Specchio, 15 maggio 2022
Grindr sbarca in Borsa
La più popolare App per appuntamenti gay, bisex e transessuali sbarcherà in Borsa. Oltre dodici anni dopo la sua fondazione, Grindr ha annunciato di voler fare il grande salto e sarà quotata attraverso una Spac, ovvero una società di acquisizioni speciali, in questo caso la Tiga Acquisition Corp nata nel 2020. Non si sa ancora su quali piazze finanziarie verrà presentata la proposta di quotazione. La piattaforma, che è utilizzata da 11 milioni di persone in tutto il mondo e ha nei suoi 725 mila abbonamenti (cresciuti del 147% nel 2021 rispetto all’anno precedente) il cuore delle sue entrate, punta a raccogliere 384 milioni di dollari per investire nelle infrastrutture digitali, avere una maggiore disponibilità finanziaria e aumentare così il suo giro d’affari. Secondo gli investitori l’operazione potrebbe portare un incremento del valore di Grindr sino a 2,1 miliardi di dollari. A spiegare la scelta di fare un ulteriore balzo è stato l’amministratore delegato, Jeff Bonforte sottolineando che Grindr ha un «marchio globale con una presenza quasi ovunque nella comunità che fa riferimento alla App». Diventando per gli investitori un’opportunità ghiotta di investimento.
Ed effettivamente i numeri sono impressionanti. Grindr è stata fondata nel 2009 dalla Nearby Buddy Finder. In pochi anni ha ottenuto un successo strepitoso, tanto che nel 2012 era già diffusa in 162 nazioni e aveva 750 iscritti. Nel 2016 il gruppo cinese Bejing Kunlun Tech ha inglobato per 93 milioni di dollari il 60% della società californiana. Nel 2020 poi è stata costretta a vendere per oltre 600 milioni di dollari all’americana San Vicente Acquisition in base alla nuova legge statunitense che limitava il mercato digitale Usa ai colossi cinesi invocando questioni di sicurezza nazionale. L’80 per cento dei profili di chi è iscritto o utilizza la App appartiene a persone under 35. Negli anni Grindr si è trovata nel mirino delle critiche e ha avuto scontri e cause con le autorità di diversi Paesi. La società ha recentemente fatto appello in Norvegia per esempio, contro una multa da 6,3 milioni di euro per aver condiviso illegalmente dati personali. In Italia è stata al centro di uno scandalo dopo che è emerso che dei sacerdoti la usavano per incontri a sfondo sessuale. In altri Paesi il problema invece non è la condivisione di dati, ma la censura. In Cina, dove il matrimonio fra persone dello stesso sesso è vietato e le questioni Lgbtq+ rimangono tabù, anche se l’omosessualità non è più un crimine dal 1997, la App è scomparsa in gennaio dagli store digitali di Apple e Google.