ItaliaOggi, 18 maggio 2022
Londra blocca l’uovo di Fabergé
Le sanzioni occidentali colpiscono indirettamente anche il primo uovo di Fabergé. Commissionato nel 1885 dallo zar Alessandro III al giovane orafo pietroburghese Peter Carl Fabergé, il prezioso oggetto è stato acquistato dall’oligarca Viktor Vekselberg, che figura tra i magnati russi vittime dei veti economici imposti dai paesi occidentali. L’uovo, al momento, si trova al Victoria & Albert Museum di Londra. E lì potrebbe restare per un po’.
Noto come l’Uovo di gallina, il guscio esterno dell’opera di Fabergé, realizzato in oro massiccio e rivestito con smalto, è alto poco più di due pollici. All’interno si trova un tuorlo d’oro, che a sua volta nasconde una gallina dorata con gli occhi color rubino. L’esemplare del 1885 è particolarmente importante dal punto di vista storico, dato che è il primo delle 50 uova che Alessandro III fece realizzare all’artista per celebrare l’anniversario di matrimonio con la zarina Maria Fëdorovna.
Nel 2004, Vekselberg, proprietario e presidente del colosso energetico Renova Group, aveva acquistato nove uova e altri articoli di Fabergé dalla collezione di Malcolm Forbes per circa 96 milioni di euro in una vendita privata tramite Sotheby’s. Tra le opere c’era il primo uovo realizzato dal gioielliere russo, il pezzo pregiato di una mostra che si è conclusa lo scorso 8 maggio al museo londinese.
Il ritorno dell’uovo in Russia, ora, potrebbe essere complicato. Il catalogo della mostra della galleria britannica registra l’oggetto come proveniente dalla «The Link of Times Foundation, Museo Fabergé, San Pietroburgo». Il quotidiano inglese The Art Newspaper ha accertato che l’opera, in realtà, è di proprietà di una società registrata a Panama, Lamesa Arts, che farebbe capo al miliardario russo. Lo scorso 15 marzo il ministero degli esteri del Regno Unito ha sanzionato alcuni oligarchi, tra cui Vekselberg. «Gli individui sanzionati avranno i loro beni congelati nel Regno Unito, il che significa che nessun cittadino o azienda del Regno Unito può fare affari con loro», aveva annunciato il Foreign Office. Ne consegue che il museo inglese, in caso di restituzione, potrebbe violare le sanzioni.
Non è ancora chiaro come le opere d’arte depositate da un oligarca in un museo privato in Russia e attualmente in prestito a una galleria del Regno Unito dovrebbero essere trattate sotto sanzioni. Il fatto che gli acquisti di Vekselberg siano di proprietà di una società panamense aggiunge un ulteriore livello di complessità al caso. «Per ragioni di sicurezza non siamo in grado di fornire dettagli sulle modalità dei prestiti individuali, ma ora che la mostra è chiusa stiamo lavorando col Dipartimento per la cultura per garantire la restituzione degli oggetti», hanno fatto sapere dall’esposizione londinese, senza fornire date sul possibile ritorno in patria dell’opera.
Al di fuori del Regno Unito ci sono già stati alcuni problemi per la restituzione di opere d’arte prestate dai russi sanzionati. Un autoritratto di Pyotr Konchalovsky è stato temporaneamente esposto alla mostra della Fondation Louis Vuitton a Parigi grazie al miliardario russo Petr Aven, ma il suo ritorno è stato bloccato dalle autorità francesi. Il mese scorso, invece, sono state conservate in Finlandia le opere provenienti da diversi musei russi per mostre internazionali. In quel caso sono state restituite nel giro di pochi giorni. Il primo uovo di Fabergé, invece, per ora resta a Londra.