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 2022  maggio 16 Lunedì calendario

Milano è una città per ricchi

La prima vittima della trappola tra inflazione galoppante e stipendi congelati rischia di essere il ceto medio. Il banco di prova lo può fornire Milano, alle prese con prezzi sempre più fuori controllo e salari che non riescono a stare al passo. Così, persino nella capitale economica e finanziaria del Paese rischia di materializzarsi lo spettro di una città in cui, per molti, quello che si guadagna non basta più per vivere. Con il rischio che si ampli ulteriormente la forbice delle disuguaglianze.
Ma quanto costa oggi vivere in una città come Milano? Elaborando i dati Istat, l’Unione Nazionale dei Consumatori ha stimato per Repubblica che per una famiglia media occorrano 3.314 euro al mese. Dentro ci sono 441 euro per i generi alimentari, 345 euro per i trasporti, 25 per l’istruzione ma soprattutto 869 euro di affitto «figurativo», cioè la spesa calcolata di canone di affitto se anche chi vive in abitazione di proprietà fosse costretto invece a ricorrere alla locazione.
Nel capoluogo lombardo il boom dei prezzi degli immobili sta diventando sempre un ostacolo insormontabile per chi vuole vivere e lavorare in città. Secondo il database di Idealista, Milano è oggi la città più cara d’Italia con una media di 20 euro al metro per gli affitti, a fronte di un dato nazionale di 11,2. «Abbiamo un problema: queste dinamiche, in prospettiva, ci portano nella direzione di una città che non è per il ceto medio», dice Maurizio Del Conte, giuslavorista alla Bocconi. «Se gli affitti aumentano, perché regolati da un mercato cittadino, mentre i salari, che subiscono dinamiche nazionali, sono bloccati vuol dire che non siamo in grado di generare un differenziale retributivo tale da colmare quello del costo della vita».
Fin qui le spese. Sulla sponda opposta, quella dei guadagni, gli ultimi del Ministero delle Finanze sulle dichiarazioni Irpef parlano di un reddito medio lordo in città, nel 2020, di 31.777 euro pro capite. Ma è soprattutto l’analisi degli stipendi a non offrire spiragli di ottimismo. La sintesi è brutale: i salari non riescono a reggere il passo con l’aumento del costo della vita.Secondo i dati dell’Osservatorio JobPricing sui dipendenti del settore privato, il salario netto di un dirigente è di poco superiore a 60 mila euro, per quadri e impiegati si scende 35 e 23 mila euro, e nel caso degli operai si arriva a 20 mila. Il risultato è che un solo stipendio in famiglia si fa fatica e con un po’ di approssimazione due stipendi di operai in famiglia bastano appena per coprire la spesa media.
E mentre il potere di acquisto dei lavoratori si erode in città ilgap tra chi «ce la fa» e chi viene tagliato fuori si amplia sempre di più. Già ora, a livello nazionale, la differenza retributiva tra un lavoratore giovane (25-34 anni) e uno più maturo (45-54) è del 42% a Milano contro il 22% del dato nazionale. E il rischio – avverte Del Conte è «una traiettoria alla San Francisco dove convivono homeless e super- ricchi. Oggi puoi avere un buon lavoro in banca, ma una casa di proprietà fatichi a permettertela».