la Repubblica, 18 maggio 2022
Fare figli è come un master
Ore 8.30, ventesimo piano di un grattacielo a vetrate. Un giovane associate consultant di una società finanziaria entra nella stanza. Ha un’aria sicura, sorridente. Comunica al suo capo che la sua application per un Mba a Stanford è stata accettata. Starà via 18 mesi ma tornerà con tutte le skill necessarie per fare carriera e, spera, per vedere il suo stipendio lievitare e raggiungere cifre stellari. Il capo è soddisfatto, aveva capito subito che quel ragazzo era ambizioso e avrebbe fatto strada. Si offre di pagargli il master in cambio della garanzia di almeno tre anni di lavoro al suo ritorno in Italia. Il giovane esce dalla stanza sicuro che le porte del Paradiso si sono aperte e che il suo futuro si tingerà di rosa.
Ore 9, in un palazzo signorile una giovane responsabile delle vendite entra nell’ufficio del capo. È tesa, preoccupata. Ha studiato le parole giuste da dire ma ha un forte, e francamente incomprensibile anche a se stessa, senso di colpa. Sarà il giorno buono per comunicarlo? Il capo si arrabbierà? Si sentirà tradito? E quando tornerò ritroverò il mio posto o dovrò ricominciare tutto daccapo? La giovane è piena di dubbi, aveva già rimandato due volte la maternità perché non era il momento giusto. Ma questo lo sarà? Entra e dice: “Sono incinta, ma starò via poco, il meno possibile. Si fidi di me”. Il capo sorride, le fa gli auguri ma nei suoi occhi passa un velo di delusione. Quella ragazza così intelligente, reattiva, a cui aveva dato da poco una promozione starà via chissà quanto e quando tornerà sarà distratta dal bambino.
Così mentre il giovane consultant si convince che andare in California, patria della creatività e di tutte lebillion dollarsstart-up, sarà il suo biglietto da visita per il successo, la nostra giovane donna vede davanti solo l’arrivo di un bambino che amerà e curerà ma che di sicuro le complicherà la vita.
Durante l’Mba si studiano anche Leadership & Happyness, Changing the World e Negotiation ma cosa fa una neomamma nei mesi di congedo di maternità? Proviamo a ribaltare le cose e a chiamarle con un altro nome.
The belly, la pancia. Fino all’altro giorno era da occultare (bastava un caftano) poi da quando Rihanna è comparsa alle sfilate di Gucci e Dior e sulla copertina di Vogue Usa non si parla d’altro: la pancia è diventata sexy. Prima di lei c’erano state Emily Ratajkowski e l’antesignana Demi Moore ma Rihanna con i suoi abiti di pizzo trasparente e le catene sul ventre ha incendiato gli animi e soprattutto i social. Ora la pancia è trendy.
Un sistema complesso. Partorire un figlio e gestire i suoi primi mesi di vita è sicuramente un sistema complessocome lo definirebbe il premio Nobel Giorgio Parisi.
Intervengono molte variabili e il caos e il disordine sono sicuramente primordiali. Se far sedere a un tavolo dieci persone è un sistema complesso, come ha raccontato molte volte il fisico, organizzare una nuova vita, creando un cronoprogramma lo è sicuramente ancora di più.
Soft skill.Tra i vari cv oggi le aziende premiano chi ha fatto corsi di sopravvivenza, messo su una band musicale, insegna, collabora con una Ong che si occupa di bambini malnutriti, fa il trainer sportivo. Prendersi cura di un neonato è tutto questo e molto di più perché un bambino è un alunno, neo-sportivo, “denutrito” e per distrarlo a volte occorre più di un’orchestra musicale.
Decision making. Chi vuol fare carriera deve saper gestire una crisi e prendere tempestivamente una decisione. Qui le neomamme saranno preparatissime quando torneranno al lavoro. Cosa c’è infatti di più emergenziale di un bambino che piange, non parla, non è in grado di spiegare che cos’ha ma di sicuro ha bisogno di un intervento urgente? Sarà la fame, il sonno, le coliche? È meglio allattarlo o cullarlo?
Cambiarlo o portarlo fuori? La decisione dovrà essere rapida ed efficace.
Training course. Molte competenze da imparare e poco tempo per acquisirle. Per il primo figlio è sicuramente così, per il secondo, il terzo ecc., si tratta di un improvement o ancora meglio di uno specialization course. E per favore nessuno parli dell’istinto materno per cui le donne sanno già tutto. Niente di più falso: studiano, sperimentano, progettano, falliscono, ci riprovano fino a che non ci riescono. Alcune volte si sentono sconfortate e sole ma sono sempre resilienti.
Human Resources. La gestione delle risorse umane è un nodo clou per le aziende moderne. Le mamme passeranno i primi mesi e continueranno poi tutta la vita a chiedersi come valorizzare le capacità del loro bambino. Un training continuo e infinito.
Le donne quindi, invece di comunicare che aspettano un figlio, dovrebbero dire che dopo il congedo saranno “una solida giocatrice di squadra e una pensatrice indipendente.
Una persona orientata alle scadenze, organizzata, capace di lavorare in multitasking, con una solida capacità analitica, curiosità infinita e propensione a pensare l’impossibile”.* Sarebbe un linguaggio più comprensibile per i Ceo di molte aziende.