Il Messaggero, 16 maggio 2022
La guerra costa a Putin 850 milioni al giorno
Il costo di vite umane nella guerra voluta da Vladimir Putin è molto elevato. Si stima che almeno 27mila soldati russi, soprattutto giovani, siano morti nel corso dell’operazione militare in Ucraina. Non solo: secondo il Ministero della Difesa britannico «la Russia ha probabilmente subito la perdita di un terzo delle forze di combattimento sul terreno impegnate a febbraio». Se venisse dimostrata questa stima, che tiene conto anche dei feriti, addirittura si salirebbe a 60mila.
BARATRO
Ma l’invasione dell’Ucraina sta causando anche significative conseguenze economiche. Non sono solo quelle collegate alle sanzioni decise da Stati Uniti ed Europa. Ad aggravare il quadro c’è la spesa quotidiana per finanziare una guerra che, nelle speranze del Cremlino, doveva essere lampo, e invece si sta rivelando lunga e incerta. Significa che il conto finale sarà molto più alto di quanto sperasse Putin. La rivista americana Newsweek ha snocciolato alcuni numeri stimati da Sean Spoonts, caporedattore della testata giornalistica militare Sofrep. Dicono che la Russia spende circa 900 milioni di dollari (850 milioni di euro) al giorno per finanziare la guerra in Ucraina. In altri termini, dall’inizio del conflitto Mosca ha speso oltre 60 miliardi di euro. Secondo Spoonts «la stima si basa sui costi come i salari dei soldati impegnati al fronte, le armi, le munizioni e le riparazioni dell’equipaggiamento militare perso o danneggiato. Ci sono poi le spese per le armi più sofisticate come i missili da crociera, che costano circa 1,5 milioni di dollari l’uno». Certo, anche l’Ucraina sta subendo una perdita economica enorme, sia per la distruzione di alcune città, di quartieri, di infrastrutture, causata dai bombardamenti ordinati da Putin, sia per la mobilitazione del proprio esercito. Non ultimo l’Ucraina deve sostenere un rallentamento della propria economia perché in alcune aree si sono fermati attività produttive e commerciali. Sono bloccati tutti i porti. Ma è facile prevedere che l’Ucraina potrà ricevere solidarietà e sostegno dall’Occidente, mentre l’isolamento a cui Putin ha condannato la Russia rischia di lasciare segni anche in futuro: non sarà sufficiente il rapporto con la Cina o l’India a compensare l’allontanamento da Europa e America. Se è vero che nell’immediato gli effetti sulla quotazione del rublo o sul pericolo di default sono stati ridotti da Mosca, le previsioni a medio termine sono più preoccupanti, con contraccolpi sulla vita quotidiana dei russi, che rischiano di essere ancora più dolorosi lontano dalle grandi città come Mosca e San Pietroburgo.
RECESSIONE
La Banca di Russia prevede che nel corso del 2022 l’inflazione possa crescere tra il 18 e il 23 per cento, con conseguenze evidenti per il potere di acquisto dei cittadini. Il prodotto interno lordo potrebbe ridursi fino al 12 per cento, secondo una previsione interna del ministero delle Finanze russo, di cui parla Bloomberg. Il think tank finanziario Institute of International Finance è più pessimista e ipotizza un crollo del Pil in Russia del 15 per cento. Da una parte ci sono i costi per pagare, ogni giorno, la guerra in Ucraina, dall’altra emergono i contraccolpi sull’economia causati da isolamento e sanzioni: secondo gli analisti questo doppio nodo rischia di mettere in seria difficoltà il Cremlino. E poi, come detto, ci sono i risultati deludenti dell’azione militare. La fonte ovviamente è di parte, l’intelligence britannica, ma comunque l’analisi è in linea con quanto visto fino ad oggi: «Le forze russe sono sempre più limitate dal peggioramento delle capacità, il morale sempre basso e dalla ridotta efficacia nel combattimento. Molte di queste capacità non possono essere rimpiazzate o ricostituite in fretta e probabilmente continueranno ad ostacolare le operazioni russe in Ucraina».
Mauro Evangelisti