Corriere della Sera, 16 maggio 2022
Biografia di Olga Rudenko, la direttice del Kyiv Independent finita sulla copertina del Time
Il primo articolo della sua vita «fu un disastro», come dice lei. Lo pubblicarono sul giornale di Dnipro per il quale aveva appena cominciato a lavorare. «Avevo intervistato una dottoressa nutrizionista», ricorda. «Quando vide quel che avevo scritto, mi chiamò arrabbiatissima. Aveva parlato liberamente e io liberamente avevo scritto tutto. Solo che lei si aspettava che io tagliassi alcuni pezzi, cosa che a me non è nemmeno passata per la testa. Andò su tutte le furie, fu molto sgarbata, urlava al telefono e ricordo che ho pianto dopo quella chiamata...»
Era il 2009 e Olga Rudenko aveva 20 anni.
Oggi, a 33 anni, è la donna più influente dell’informazione ucraina e il suo Kyiv Independent è il miracolo editoriale dell’anno. Se ne sono accorti tutti già il 24 febbraio, a guerra appena scoppiata, ma se per caso a qualcuno fosse sfuggita, ecco Olga sulla copertina del Time.
Lei come il presidente Zelensky.
Lei che non si capacità di essere arrivata a questo punto, che si stupisce dell’attenzione degli altri e domanda ogni volta: «Chi, io?». Lo fece anche quando le chiesero di candidarsi alla guida del Kyiv Independent. Diventò direttrice all’unanimità.
La sola voce in lingua inglese del Paese, il suo quotidiano online è nato a novembre dell’anno scorso dalle ceneri del Kyiv Post che cessò di esistere per problemi economici e dissidi fra giornalisti ed editore.
Soli sei mesi di vita e tanta, tantissima strada fatta nel nome dell’indipendenza giornalistica. Con una campagna di crowdfunding che ha raccolto in poche settimane sostegni per quasi 2 milioni di dollari.
Dopo l’«operazione speciale» di Putin il mondo cercava notizie in inglese e, soprattutto, una fonte attendibile. Il quotidiano di Olga Rudenko era la risposta.
«Noi siamo la finestra ucraina affacciata sul mondo», dice lei, fiera della sua squadra di 24 giornalisti tutti giovanissimi. «Abbiamo la fiducia dei nostri lettori e abbiamo una reputazione che difendiamo ogni giorno; facciamo il possibile per cercare di non fare errori, controlliamo tutto fino allo sfinimento e descriviamo le cose in modo fattuale, senza usare l’emotività. Poi, certo, siamo ucraini e quindi non siamo imparziali in questa guerra: siamo per l’Ucraina. Ma la regola è che le notizie seguono i fatti e i fatti vengono descritti così come sono».
Fatti. E mai troppa confidenza con il potere. A febbraio, tiravano ormai forti i venti di guerra, il New York Times le chiese di scrivere una riflessione sul presidente Zelensky. Lei lo fece e non fu tenera. L’articolo fu pubblicato tre giorni prima che scoppiasse il conflitto e nei giorni successivi, il popolo degli odiatori le scrisse mail feroci.
Ma lei non ha mai raccolto provocazioni. «Sono una giornalista», dice. «Il mio lavoro non è applaudire a questo o a quello. Esiste un presidente Zelensky prima della guerra e ne esiste uno dopo la guerra. Oggi, se mi chiedessero un altro articolo, sarei ancora critica ma in modo diverso».
Da quando il Time le ha dedicato la copertina, Olga Rudenko, ha scoperto di avere amici che fino a un attimo prima non sembravano amici. Mostra post di gente dei palazzi della politica che si congratula e scrive «la conosco bene». «Macchè!», sorride lei, «ci saremo visti un paio di volte, non di più».
Va molto fiera, invece, della citazione di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea in uno dei suoi discorsi subito dopo l’inizio della guerra si rivolse al Parlamento europeo dicendo «come scrive il quotidiano Kyiv Independent...». «Citò un paio di frasi del nostro editoriale del giorno» ricorda Olga, «e quello per noi è stato uno dei momenti migliori. Fantastico».
Se ancora non l’avevano realizzato, con quelle frasi i giornalisti del quotidiano online capirono di non essere più informatori dell’Ucraina ma di essere entrati nell’olimpo della stampa internazionale, quella che conta.
E poi la sorpresa del Pulitzer. L’edizione 2022 del premio dei premi giornalistici ha deciso una menzione speciale a tutti i giornalisti ucraini per il loro «coraggio, perseveranza e impegno nel fornire resoconti veritieri durante la spietata invasione del loro Paese». «Un momento molto toccante», è il commento della direttrice del Kyiv Independent. Che mai avrebbe immaginato tutto questo – mai – mentre quella dottoressa le urlava parolacce al telefono, 13 anni fa.