La Stampa, 16 maggio 2022
Alice raconta la sua musica
Lo spirito di Franco Battiato aleggiava l’altra sera sui cieli di Torino, e c’erano ottimi motivi per percepirne la presenza. Prima di tutto, in scena al teatro Colosseo, Alice. La sua miglior interprete ripercorreva il suo repertorio con un’orchestra sinfonica in un concerto spettacolare e toccante, e forse lui non voleva mancare. Ancora si ricorda la data dell’addio all’artista siciliano, un anno fa: fra pochi giorni è il 18 maggio, e Rai 1 gli dedicherà una prima serata, proprio quella sera, altro segno dell’eccezionalità del personaggio, su una rete poco adusa a celebrazioni della canzone d’autore.
Ma se lo spirito dell’artista è passato di qui, avrà buttato un occhio non distratto anche a pochi chilometri dal teatro, dove si celebrava la finale di una Eurovision senza precedenti, in tempo di guerra: molti anni prima, sempre di maggio ma nel 1984, e ben prima che cadesse il Muro, c’era stato pure lui, con lei. Da guardare, su You Tube. Aveva un guizzo ancora di timidezza negli occhi decisi, e Alice era bellissima in soprabito bianco. Avevano partecipato a quella stessa kermesse che si chiamava allora Eurofestival, in Lussemburgo, con I treni di Tozeur. Formidabile, scritta con Giusto Pio.
Una luce diversa si era accesa sul palco, il conduttore aveva commentato «Very different» dopo il finale che Battiato aveva voluto: tre mezzosoprano, in abiti che formavano una sorta di tricolore italiano, avevano intonato un frammento del Flauto Magico di Mozart che in quei Treni ci stava a fagiolo.
In un contesto poco omogeneo al gusto e alle scelte generali della manifestazione, la canzone arrivò quinta. I ricordi di Alice sono sfumati: «Nelle votazioni praticamente eravamo ultimi, poi siamo rimontati. C’era Giusto Pio ch e dirigeva, l’inserimento di Mozart faceva parte dell’arrangiamento, ed è una parte che l’altra sera in concerto ho fatto pure io: Franco si divertiva con le contaminazioni, ma la media di quella manifestazione era tutta diversa, fatta solo per divertirsi, dal punto di vista musicale non mi pare ci fosse qualcosa da ricordare».
All’Eurofestival ’84 era andata in scena la prima assoluta dei Treni di Tozeur. «Una canzone inedita, a differenza di quel che accade oggi, scritta e realizzata per la manifestazione». Battiato era reduce dall’enorme successo de La voce del Padrone, del 1981: nello stesso anno Alice aveva vinto il Festival con Per Elisa, di cui entrambi erano autori. «Quando ho vinto Sanremo, il Festival era praticamente morto, non andava nemmeno in televisione. Furono anni nei quali ci si divertiva molto, ma della tensione eravamo già stufi, consapevoli della giostra. Ricordo che dopo la vittoria di Per Elisa avrei dovuto andarci io, all’Eurofestival, ma poi non accadde. Non mi sono mai nemmeno chiesta il perché. E in Lussemburgo presentammo un inedito perché non avevamo vinto Sanremo».
Al Colosseo, l’altra sera, una platea esaurita sovvertiva la fama di Torino compassata, con entusiasmi scroscianti e ripetute chiamate in scena per Alice. Non la si voleva lasciare andar via. Sentirsi passare addosso la storia dell’artista siciliano attraverso la sua voce è un po’ come riascoltare lui. C’erano lucciconi agli occhi, e grida di entusiasmo. Spiega ora Alice, di questi concerti con l’Orchestra diretta dal maestro Guaitoli, che raccoglie ovunque grandi consensi: «Ho cercato di fare una scaletta di cose che Franco ha scritto per me, canzoni non commerciali e poco conosciute come Luna indiana, È stato molto bello, Eri con me, che aprono le serate».
Certo poi si piomba in volo nei grandi successi (L’animale, Segnali di vita, Povera Patria, e tutte le più celebri che vengono in mente, compresa I treni di Tozeur) e il pubblico canticchia estasiato. Ritrova l’autore sempre ispirato, il suo modo obliquo di raccontare il desiderio o la sensualità (L’animale, Il vento caldo dell’estate, La stagione dell’amore), il saliscendi del pensiero (Prospettiva Nevsky), l’amore perentorio de La cura, il misticismo di E ti vengo a cercare. Lo spirito di Battiato ne gioirà. Riflette Alice: «È un anno che non c’è. Da una parte non mi sembra, vivendolo costantemente con la sua musica è come se fosse presente. Nello stesso tempo c’è un vuoto planetario, mancano tanto quella leggerezza e quella profondità che lui ha sempre avuto in ogni circostanza». —