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 2022  maggio 16 Lunedì calendario

PUTIN SI STA ROMPENDO L’AZOV - I RUSSI NON SANNO PIÙ CHE FARE PER CONCLUDERE L’ASSALTO A MARIUPOL, DOVE 600 COMBATTENTI RESISTONO ALL’INTERNO DELL’ACCIAIERIA AZOVSTAL: BOMBE AL MAGNESIO, BOMBE INCENDIARIE E FORSE ANCHE ORDIGNI AL FOSFORO, VIETATI DALLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI - PUTIN DEVE CONQUISTARE LA CITTÀ PER AVERE UN MARGINE DI TRATTATIVA: MA È COSTRETTO A USARE SEMPRE PIÙ UOMINI E MEZZI, DISTOGLIENDOLI DAL FRONTE DEL DONBASS (DOVE STA SUBENDO LA CONTROFFENSIVA DI KIEV) - ZELENSKY: “STIAMO PROSEGUENDO LE TRATTATIVE PER FAR USCIRE LA NOSTRA GENTE”, COMPRESI I COMBATTENTI…” -

 (ANSA) - Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky afferma che sono in corso negoziati per far uscire le persone da Mariupol, compresi i combattenti ucraini asserragliati nell'acciaieria di Azovstal. Zelensky lo ha annunciato in un videomessaggio, riferisce Ukrinform. "Stiamo proseguendo trattative molto difficili e delicate per salvare la nostra gente da Mariupol, da Azovstal. Ci occupiamo quotidianamente di questo. E la cosa principale è che gli accordi siano rispettati", ha detto il presidente.

2 - MARIUPOL PIOGGIA DI ORDIGNI INCENDIARI SUL BATTAGLIONE AZOV Riccardo Coletti per “La Stampa”

«Per la prima volta, gli invasori russi hanno lanciato bombe al fosforo o incendiarie sull'acciaieria Azovstal a Mariupol». Lo ha riferito il consigliere del sindaco Petro Andryushchenko. Non c'è certezza sull'uso di ordigni al fosforo. Se ne è parlato in più occasioni durante la guerra, ma mai si è arrivati ad averne le prove. Ciò che è certo, invece, è l'utilizzo delle bombe incendiare.

«Pioggia di lava, le chiamiamo così», racconta Andrej, cosacco di nascita, soldato ucraino per scelta. Bombe al magnesio. Bombe incendiarie che prendono fuoco in cielo e distruggono tutto ciò che incontrano a terra. Assomigliano a quelle al fosforo; proprio come quelle al fosforo sono vietate dalle convenzioni internazionali, ma l'esercito russo ha deliberatamente scelto di usarle. Terrorizzano i civili bruciando case e campi. Ardono vivi i soldati: si attaccano al corpo e consumano carne e ossa. Arrivano a soffocare chi è nelle vicinanze dell'esplosione; per bruciare hanno bisogno di ossigeno e lo suggono dall'ambiente circostante.

Creano una «pioggia di lava» che raggiunge i 2.500 gradi consumando il metallo come fosse legno. Ieri piovevano sulle acciaierie Azovstal. Lo dimostrano i video e lo confermano i combattenti. Mariupol, ormai, è un'ossessione per i russi. Gli uomini asserragliati nell'acciaieria Azovstal «hanno perso le speranze e si preparano alla battaglia finale», ha detto Kateryna, moglie di un soldato del reggimento Azov .

«Difficilmente salgono in superficie; il più delle volte restano seduti nei bunker. Sono pessimisti, non c'è speranza di salvezza. Si stanno preparando per l'ultima battaglia, non credono in una soluzione diplomatica».

Eppure i familiari degli ultimi 600 combattenti, tra cui tre ex soldati inglesi stando a quando riportato dal giornale britannico Daily Express, sperano che la Turchia riesca a convincere Mosca. I parenti dei combattenti del reggimento Azov sono partiti per Ankara.

Sono lì per incontrare il presidente Erdogan; per ringraziarlo della sua disponibilità ad un piano d'evacuazione via mare dei combattenti intrappolati nelle acciaierie Azovstal. L'invito, stando a quanto scrivono sui social, è per un fronte unito Turchia-Cina. Un'apertura che Mosca non considera come opzione. I combattenti del battaglione Azov non possono essere oggetto di «negoziati politici».

Lo ha detto Vladimir Medinsky, capo della delegazione russa ai colloqui con Kiev. Medinsky, secondo l'agenzia si stampa russa Tass, ha utilizzato l'appellativo «criminali di guerra» nei confronti del battaglione ucraino che resiste all'interno dell'acciaieria di Mariupol.

«La cosa più importante è salvare la vita agli eroi dell'Ucraina, non dare loro riconoscimenti postumi», ha detto Yuliia Fedosiuk, moglie di uno dei militari del battaglione Azov bloccati all'interno dell'acciaieria. Gli occhi del mondo sono tutti puntanti sull'ultimo avamposto ucraino di Mariupol.

Una exclave ucraina che imbarazza Mosca; che costringe Putin a dover usare sempre più uomini e mezzi distogliendoli da un fronte, quello in Donbass, sanguinoso. Severdonesk non è caduta. Non sono bastati i bombardamenti di venerdì notte, gli attacchi d'artiglieria di sabato, per far arretrare i combattetti ucraini.

Gli uomini dello zar sono bloccati nella periferia Nord-Est, racconta Boris, cecchino scelto. Come superano la linea dei palazzi di costruzione sovietica sono sotto tiro ucraino. Per prendere il Donbass, Mosca deve conquistare ciò che manca del Lugansk.

Operazione semplice sulla carta, ma dispendiosa sul campo di battaglia. I russi sono la maggioranza in campo. Sono un esercito fatto di prime linee e retrovie capace di avanzare, di sopportare perdite, ma in difficoltà nel mantenimento delle posizioni. Solo quando riesce a difendere la sua artiglieria, solo quando conta su un supporto areo costante, occupa ciò che ha conquistato.

L'esempio è Kherson, città del Sud-Eest. Da quando i russi hanno installato antiaerea e antimissilistica gli ucraini hanno dovuto archiviare ogni possibile controffensiva. Cosa diversa a sud di Zhaporizhia. L'esercito russo è avanzato, ha occupato le aree intorno alla centrale nucleare, ma non ha consolidato posizione simili a quelle di Kherson.

Ad ogni controffensiva ucraina perde terreno. Ad ogni attacco degli uomini di Zelensky conta vittime. Morti, feriti e disertori. Non a caso proprio a Kamyanka, nell'Oblast di Zhaporizhia, gli ufficiali di Putin hanno convertito l'ex scuola in carcere militare per disertori.