out nei club e ad ottobre addirittura il Palazzo dello Sport a Roma e il Forum a Milano. «L’estate scorsa avevo fatto concerti a capienza ridotta e con le persone sedute causa Covid... In questi mesi ho sentito molti colleghi parlare della voglia di tornare alla vita di prima. Io non sapevo come fosse. E ora non ho parole per descriverla, bisogna viverla».
La cosa più inaspettata?
«Il bene delle persone. Quando esci da un programma come Amici sei molto in vista e senti amore. Poi fisiologicamente quello che accade dopo è tutto minore. Vedere che dopo un anno ci sono persone che mi vogliono ancora bene è speciale. Avevo paura che qualcuno non avesse più voglia di venire... Al concerto di Roma su “Amica mia” 20-30 persone hanno alzato un cartellone con scritto “non sei solo”. È una canzone in cui parlo della mia ansia, mi sono sentito parte di una comunità».
Ha detto che la musica le aveva fatto passare l’ansia, ma che poi i disturbi sono tornati.
«Quando ho scoperto la musica e sono andato ad “Amici”, pensavo di aver risolto i miei problemi e aver trovato il mio posto nel mondo. Quando sono arrivato nel punto più alto sono caduto vertiginosamente e ho capito che non avevo risolto nulla. In questi mesi ho cercato di spiegare a me stesso cosa fosse successo e ho capito che la gioia non può essere eterna. Insomma, nonostante gli obiettivi musicali raggiunti, resto sempre io».
Alti e bassi
Quando sono arrivato
nel punto più alto sono caduto vertiginosamente, non avevo capito nulla
C’è una canzone, «Che gente siamo», in cui se la prende con i politici razzisti e omofobi. Non è la canzone che ci si aspetta dal fenomeno pop del momento...
«Se fai musica, il contesto più adatto per dire quello che vuoi è una canzone. Come ha detto un mio amico artista (Giuliano Sangiorgi ndr) se un politico vuole rispondere lo faccia con una canzone. E le cose che dico sono dannatamente pop, le canzoni politicamente corrette sono da politici. E se qualcuno mi critica, come è accaduto, mi prendo le mie responsabilità».
Sarà in piazza con Radio Italia.
«Ne sono onorato... Non sono un artista competitivo e credo più nel senso di comunità. Con gli altri artisti mi unisce la passione per fare musica. Anche al Festival di Sanremo ci sono andato con questo spirito: al di là del risultato volevo fare una bella esibizione per migliorare uno spettacolo musicale».
Potere della radio
È più utile dei social
e non ha quella componente tossica,
io ne ho ascoltata tanta
I ragazzi della «Gen Z» come lei che rapporto hanno con la radio?
«È un mezzo incredibile, enorme, accessibile a tutte le generazioni e grazie a eventi come questo lo scoprono anche i più giovani. È più utile dei social e non ha quella componente tossica. Sulle piattaforme streaming è più facile trovare la musica che vuoi, ma il bello della radio è scoprire cose che non ti sarebbero arrivate altrimenti. Io ne ho ascoltata tanta di radio: cercavo scuse per accompagnare mamma a fare la spesa in macchina... Più quella di quanto non usassi l’iPod Shuffle che mi avevano regalato o il telefono di papà per sentire “Baby” di Justin Bieber o “Pronti, partenza, via!” di Fibra, le prime canzoni che ho ascoltato a ripetizione. Poi la passione per la musica è arrivata con la trap e Sfera».
Il suo Milan è da scudetto?
«Ho amico che gioca in serie D e ha perso la promozione con la sua Clodiense all’ultima partita per un gol al 90esimo... Ho paura che con il Sassuolo accada lo stesso».
Solidarietà
A Roma mentre cantavo il brano sulla mia ansia, ho visto un cartello con su scritto «non sei solo»
Il suo album si chiama «Cadere o volare», in questo momento quale verbo sente più adatto?
«Il tour mi fa volare. Ma so che cadrò, e che poi mi rialzerò e tornerò a volare. Mi aiuta a stare con i piedi per terra essere diventato da poco zio. Vedere crescere una vita ti fa capire le cose importanti della vita. Mi fa tornare a essere il ragazzo sul banco di scuola. Che, comunque, ho in previsione di finire».