il Fatto Quotidiano, 16 maggio 2022
In Vaticano ci sono due papi da nove anni
Il Monastero, semplicemente. Laddove Benedetto XVI è sopravvissuto alla sua rinuncia al soglio petrino. Ben nove anni fa. Un pontificato emerito più lungo di quello effettivo (dal 2005 al 2013). Il Monastero Mater Ecclesiae, ex convento di clausura sul Colle Vaticano. “Un eremo nel cuore dei Giardini Vaticani”. E in basso a sinistra, ad appena un centinaio di metri, Casa Santa Marta, la residenza di Francesco al posto dell’appartamento papale nel Palazzo Apostolico.
Soprattutto in Vaticano, i luoghi sono decisivi nelle dinamiche di potere e Massimo Franco li descrive accuratamente nel primo capitolo del suo ultimo saggio: Il Monastero. Benedetto XVI nove anni di papato-ombra (Solferino, 263 pagine, 18 euro). Editorialista politico del Corriere della Sera che padroneggia da lustri fatti e misfatti della Chiesa cattolica, Franco si addentra nella più clamorosa novità affrontata dalle gerarchie ecclesiastiche negli ultimi secoli: la coabitazione tra due papi.
E lo fa partendo dal “mistero irrisolto” della rinuncia benedettina, in quello storico 11 febbraio del 2013. Ratzinger la annunciò in latino durante un Concistoro e la motivò con una questione di forze fisiche. Nove anni dopo è ancora lì al Monastero, dove vive con lo storico segretario don Georg Gänswein e quattro donne delle Memores Domini, l’associazione di laici consacrati di Comunione e Liberazione. Benedetto XVI ha 95 anni: è sempre lucido ma da qualche tempo fatica a parlare. Franco rivela tanti retroscena; riporta conversazioni fatte con due autorevoli ratzingeriani, il cardinale Gerhard Müller e il banchiere Ettore Gotti Tedeschi (cacciato dallo Ior); racconta alcune visite al Monastero. Ma a rendere indispensabile la lettura del suo saggio – indispensabile per chi voglia capire questi nove anni di convivenza tra Bergoglio e Ratzinger – sono il punto di partenza e quello d’arrivo dell’analisi.
Il primo mette in luce un elemento fondante della coabitazione in Vaticano tra i due papi: per gran parte di questi nove anni, il teologo conservatore Benedetto e il gesuista progressista Francesco si sono posti in un rapporto di “continuità virtuosa”. E questo nonostante i rispettivi cerchi magici avessero iniziato da subito una guerra fredda, fatta di sospetti, spie e veleni. Una continuità che fa chiarezza sulla fake news di Ratzinger antipapa a capo dell’opposizione clericale a Francesco. L’emerito è stato strattonato e invocato più volte dall’ortodossia dottrinale anti-bergogliana ma ha sempre rifiutato questo ruolo, ribadendo lealtà e amicizia verso Francesco (“Il papa è uno solo”). Poi questa “complementarietà” è finita e Franco pone la rottura nel 2019, con la pubblicazione degli Appunti di Benedetto sulla pedofilia.
Il punto d’arrivo, infine. La crisi della Chiesa, a partire dal metodo di governo: il giudizio di Franco è impietoso. Fallito il modello curiale di Ratzinger (devastanti i danni fatti dal “premier” Bertone e culminati con lo scandalo del primo Vatileaks), il papa argentino ha ribaltato tutto con una “curia parallela” che ha dato pochi risultati concreti. Anzi ha finito per generare altro caos. Senza dimenticare i rischi scismatici a destra e anche a sinistra (gli ultrà progressisti della Germania).