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 2022  maggio 18 Mercoledì calendario

Orsini-Travaglio, oggi amici ma ieri si insultavano

«Travaglio è un cattivo giornalista e mi ha rovinato la vita». Firmato professor Orsini, editorialista del Fatto di Travaglio. Possibile? Possibilissimo, basta tornare indietro qualche anno. Quando Orsini faceva ancora il professore e non l’ospite tv a pagamento o lo showman in teatro (nel filone complottista «vi svelo quel che il sistema non vi dice»), vergò un articolo proprio sul Giornale in cui paragonava i No Tav (coccolati da Travaglio e da Beppe Grillo) alle Brigate rosse. «Come i brigatisti rossi, i black bloc vogliono distruggere il capitalismo. Con i rivoluzionari delle Br sembrano avere in comune anche il linguaggio» scriveva Orsini nel 2011. Sul suo blog Travaglio lo interpretò a modo suo, accusandolo di aver infangato l’onore dei No Tav (il primo bacino elettorale del M5s), una branca del mondo black bloc. Scatenando peraltro un’orda di haters contro Orsini: «Ho ricevuto tante mail di insulti. Molti mi hanno criminalizzato per una cosa mai detta, mi hanno dato del corrotto, del criminale, del porco, del servo di Berlusconi...» spiegò.
Tutta colpa del suo futuro amico e direttore Marco Travaglio, verso cui Orsini esprimeva un pessimo giudizio. «Non ha letto nemmeno una parola di ciò che ho scritto, fornendo un esempio di cattivo giornalismo. Non ho mai neppure citato i No Tav nel mio articolo». E allora perché questo attacco, gli venne chiesto. Spiegazione di Orsini: «Perché Travaglio ragiona in maniera primitiva: se scrivi un articolo per il Giornale sei moralmente corrotto. Sei sul libro paga di Berlusconi. Tengo a precisare che non ricevo compensi per i miei articoli. Il fatto che debba precisarlo mi fornisce una misura precisa del clima da inquisizione in cui siamo precipitati. Se avessi scritto le stesse cose su il Fatto Quotidiano, Travaglio mi avrebbe applaudito». Una sorta di profezia.
A dieci anni di distanza dallo scontro Travaglio-Orsini, i due si ritrovano dalla stessa parte della barricata. Entrambi Nato-scettici (guai a dire filo-Putin), entrambi vicini al M5s, che vorrebbe candidare il professore alla politiche dell’anno prossimo. Ovviamente il Fatto si oppone, come il M5s, alle nuove regole sugli ospiti dei talk show Rai pensate per evitare la propaganda subliminale filorussa, discusse ieri sera in Vigilanza (dove i grillini hanno presentato una proposta di risoluzione sul «pluralismo» degli opinionisti in Rai, cioè per far ospitare gli amici loro). Ed entrambi difendono la Berlinguer, minacciata di chiusura di Cartabianca (che ha offerto un ricco contratto a Orsini, per fare compagnia a Scanzi, opinionista a pagamento della trasmissione di RaiTre). E infatti si racconta di un incontro tra l’ad Rai Carlo Fuortes e la figlia dell’ex segretario Pci, in cui l’ad avrebbe confermato fiducia, stima e l’assicurazione che Cartbianca non verrà chiuso. Solo una raccomandazione a stare attenti agli ospiti schierati con Mosca. Una soluzione alla tarallucci e vino in pieno stile Rai.