Corriere della Sera, 18 maggio 2022
Biografia di David Chou, l’uomo che ha sparato in chiesa in California
L’odio verso Taiwan, i problemi personali, un carattere difficile. E la volontà di usare delle armi: c’è questo – e forse altro – nell’attacco avvenuto domenica nella chiesa di Laguna Woods, in California. Gesto costato la vita ad un medico.
Al centro c’è David Chou, un cittadino dalla vita movimentata. Nato in Cina 69 anni fa, si è trasferito a Taiwan, quindi è emigrato in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Come altri si è spostato in diversi Stati per poi stabilirsi a Las Vegas, Nevada, dove ha lavorato come guardia privata. Gli ex vicini di casa ne danno una descrizione doppia: un tipo in apparenza gentile diventato sempre più scontroso, pronto a litigare per il parcheggio e questioni minime. Esistenza agitata dai guai in famiglia. La moglie, malata di cancro, lo ha lasciato per tornarsene a Taiwan e lui è stato sfrattato, riducendosi – secondo alcuni – a dormire sull’auto o in alloggi di fortuna. Poche le notizie al momento sui rapporti con il figlio, dottore in Texas.
Insieme a questi aspetti ne sono emersi poi altri, inusuali. Ma solo dopo che Mister Chou ha attuato il suo piano criminale. Domenica l’uomo ha raggiunto la cittadina di Laguna Woods e si è presentato ad una cerimonia in onore di un religioso d’origine taiwanese. È entrato nel tempio a metà mattina e si è fatto notare per un bisticcio che non gli ha impedito di restare. Pare che lo abbiamo scambiato per uno della sicurezza. Chou ha atteso paziente che i presenti si sedessero per il pranzo ed ha aperto il fuoco. Uno sparo in aria seguito da quelli contro le persone. I suoi tiri hanno ferito cinque persone e ucciso un medico che aveva cercato di disarmarlo. L’omicida non è riuscito a fare altri danni per la reazione dei fedeli, lo hanno centrato con una sedia e poi legato con una corda.
La polizia è arrivata in forze ed ha scoperto che l’aggressore aveva studiato un’operazione più ambiziosa: aveva progettato di bloccare le porte usando catenacci e colla potente, inoltre si era portato dietro delle bottiglie Molotov. Nella sua vettura le indicazioni sul possibile movente: l’avversione verso i taiwanesi. Un risentimento – ha spiegato Chou – legato a come sarebbe stato trattato (male) durante il suo periodo sull’isola e dalla convinzione che nella disputa Taiwan-Cina le ragioni siano dalla parte di Pechino.
La storia è chiusa in una cornice allarmante. Intanto la motivazione: la crisi asiatica che innesca la sparatoria all’interno dei confini americani. Una nuova – presunta – «causa» di tensione in una grande comunità orientale. Possibile che l’omicida abbia mescolato il risentimento politico alla rabbia per le sue traversie familiari, sentiero piuttosto frequente in questi episodi di violenza americani. Saranno gli inquirenti a cercare le risposte, è sempre opportuno dare tempo alle indagini poiché non di rado il quadro iniziale cambia.
Infine l’elemento temporale. Tutto è avvenuto all’indomani della strage di Buffalo, compiuta da un suprematista bianco di 18 anni. Anche lui animato dall’odio, un giovane che ha dedicato mesi alla progettazione del massacro preparando armi, studiando tattiche, travestendosi da «barbone» per spiare il futuro obiettivo, il supermarket dove ha freddato 10 innocenti. Un ciclo senza fine.
A Dallas hanno annunciato l’arresto di un individuo che ha preso di mira negozi gestiti da coreani.