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 2022  maggio 16 Lunedì calendario

MA QUALE CESSATE IL FUOCO: ORA CHE È PARTITA LA CONTROFFENSIVA, GLI UCRAINI NON VOGLIONO LA TREGUA (E GLI AMERICANI SONO D'ACCORDO) - LA CHIAMATA DEL CAPO DEL PENTAGONO AUSTIN AL MINISTRO DELLA DIFESA RUSSO, SHOIGU, NON ERA UNA MANO TESA MA UN ULTIMATUM. KIEV NON HA NESSUNA INTENZIONE DI DARE L’OK A UN CESSATE IL FUOCO. SIGNIFICHEREBBE PERMETTERE A PUTIN DI RIORGANIZZARSI E RIPRENDERE FIATO. GRAZIE ALLE ARMI OCCIDENTALI, “MAD VLAD” STA PRENDENDO SCHIAFFONI, E NON CI SI PUÒ FERMARE PROPRIO ORA - LA SPONDA DELLA DESTRA USA A ZELENSKY -

«Le nostre conversazioni sono continue con il governo ucraino. Ma preferiamo mantenere i contenuti segreti», precisa una fonte diplomatica americana a La Stampa sottolineando che la telefonata di venerdì fra il capo del Pentagono Austin e l'omologo russo Shoigu era stata concordata con Kiev.

E che non ci sono dubbi o distinguo sulla posizione da tenere. La richiesta di cessate il fuoco è un ultimatum più che una mano tesa alla Russia per aprire un futuro negoziato che decida l'assetto di parte del Paese. I tempi vengono ritenuti non ancora maturi per scendere in quel tipo di considerazioni, si riflette a Washington, dove fra l'altro il Congresso è su posizioni molto più intransigenti.

Adam Kinzinger, repubblicano, parla di «vittoria totale». E la visita di Mitch McConnell, capo dei senatori repubblicani, a Kiev è un attestato della piena disponibilità della destra Usa a sostenere fino alla fine gli sforzi ucraini. In una dichiarazione di un portavoce del Dipartimento di Stato fra l'altro si parla di «diplomazia che porti la Russia a fermare gli attacchi e a ritirare le sue forze», senza accennare a scenari successivi.

La linea essenzialmente resta quella dei giorni scorsi: favorire ogni sforzo per rovesciare le sorti della guerra e prepararsi a un conflitto lungo nel caso Putin non decida di fare un passo indietro. Non significa spegnere i canali di contatto fra i ministri, né tantomeno non impegnarsi per qualsiasi azione possa portare alla fine dei bombardamenti sui civili, ma l'America non intende dare l'idea di voler rallentare, perfetta interprete dei desiderata ucraini su questo.

«Fermare le ostilità temporaneamente — spiegano fonti di Kiev — significherebbe concedere ai russi la possibilità di raggrupparsi e riposizionarsi per poi tentare una nuova spallata». E a conferma di questa lettura sono giunte le parole del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba che alla Bild ha voluto precisare il senso della chiamata Austin-Shoigu: «Non c'è nulla di sbagliato in un accordo di cessate il fuoco come primo passo verso la risoluzione del problema», ma «non permetteremo alla diplomazia di consentire il prolungamento della nostra sofferenza solo posticipando la fase successiva della guerra».

Sono gli stessi esponenti dell'Amministrazione Usa a dire chiaramente e pubblicamente che le condizioni per porre fine al conflitto saranno gli ucraini a doverle scegliere e accettare. Ipotesi condivisa dagli alleati europei. E l'Ucraina al momento è concentrata sugli aspetti militari. L'idea, apparsa ai più balzana a metà marzo, di poter prevalere sui russi ha oggi una maggior presa fra gli alleati.

La resistenza nel Donbass, a Kharkiv e nel Sud è convinta anche se Zelensky parla di situazione «molto difficile nel Donbass». Proprio dal fronte orientale giunge la notizia che 89 dei 90 pezzi di artiglieria M777 Howitzers da 155 millimetri attesi dagli Usa sono arrivati e sono già operativi. Il segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stoltenberg ieri ha ribadito che l'Ucraina può vincere il conflitto. Ma solo se continua il sostegno. Stessa posizione espressa dalla ministra tedesca Annalena Baerbock.

Kuleba ha visto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ieri a Berlino a margine del vertice informale dei ministri degli Esteri Nato e ha avuto rassicurazioni che nuove armi sono in arrivo. Intanto Austin ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo ucraino Reznikov al quale ha ricordato di mantenere linee di comunicazione con Mosca ribadendo però l'incondizionato sostegno americano all'integrità territoriale ucraina. Le notizie che vengono dal campo indicano che la batta-glia di Kharkiv —spiega un analista americano vicino al Pentagono — può avere la stessa valenza della vittoria di Kiev. Allora i russi furono costretti a rivedere i piani; quello che auspicano a Washington è che Mosca si renda conto delle difficoltà e allenti la presa.

A Shoigu, Austin ha spiegato chiaramente che gli Stati Uniti accelereranno la consegna di armi e che il Paese è compatto dietro la scelta di Biden. Sono due le ragioni che ha portato. La prima è il via libera dal Congresso al Lease LendAct, ovvero la legge che consente – come fu ai tempi della guerra a Hitler – di snellire le procedure e recapitare armi statunitensi in tempi rapidi sul fronte di guerra; la seconda è che mercoledì il Senato voterà il pacchetto da 40 miliardi di aiuti (20 miliardi militari) all'Ucraina. A questo punto – ha detto Austin all'omologo – «possiamo inviare tutti gli armamenti necessaria mettervi in seria difficoltà». Da qui il monito: o vi ritirate o nel tempo avrete una disfatta militare che insieme alle sanzioni innescherà processi che porteranno al vostro crollo.